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Miteni, presentato il programma per la messa in sicurezza degli impianti

Lo ha presentato l'azienda che ha da poco dichiarato fallimento e aperto la procedura di licenziamento per 121 dipendenti, a cui però ora chiede collaborazione

Ieri, 7 novembre, la Miteni ha inviato al Prefetto di Vicenza e agli enti il cronoprogramma che definisce i processi industriali da portare a conclusione in nove settimane per garantire la massima sicurezza degli impianti attraverso la lavorazione e il consumo dei prodotti nelle migliori condizioni possibili e per esaurire le riserve di sostanze presenti nello stabilimento.

L'azienda di Trissino, sospettata di essere la principale responsabile dell'inquinamento da Pfas nelle province di Vicenza, Verona e Padova, ha da poco dichiarato fallimento e ha aperto le procedure di licenziamento per 121 lavoratori. Secondo l'azienda, il cronoprogramma presentato ieri è in grado di rendere disponibile attraverso la consegna delle lavorazioni in fase di conclusione, la liquidità necessaria per il pagamento degli stipendi dei lavoratori nei mesi di novembre e dicembre. L'azienda ha inoltre comunicato di essere «costretta a sviluppare un piano alternativo di messa in sicurezza degli impianti in assenza della collaborazione dei lavoratori». Collaborazione che però i lavoratori hanno ribadito di voler garantire durante la manifestazione organizzata davanti allo stabilimento. Miteni dunque auspica che i lavoratori accettino il cronoprogramma pensato dall'azienda «in modo da favorire la sicurezza, ridurre l'impatto sociale e presentare un impianto in ordine e in esercizio ai diversi potenziali acquirenti che hanno manifestato interesse all'acquisto dell'azienda», come scritto dall'azienda vicentina in una nota.

Il consiglio regionale del Veneto ha intanto espresso la propria solidarietà ai lavoratori della Miteni. Approvando la mozione del consigliere Piero Ruzzante di Liberi e Uguali, il consiglio ha anche impegnato la giunta regionale ad intervenire per tutelare i dipendenti di Miteni. «Sono le prime vittime - ha dichiarato Ruzzante - Hanno le più alte concentrazioni di Pfas nel sangue mai registrate e ora rischiano di perdere il lavoro. Non possono essere lasciati soli».

Infine, il fallimento della Miteni, già giudicato una scappatoia dell'azienda per non pagare la bonifica, è diventata anche un'arma di attacco del Movimento 5 Stelle contro il presidente della Regione Luca Zaia. 

La Regione non è stata in grado di gestire una situazione che interessa centinaia di migliaia di veneti e che avrà una ricaduta ambientale enorme - scrivono i 5 Stelle veneti - Abbiamo visto che, mentre noi chiedevamo la chiusura e la bonifica del sito di Trissino a spese dell'azienda, Zaia e i suoi continuavano a non voler toccare la Miteni. Acquedotti, filtri, controlli e altre spese costosissime sono stati messi in atto nella rete idrica. Ma alla fonte del problema la Regione non si è neppure avvicinata. Ora i veneti si trovano con l'azienda che se ne va e non pagherà neppure un euro dei costi di bonifica. Grazie Zaia, gran bel lavoro davvero.

E il fallimento della Miteni viene letto in chiave politica anche dalla sezione veneta di Potere al Popolo. «Il fallimento non è solo della Miteni, ma anche di un sistema politico complice, che ha scelto il profitto alla salute dei suoi abitanti, che ha lasciato devastare irrimediabilmente il nostro territorio ai danni delle generazioni presenti e future. La chiusura della Miteni ci spinge a denunciare l'inefficienza degli enti preposti ai controlli, l'inesistenza di politiche di tutela del territorio e l'incapacità della magistratura di arrivare a prendere provvedimenti».

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