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Tav Verona-Vicenza, De Micheli: «Via ai lavori in 10 giorni». 5 Stelle frenano

Il consigliere regionale Manuel Brusco: «Ci sono dubbi sul tracciato, ad esempio l'attraversamento di San Bonifacio. E poi lo studio di impatto ambientale risale a prima che esplodesse il caso di inquinamento da Pfas»

Il conto alla rovescia è iniziato venerdì scorso, 10 luglio, quando la ministra dei trasporti Paola De Micheli ha promesso che avrebbe aperto i cantieri della Tav tra Verona e Vicenza nel giro di dieci giorni. Mancherebbe solo la firma di un altro ministro per dare il via ai lavori che allungherebbero la tratta ferroviaria ad alta velocità ora in costruzione tra Brescia e Verona. «Prima della pausa di Ferragosto apriamo il cantiere», avrebbe detto la De Micheli.
Parole melodiose per i favorevoli alla Tav, tra cui però non figura l'altra componente di governo. De Micheli, infatti, è un ministro del Partito Democratico, il quale sostiene il premier Giuseppe Conte insieme al Movimento 5 Stelle. E così, come nel primo Governo Conte, quando i 5 Stelle erano nell'esecutivo con la Lega, anche in questa seconda esperienza di governo, i pentastellati si ritrovano a litigare con gli altri inquilini, perché il M5S è con i No Tav mentre per il PD (ma anche per la Lega) l'Alta Velocità è un'opera strategica per il paese da portare a compimento.

E così, mentre la De Micheli promette di far partire i cantieri della Tav Verona-Vicenza prima di Ferragosto, i 5 Stelle veneti frenano. «Ad oggi permangono dubbi sul tracciato della Tav, ad esempio l'attraversamento di San Bonifacio, nel Veronese - ha dichiarato il consigliere regionale Manuel Brusco - Lo studio di impatto ambientale risale a prima che esplodesse in tutta la sua gravità il caso di inquinamento da Pfas proprio di terreni che verrebbero attraversati dall'Alta velocità: sarebbe logico e importante ripetere le verifiche. Senza poi contare questioni evidenti riguardo l'opportunità di realizzare un'opera con un costo da 70 a 90 milioni di euro al chilometro, in un momento di grave crisi. Ci sono altre urgenze che attendono, come i collegamenti con i due aeroporti internazionali del Veneto, il Catullo di Verona e il Marco Polo di Venezia, completamente esclusi dalla rete ferroviaria e per questo fortemente penalizzati. Su quale base, poi si vuol dimenticare l'alternativa del potenziamento delle linee già esistenti? Benvengano le opere pubbliche, se servono davvero ai cittadini e se realizzate con trasparenza e seguendo criteri di compatibilità. In Veneto abbiamo assistito già a troppi scempi, utili sono a gonfiare portafogli con soldi pubblici».

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