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Lupi, Veneto vuole aprire agli abbattimenti. Guarda: «Soluzione inutile»

Dopo l'avvistamento nel parco padovano dei Colli Euganei di un esemplare femmina si è riacceso il dibattito politico sulla gestione della fauna selvatica

Ogni notizia può essere buona per riaccendere il dibattito politico sulla gestione della fauna selvatica, in particolare del lupo. Un dibattito ripartito a livello regionale dopo il primo avvistamento di un esemplare di lupo nell'area meridionale del parco padovano dei Colli Euganei. I carabinieri forestali di Montegrotto Terme, assieme ai tecnici del Parco regionale dei Colli Euganei e in collaborazione con gli esperti della Regione Veneto, grazie all'utilizzo di fototrappole, tra fine dicembre e la prima decade di gennaio, hanno documentato per la prima volta la presenza di un giovane esemplare di lupo femmina che, lasciato il branco d'origine, ora è alla ricerca di un nuovo territorio dove vivere. E la zona del parco per il lupo può essere ospitale perché ricca di aree boscate dove rifugiarsi e di prede selvatiche di cui cibarsi.

L'assessore regionale alla caccia Cristiano Corazzari ha commentato l'avvistamento chiedendo che a livello nazionale sia finalmente approvato il piano di gestione dei lupi, al cui interno sono contenuti strumenti che consentono «di affrontare con soluzioni tecnicamente rigorose ma agili e nella piena legittimità dal punto di vista giuridico tutte le inevitabili situazioni di problematicità che la presenza della specie in questi contesti può determinare, e con adeguate risorse messe a disposizione dal Governo centrale», ha dichiarato Corazzari.
«Il mio impegno nell'immediato è quello di promuovere tra i colleghi delle altre Regioni e Province autonome alpine il raggiungimento dell'intesa sull'ultima versione del Piano nazionale Lupo, nella quale, finalmente, come da noi richiesto, è stato reinserito il capitolo relativo all'applicazione delle deroghe e della gestione dei lupi confidenti - ha aggiunto l'assessore regionale - E di richiedere al Ministero dell'ambiente adeguate risorse per mettere in atto tutte le azioni previste dal piano stesso».

Il principale disaccordo sul piano di gestione dei lupi è sulla possibilità o meno di abbattere questi animali in determinati contesti e a determinate condizioni. Una possibilità che la consigliera regionale di Europa Verde Cristina Guarda non vorrebbe che fosse presa in considerazione: «L'abbattimento non può essere la priorità di chi intende affrontare con serietà la questione - ha dichiarato Guarda - Le esperienze in Francia, Spagna, Svezia, Norvegia ci confermano come l'attività di prelievo, se avviene in assenza di sistemi di prevenzione, rischia di diventare assolutamente inutile e controproducente. La stessa autorità francese ha confermato che abbattimenti casuali producono la moltiplicazione dei lupi e degli attacchi al bestiame, perché i lupi, se da soli, di certo non cacciano prede selvatiche. Inoltre, in Veneto patiamo gli effetti di alcune decisioni prese a livello regionale: innanzitutto va segnalato che le risorse messe a disposizione per la gestione dei lupi sono esigue. Poi i mezzi messi a disposizione non appaiono essere all'altezza della situazione: vedi ad esempio il modello delle reti di contenimento del bestiame, non quindi recinzioni protettive, acquistate dalla regione come unica soluzione preventiva. Di certo sono stati persi anni e il monitoraggio parte tardi. In Trentino Alto Adige sono stati impiegati dispositivi diversi da quelli adottati in Veneto (ad esempio il tipo di recinzione), accompagnati da una serie di altre misure di sostegno e prevenzione. Molte sono le pubblicazioni scientifiche a sostegno di questo metodo. Prima di suggerire l’abbattimento proviamo a pensare come la presenza di lupi possa essere utile al contenimento di altre specie, come i cinghiali ad esempio, e come essa sia indicativa della qualità del nostro territorio in termini di biodiversità».
Ed anche il presidente di Legambiente Veneto Luigi Lazzaro ha rispedito al mittente l'idea di autorizzare una caccia regolamentata al lupo. «Non crediamo sia la caccia la soluzione al problema», ha detto Lazzaro all'agenzia Dire. Per Lazzaro, la riduzione dell'impatto degli animali selvatici nei territorio misti con agricoltura e tessuto urbanizzato si può ottenere con «un maggior coinvolgimento degli agricoltori» e con «azioni di prevenzione, come cani e recinzioni, che riducono notevolmente attacchi e danni».

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