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Fallimento Miteni, pioggia di critiche: «Escamotage per non pagare la bonifica»

«Miteni sceglie la via della fuga - affermano i consiglieri regionali Guarda (AMP) e Fracasso (Pd) - per allontanarsi dalle proprie responsabilità. Lasciando così in braghe di tela i cittadini di un territorio danneggiato ed umiliato oltre ogni misura dall’inquinamento da Pfas»

Il cda dell'azienda vicentina Miteni, da diverso tempo al centro del dibattito in merito al fenomeno dell'inquinamento da Pfas (sostanze perfluoroalchiliche) che coinvolge tre province del Veneto, tra le quali anche quella veronese, ha deliberato ieri la presentazione dell'istanza di fallimento presso il Tribunale di Vicenza. Una decisione che non ha mancato di suscitare nell'immediato veementi reazioni politiche.

«A pochi giorni dalla data entro la quale doveva presentare il progetto di bonifica assumendosi integralmente i costi di realizzazione ed il piano per il concordato in continuità aziendale, Miteni sceglie la via della fuga per allontanarsi dalle proprie responsabilità. Lasciando così in braghe di tela i cittadini di un territorio danneggiato ed umiliato oltre ogni misura dall’inquinamento da Pfas». A dichiararlo sono stati nelle scorse ore i consiglieri regionali Cristina Guarda (AMP) ed il capogruppo Pd Stefano Fracasso, proprio alla luce della decisione del consiglio di amministrazione della Miteni Spa di Trissino. «Questo esito era da tempo nell’aria, visto il drastico diminuire delle risorse investite dal gruppo - hanno quindi aggiunto ancora i consiglieri regionali Guarda e Fracasso - ed è davvero assurdo l’atteggiamento dell’azienda che coglie le richieste e le diffide della Provincia di Vicenza come alibi per dichiarare fallimento».

Andrea Zanoni (Pd): «Escamotage per non pagare gli oneri della bonifica»

Del medesimo tenore anche il commento di Andrea Zanoni, altro esponente Pd e vice presidente della Commissione Ambiente del Consiglio regionale: «Questo, - ha dichiarato Zanoni - a mio avviso è  un evidentissimo escamotage per non pagare gli oneri della bonifica e non risarcire le persone contaminate». 

«A parte il fatto che le rassicurazioni dell’azienda paiono essere limitate al finanziamento del solo piano di caratterizzazione utile a definire il progetto di bonifica”, -  ha quindi aggiunto l’esponente del Partito democratico -  bonificare tutto ciò che è stato contaminato dai Pfas comporterebbe cifre tali da essere difficilmente sborsate anche da una azienda che va a gonfie vele, figuriamoci da una che dichiara fallimento. A questo punto, - ha concluso Zanoni - meglio sarebbe stato che nel contesto dell’indagine la magistratura a suo tempo avesse messo sotto sequestro i beni  della Miteni».

Il M5S chiede di commissariare la Procura di Vicenza

Dure critiche alla magistratura vicentina sono state mosse anche da esponenti del Movimento 5 Stelle. Togliere le indagini sui Pfas alla Procura di Vicenza, portandole a Venezia, è infatti questa la richiesta che i pentastellati veneti hanno portato ieri all’attenzione della Procura generale di Venezia. Una delegazione M5S, composta dalla deputata Francesca Businarolo, il capogruppo M5S in Consiglio Regionale, Manuel Brusco, la consigliera comunale di Montecchio Sonia Perenzoni e l’avvocato Edoardo Bortolotto, si è recata venerdì mattina presso la Procura generale di Venezia, dove è stata ricevuta dal procuratore generale della Corte d’Appello Antonio Mura. 

«Abbiamo depositato in Procura generale - hanno spiegato i 5 Stelle - una richiesta di avocazione. In sostanza chiediamo alla Procura generale di commissariare la Procura di Vicenza per quanto riguarda l’indagine sui Pfas. La Procura di Vicenza - hanno quindi proseguito i pentastellati - da due anni non ha fatto niente di concreto, come atti o azioni cautelari nei confronti dell’azienda al centro di questa situazione. Quindi siamo arrivati, dopo svariate sollecitazioni e dopo aver formalizzato anche un esposto nei confronti della Procura berica al Csm, a questa richiesta».

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