rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica Zai / Viale del Lavoro

Solo uomini nel Cda di Veronafiere: il sindaco Sboarina si difende dalle accuse di vilipendio alle "quote rosa"

Sboarina rilancia le accuse nell'altra metà del campo affermando che il Pd avrebbe «indicato solo maschi per le nomine delle partecipate comunali: Consorzio Zai, Amt e collegio sindacale di Veronamercato e Solori»

«Un Consiglio di amministrazione composto di 7 membri, tutti uomini. Un Collegio sindacale composto di 5 membri, tutti uomini. Un organismo di vigilanza composto di 3 membri, tutti uomini. C’è del furore maschilista nell’osservare la voluta e ripetuta discriminazione nei confronti delle donne che caratterizza l’attuale assetto voluto dai soci di Veronafiere. Un filotto di 15 posti tutti declinati al maschile». Così si esprimeva in una nota polemica di qualche giorno addietro l'On. veronese del Pd Gianni Dal Moro.

Di qui in poi ne è nata una lunga querelle attorno alle cosiddette "quote rosa" che sarebbero state vilipese. Sugli scudi molti esponenti dem, tra questi l'ex ministro Boccia: «Sembra impossibile, ma per il sindaco Sboarina una città come Verona non ha donne all’altezza di far parte del Cda di Veronafiere. Le sue nomine (14 e tutti maschi) sono un atto di arroganza verso le donne e verso la città, oltre a una mancanza di rispetto delle regole. Un atteggiamento inaccettabile a pochi giorni dal voto», sentenzia Francesco Boccia, responsabile Autonomie ed enti locali per il Pd. Gli ha fatto quindi eco una donna, la deputata democratica Beatrice Lorenzin: «Quattordici nomine tutte al maschile, nessun rispetto per la parità di genere. Una vergogna. Le nomine per il Cda di Veronafiere e la presidenza al leghista Bricolo rispondono solo a una bassa logica spartitoria a pochi giorni dal voto. Nessun reale interesse per la città. Sarebbe peraltro stato corretto rimandare a dopo il voto, - conclude Beatrice Lorenzin - ma purtroppo questo è il metodo Sboarina».

Stessa lunghezza d'onda anche per quanto riguarda le dichiarazioni della deputata dem Alessia Rotta che in una nota afferma: «La Fiera è chiamata nel prossimo futuro a prendere decisioni strategiche per la sua crescita che incidono su tutto il sistema Verona, non può essere il banchetto della spartizione politica. Era quantomeno opportuno aspettare fino a dopo le elezioni per procedere alla nomina del nuovo Cda. E non è vero che non si poteva aspettare, c'è già un precedente: per Expo Milano fu prorogato il Consiglio dopo la scadenza elettorale. A Verona invece su una scelta così importante, si è giocata una partita a scacchi dove ognuno ha cercato di posizionare le proprie pedine e i giocatori sono tutti uomini in cerca di poltrone. Anche per questo - ha concluso l’esponente democratica Alessia Rotta - auspichiamo che Verona possa finalmente voltare pagina scegliendo Damiano Tommasi come alternativa alla destra che, per troppi anni, ha amministrato la città in nome delle poltrone».

Da parte del diretto interessato alle vivaci polemiche di queste ore, ovvero il sindaco uscente Federico Sboarina, è giunta una nota di replica nella quale anzitutto si legge che «il Comune di Verona è socio di Veronafiere insieme ad altri dieci soci, sia pubblici che privati» e che «la recente assemblea ha nominato senza voti contrari i 7 nuovi membri del Cda e sostituito un membro dimissionario del collegio dei revisori». Precisato il contesto, il sindaco di Verona Federico Sboarina si è difeso riconducendo le polemiche ad una «bagarre politica» ordita «solo per far dimenticare tutte le volte che il Pd ha scolorito le quote rosa». Secondo Sboarina, in tal senso, «basta vedere che, senza i riflettori delle campagne elettorali, il partito ha indicato solo maschi per le nomine delle partecipate comunali: Consorzio Zai, Amt e collegio sindacale di Veronamercato e Solori. Anche in Consiglio comunale, - prosegue il sindaco Sboarina - ancora uomini per il vicepresidente e il capogruppo. Non avevano donne all’altezza?», chiosa retoricamente Sboarina. 

Il primo cittadino scaligero Federico Sboarina ha dunque aggiunto: «La professionalità delle donne è una cosa seria, che esiste e non va strumentalizzata. Invece la sinistra ci costruisce una speculazione priva di fondamento e piena di svarioni. Non sanno nemmeno di cosa stanno parlando. Le nomine fatte dall’assemblea non sono state 14 ma 7, tanti i componenti del nuovo Cda più la sostituzione di un componente dimissionario del collegio dei revisori che non è in scadenza. Sempre a casaccio è stato citato il presunto mancato rispetto delle regole. Per Veronafiere la regola è che, non essendo a controllo pubblico, le quote rosa non sono un obbligo, la composizione del Cda è libera come per qualsiasi Spa. Infatti, - precisa il sindaco Federico Sboarina - nel caso di Veronafiere, ognuno degli 11 soci ha individuato le competenze ritenute migliori per gestire questa fase della vita aziendale. La lista unitaria di tutti i soci, compresi quelli privati, è stata composta pensando all’interesse aziendale non ai consensi elettorali di qualche lobby. Lo stesso vale la tempistica. Il rinnovo dei vertici è stato fatto adesso nel nome della continuità aziendale e dell’efficienza della società, che deve stare sul mercato nella ripresa post Covid e non può attendere i tempi della politica. Con buona pace di chi, invece che alle performance economiche, si frega le mani pensando alle lottizzazioni», ha concluso il sindaco Federico Sboarina.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Solo uomini nel Cda di Veronafiere: il sindaco Sboarina si difende dalle accuse di vilipendio alle "quote rosa"

VeronaSera è in caricamento