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Cronaca

Bimbo conteso da due famiglie, Piazza: «È sottrazione indebita di minore»

Continuano le mobilitazioni e la raccolta firme per Luca, il bambino di tre anni dell'Est Veronese cresciuto in una famiglia affidataria che vorrebbe adottarlo ed assegnato ad una potenziale nuova famiglia adottiva

È passato un fine settimana di mobilitazioni per Luca (nome di fantasia), il bimbo di tre anni dell'Est Veronese conteso da due famiglie. Ed altre manifestazioni sono state annunciate dallo psichiatra veronese Carlo Piazza, che per Luca si è già incatenato al cancello della propria abitazione ed è pronto ad incatenarsi anche davanti al tribunale dei minori, brandendo le oltre 4mila firme raccolte con la sua petizione.

Sabato scorso, 22 luglio, al piccolo Luca è stata dedicata la serata "InCanti DiVersi" che si è tenuta al Teatro Romano di Verona. E domenica, solidarietà al bimbo di tre anni è stata espressa anche al di fuori della provincia di Verona, con manifestazione organizzata davanti alla chiesa di Lonigo, nel Vicentino. Una manifestazione raccontata da Romina Disconzi su VicenzaToday.

Mobilitazioni nel Veronese e nel Vicentino, veglie di preghiera e una petizione con più di 4mila firme. Tante forme per un'unica richiesta: far tornare Luca con la famiglia che lo ha cresciuto, quella a cui era stato dato in affidamento quando aveva sette mesi. La famiglia biologica di Luca non poteva infatti prendersene cura ed il bimbo è stato dato in affido ad una famiglia. Famiglia in cui il bambino è cresciuto senza problemi e che ora è disponibile ad adottarlo in maniera definitiva. La famiglia affidataria, però, non risulta iscritta nel registro delle famiglie adottanti e inoltre abita relativamente vicino alla famiglia biologica di Luca. L'udienza per l'adozione del bimbo da parte della famiglia affidataria è a ottobre e nel frattempo il piccolo è stato assegnato ad un'altra famiglia che potenzialmente potrebbe adottarlo.

Una decisione che per Carlo Piazza è incomprensibile e che rischia di danneggiare il bambino, il quale «appare in confusione - ha dichiarato lo psichiatra - si chiede perchè i genitori che vede solo al telefono non vanno a trovarlo e si sente abbandonato da loro. Questo è atroce e colpevole. Ora la condizione psicofisica del bambino, che prima poteva accettare una breve vacanza, peggiorerà giorno dopo giorno».
Per Piazza, quella che si va configuarando è una «sottrazione indebita di minore» che va interrotta il prima possibile facendo tornare il bimbo «alla propria abitazione, per prevenire ogni possibilità di ulteriori sviluppi traumatici e confusivi».

«Il bambino bacia lo schermo del telefono più volte rivolgendosi con papà e mamma alla coppia affidataria, saluta per nome il fratello con molta più affettuosità e spontaneità, appare innervosito dal fatto che i genitori continuino ad apparire solo allo schermo - è la valutazione che Carlo Piazza ha scritto in un lungo post su Facebook - La sofferenza del bambino, che viene minimizzata, non viene considerata dal punto di vista psicologico, che necessita di ben più approfondite valutazioni. Ribadire la potenzialità di resilienza di un bambino come un dato di fatto, come la normalità della sua sofferenza e del suo pianto, "che comunque passano", lusinga in modo iniquo ed ingannevole le aspettative di una nuova coppia aspirante adottiva, ed è una posizione pregiudiziale e presuntiva: si tratta infatti di un inganno manipolativo alle parti, ed anche al bambino stesso. Deve infatti essere chiarito cosa gli è stato detto e promesso rispetto al motivo del suo cambio di abitazione ed alla durata di quella che si presuppone consideri una vacanza, in una abitazione piena di giochi e di spazio, che avviene col consenso della coppia affidataria, che il bimbo non può che ritenere responsabile perché composta da genitori che lo hanno allevato per quasi tutta la sua vita. Ritengo sia in atto un comportamento di alienazione parentale. I continui rimandi, l'incertezza della calendarizzazione ed il tempo lungo di attesa dell’udienza di ottobre sembrano pericolosamente inclini ad agire nel senso dell’alienazione e del distacco dalla coppia affidataria, e l’effetto patogeno sul minore sarà invece giorno dopo giorno più grave ed elevato. Non si vede alcun motivo perchè il bambino non debba rientrare nella sua abitazione subito, perché l’interesse primario è per la sua salute psicofisica e per la continuità dei suoi affetti».

Carlo Piazza è dunque pronto a continuare la sua protesta finché Luca non tornerà a vivere con la famiglia affidataria. Il medico ha dichiarato che tornerà a incatenarsi davanti alla sua abitazione ed anche davanti al tribunale dei minorenni se sarà necessario.

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