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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Veronafiere "al maschile", per la ministra Bonetti «è un fatto grave». Sboarina: «Quote rosa problema della sinistra»

La polemica sulle nomine dell'ente fieristico scaligero sbarca a Roma e Alessia Rotta annuncia di aver «depositato in Parlamento un'interrogazione». Ugolini e Longhi ritengono invece ci sia lo spazio giuridico per «rivendicare il quinto dei posti che la legge riserva al genere meno rappresentato»

«L’aver proceduto a nomine di soli uomini nel CdA di Veronafiere ritengo sia un fatto grave che colpisce ed è in contrasto con la scelta chiara che come Governo stiamo portando avanti per promuovere pari opportunità e leadership femminile. Non si comprende, tra l’altro, perché non si sia voluto trovare competenze femminili, a meno che non si voglia asserire che non ve ne fossero, cosa ampiamente sconfessata dal numero di profili femminili altamente qualificati nel nostro Paese e nel territorio veneto. È un fatto grave in sé e per gli effetti che ha sulla comunità di Verona, dandole un volto parziale che non merita».
È la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, a criticare l'amministrazione Sboarina sulle nomine del consiglio di amministrazione dell'ente fieristico scaligero, sulle quali è in atto da giorni un dibattito che coinvolge sia la questione delle quote rosa, sia quella delle competenze, oltre ovviamente alla tempistica, vista la tornata elettorale che si terrà il prossimo 12 giugno. 

Sboarina replica

Numerosi gli attacchi rivolti all'attuale maggioranza, partendo dalla scelta dell'esponente della Lega Federico Bricolo come presidente e finendo con quella di inserire solo uomini nel CdA. Parole a cui ha nuovamente risposto l'attuale sindaco di Verona Federico Sboarina, che rispedisce al mittente le critiche: «Lorenzo Guerini, Andrea Orlando e Dario Franceschini, nel governo Draghi il Pd ha scelto tre maschi, il centrodestra tre donne: Mariastella Gelmini, Erika Stefani e Mara Carfagna. Direi che le quote rosa sono un problema più a sinistra che a destra, solo che il Pd è senza vergogna e ci costruisce addirittura una inutile polemica elettorale sul nuovo CdA di Veronafiere. A sinistra ne parlano ma non le applicano, anche in Comune hanno fatto uguale. Negli anni scorsi, senza i riflettori delle campagne elettorali, il partito ha indicato solo maschi per le nomine di molte aziende partecipate comunali, per il vicepresidente del Consiglio comunale e il capogruppo. Non avevano donne all’altezza? La professionalità delle donne è una cosa seria, che esiste e non va strumentalizzata. Invece la sinistra fa bagarre senza nemmeno sapere di cosa sta parlando. Le nomine dell’assemblea non sono state 14 ma 7, tanti i componenti del nuovo cda, inoltre Veronafiere non è a controllo pubblico e la composizione del cda è libera come per qualsiasi Spa. Basta vedere i CdA tutti azzurri di tante aziende editoriali e di primari gruppi industriali italiani. Come fa ogni azienda, anche per Veronafiere sono state individuate le competenze ritenute migliori per gestire questa fase industriale, con il rilancio dopo due anni di Covid. La lista unitaria degli 11 soci, compresi quelli privati, è stata composta pensando all’interesse aziendale non ai consensi elettorali di qualche lobby partitica. E comunque, il mio partito è l’unico in Italia ad avere una donna come leader, in Fdi la parità di genere non è solo di facciata, così come a Veronafiere dove molti ruoli chiave ai livelli apicali sono occupati da donne. Direi che se la sinistra e i suoi sodali volevano trovare un argomento da campagna elettorale, lo hanno fatto gettando inutile fango su uno degli asset strategici dell’economia veronese. A chi giova?». 

Rotta all'attacco e interrogazione al ministro

Replica che la presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori pubblici della Camera e candidata per il Partito Democratico al Consiglio, Alessia Rotta, derubrica a «scuse» e annuncia un'interrogazione allo stesso ministro Bonetti.
«Sulle nomine tutte al maschile dei vertici di Veronafiere ho depositato in Parlamento un'interrogazione alla ministra Bonetti, perché si attivi velocemente per chiarire se è stata aggirata la legge che prevede il rispetto della parità di genere nella composizione dei CdA delle aziende pubbliche. Siamo davanti a un vero e proprio caso su cui non abbiamo intenzione di lasciar correre.
Le scuse accampate da Sboarina sono irricevibili, come il suo tentativo di sviare il discorso dai fatti che oggi sono sotto gli occhi di tutti. Sboarina dovrebbe ricordare che il Pd veronese, quando ne ha avuto l'occasione e la responsabilità, ha indicato due autorevoli figure femminili per la scelta di ruoli di primo piano in Acque Veronesi e Agsm. E tutto il Pd ha saputo anche ammettere gli errori fatti in alcune occasioni rispetto alla rappresentanza femminile, tanto che oggi sono donne tutte le sottosegretarie dem così come le capogruppo di Camera e Senato. Il sindaco Sboarina invece è capace di ammettere l'errore? È capace di assumersi la responsabilità di certe scelte senza gettare fumo negli occhi dei veronesi?».

Ugolini e Longhi pensano al ricorso

Nel frattempo Sabrina Ugolini e Chiara Longhi, rispettivamente portavoce Donne Democratiche Verona la prima e del Veneto invece la seconda, annunciano di voler valutare un possibile ricorso. «Rientrando nel bilancio consolidato del Comune di Verona - spiegano le due -, ci sono ampi spazi dal punto di vista giuridico per affermare che Veronafiere sia tenuta a rispettare la legge Golfo-Mosca del 2012 per il riequilibrio di genere, con la possibilità quindi di rivendicare il quinto dei posti che la legge riserva al genere meno rappresentato (facile indovinare quale sia…) nei consigli di amministrazione e nei collegi sindacali.
Nel 2015, in circostanze molto simili, sulla base di una legge diversa, la Delrio, ma con la medesime finalità, come Donne Democratiche eravamo intervenute a sostegno della causa contro il Comune di Zevio obbligando il Sindaco a rivedere la composizione della giunta comunale.
A distanza di dieci anni il problema però non è più giuridico, ma politico e culturale. Quasi ovunque le leggi per la promozione della parità di genere in campo economico hanno dato buoni frutti, contribuendo a rompere il soffitto di cristallo che impedisce alle donne di arrivare ai vertici delle aziende e degli enti. Tranne che a Verona, dove una maggioranza retrograda e arrogante calpesta fino all’ultimo giorno i progressi nei diritti civili e delle persone.
Offensive le giustificazioni del sindaco Sboarina il quale, dicendo che le nomine hanno seguito un criterio di competenza, di fatto ha affermato che in tutta la città non ci sarebbe una sola donna in grado di amministrare la fiera. Peggio la toppa del buco.
Propagandistiche le dichiarazioni del presidente della Regione Luca Zaia, al quale basterebbe ricordare le recenti nomine dei dirigenti apicali che hanno visto promuovere 10 uomini su 11 posizioni aperte. L'assessore Donazzan si permette di snobbare le cosiddette quote rosa, ma possiamo solo immaginare quale sarebbe la situazione senza regole di parità di genere!
Riteniamo pertanto che la risposta da dare debba essere principalmente politica e culturale, cominciando con il mandare a casa questa amministrazione impresentabile».

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