«Dati di Immuni non utilizzati in Veneto. Zaia ha preso tutti in giro»
Le Ulss non poteva inserire nei database i codici dei cittadini positivi. Gli altri utenti dell'app, dunque, non potevano essere avvisati. Cgil e M5S attaccano la Regione
È stata scaricata da più di otto milioni di italiani e doveva essere il principale strumento per il tracciamento dei contatti tra i cittadini. Doveva, infatti, avvisare gli italiani nel caso in cui avessero avuto un contatto a rischio con un positivo al coronavirus. È l'app Immuni, che però in Veneto non è stata mai del tutto operativa. A rivelarlo è stato il Corriere del Veneto, il quale ha riferito quanto accaduto ad un cittadino padovano. Questo cittadino ha scaricato Immuni e successivamente ha scoperto di aver contratto il virus. A quel punto, la procedura prevede la comunicazione all'Ulss del proprio codice associato all'app. L'Ulss ha però risposto che non era possibile inserire il codice nel database. E non era impossibile solo in quel momento, a Padova. Non è mai stato possibile in tutto il Veneto, dove sostanzialmente Immuni è stata finora inutile perché, non potendo inserire i codici dei cittadini positivi al coronavirus, non è stato possibile allertare gli eventuali contatti a rischio. Un problema che pare sia legato all'attivazione della piattaforma per la gestione dell'applicazione, che in Veneto è andata un po' troppo per le lunghe. Un problema che dalla prossima settimana dovrebbe essere superato, hanno fatto sapere dalla Regione.
Un caso che il Movimento 5 Stelle descrive come «una presa in giro» del presidente della Regione Luca Zaia nei confronti dei veneti che avevano scaricato Immuni. «La Regione ha candidamente ammesso che per mesi i dati arrivati tramite Immuni, che avrebbero potuto evitare focolai, non sono stati trattati - ha commentato la deputata veronese 5 Stelle Francesca Businarolo - Ciò è gravissimo, anche alla luce del fatto che i veneti si sono particolarmente distinti per buona volontà, tanto da aver portato il Veneto a diventare la quarta regione in Italia per download dell'applicazione. Magari qualcuno se lo è dimenticato, ma a giugno Zaia aveva espresso scetticismo su Immuni. A pensar male, si potrebbe parlare di un boicottaggio. Altrimenti si tratta di incompetenza e, francamente, non so quale sia lo scenario più grave».
Ed anche il commento della Cgil regionale è duro. Il segretario generale Christian Ferrari ha dichiarato: «Molte persone che sono entrate in contatto con soggetti positivi non lo hanno potuto sapere a causa dell'inefficienza, per non dire dello scetticismo (il presidente Zaia ci ha tenuto a far sapere di non aver scaricato Immuni), di chi doveva provvedere a far funzionare il sistema di tracciamento. Pensiamo a chi, facendo il suo dovere, ha chiamato per far inserire sulla piattaforma la sua positività a salvaguardia di tutti e si è sentito rispondere che il suo contributo non sarebbe servito a nulla. Questo è inaccettabile e va posto immediatamente rimedio. Anche perché, con l'aumento dei positivi e la difficoltà sempre crescente a testare tutte le persone che ne avrebbero bisogno, l'app può dare un contributo fondamentale».