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«Per bimbi in adozione si tenga conto in via prioritaria dei legami con famiglia affidataria»

Consiglieri regionali del PD vogliono riformare la legge sul diritto dei minori ad avere una famiglia. Bigon: «Mai più bambini tolti all'affetto degli affidatari che li vogliono adottare»

Tre parole per evitare che casi come quello del piccolo Luca si ripetano. Tre parole per prevenire la contesa di bambini in attesa di adozione. Le tre parole sono «in via prioritaria» ed i consiglieri regionali del Partito Democratico vorrebbero aggiungerle alla legge sul diritto dei minori ad avere una famiglia. Anna Maria Bigon, Vanessa Camani, Andrea Zanoni, Chiara Luisetto, Jonatan Montanariello e Francesca Zottis hanno quindi presentato una proposta di modifica della legge nazionale.

L'intento della proposta è quello di scongiurare episodi come quello avvenuto l'estate scorsa ad un bimbo di 3 anni dell'Est Veronese. Il nome di fantasia usato per identificare quel bambino è Luca e la sua storia ha dato origine ad una grande mobilitazione, con manifestazioni e raccolte di firme. Luca è un bimbo cresciuto in una famiglia affidataria. Famiglia che ha presentato istanza di adozione, ma prima di verificare questa istanza il Tribunale per i minorenni ha deciso di consegnare Luca ad un'altra famiglia che avrebbe potuto adottarlo. Una decisione che è stata da molti contestata finché Luca non è ritornato con il padre e la madre affidatari.
Con il loro provvedimento, i consiglieri PD intendono riformare l’istituto dell’affido, mettendo al centro il diritto del minore alla continuità affettiva. Una riforma fatta di tre parole e che interviene nei casi in cui la famiglia affidataria faccia istanza di adozione. La parte riformata reciterebbe così: «Il Tribunale per i Minorenni, nel decidere sull’adozione, tiene contro in via prioritaria dei legami affettivi significativi e del rapporto stabile e duraturo consolidatosi tra il minore e la famiglia affidataria».

«Per sua natura l’affidamento è una misura temporanea che dovrebbe durare al massimo 24 mesi al termine dei quali il minore dovrebbe far rientro nella famiglia di origine - ha spiegato Bigon - ma la realtà odierna è ben più complessa. L'istituto riguarda oggi 12.815 minori in tutto il Paese, circa un quinto dei quali sono stranieri. Solo nel 18% dei casi l’affidamento avviene con il consenso della famiglia di origine. Nell’80% dei casi è il giudice che decide. Nel 2020, complice la crisi socio-economica e pandemica, il 61% degli affidi è risultato essere di durata superiore ai due anni previsti. La modifica che proponiamo va a rinforzare, in via forse definitiva, la dottrina recente che tutela e valorizza la continuità affettiva a favore del minore durante tutto il lungo e troppo spesso tortuoso percorso antecedente l’adozione. Speriamo in questo modo di non avere più casi di bambini tolti all’affetto comprovato della famiglia affidataria che li vuole adottare».

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