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Cronaca Costermano

Morte di Lorenzo Casini, la Procura riapre il caso e indaga sull'ipotesi dell'omicidio

Le nuove prove presentate dai legali della famiglia, hanno portato all'apertura di un nuovo fascicolo sulla morte del 22enne avvenuta nel 2019 a Costemano, quando venne trovato impiccato nell'abitazione in cui viveva

«Voglio la verità. Voglio l'apertura di indagini più approfondite. Non sono convinta delle circostanze della morte di Lorenzo e per questo voglio che si approfondisca il caso e si verifichi con esattezza cosa accadde. E non mi darò pace finché non avrò una risposta chiara». Sono le parole risalenti alla fine del 2022 di Elisabetta Casini, madre di Lorenzo Casini, morto a 22 anni il 13 gennaio 2019.
Un caso che venne archiviato come suicidio, ma la donna non ha mai creduto al risultato delle indagini e ora la Procura di Verona ha deciso di riaprirlo, con l'ipotesi che possa essersi tratto di un omicidio e non di un gesto volontario. 

I fatti e i dubbi della madre

Era il 3 gennaio 2019 quando il 22enne Lorenzo Casini viene trovato senza vita dal coinquilino e collega di lavoro, nella casa in cui viveva in affitto in località Gazzoli a Costermano del Garda. Allertato il 118, gli operatori sanitari hanno rinvenuto il giovane impiccato vicino alla scala a chiocciola che unisce i due piani dell'abitazione. Per medici e carabinieri non c'erano dubbi, si è trattato di un gesto volontario, così come per il procuratore, ma la madre non ha mai creduto a questa ipotesti e ha denunciato per omissione di soccorso la migliore amica, il coinquilino e l'ex fidanzato del figlio. 
Quella notte, infatti, il 22enne avrebbe preso una forte dose di un farmaco per dormire. A somministrargliela sarebbe stato il coinquilino e, dopo averla assunta, Lorenzo si sarebbe sentito male, così avrebbe inviato via WhatsApp dei messaggi all'amica. «Lei, l'ex fidanzato e il coinquilino sapevano che Lorenzo stava male e non hanno fatto nulla per salvarlo - ha spiegato Elisabetta Casini -, Avrebbero potuto chiamare il 118. Avrebbero potuto chiamare anche me. Ma non l'hanno fatto».
Per Elisabetta, con il farmaco preso, il 22enne non avrebbe avuto la forza per impiccarsi. «Inoltre, Lorenzo aveva in casa anche 2mila euro che sono spariti. E non è stata neanche richiesta la perizia del medico legale». Per gli investigatori, alla base del gesto estremo ci sarebbe stata una delusione amorosa. Per la madre, Lorenzo era un ragazzo generoso, che amava la vita e aveva un lavoro e molti amici. 

Le richieste della madre

È partita così la battaglia di Elisabetta Casini, innanzitutto contro la richiesta di archiviazione della denuncia di omissione di soccorso nei confronti dei tre giovani, poi anche per chiedere alla Procura di riaprire il caso per fare luce sui punti ritenuti poco chiari della vicenda
Richieste inotrate, oltre che in via legale, anche tramite raccolte firme, presidi, manifestazioni e banchetti informativi che sono stati organizzati negli ultimi mesi a Verona. 

Caso riaperto

Quattro anni e mezzo dopo la morte del 22enne, la Procura di Verona ha dunque riaperto il caso «sulla scorta delle prove presentate dai legali di Elisabetta Casini, prodotte da Emme Team», come recita la nota diffusa dalla famiglia. Emme Team è un'agenzia investigativa con sede negli Stati Uniti che su Facebook afferma di fornire «consulenze legali e investigative contro il revenge porn e stalking»: l'agenzia era finita al centro di un servizio di Selvaggia Lucarelli pubblicato su TPI nell'estate del 2020, dove si sollevavano dubbi sul suo operato, e di altri de Le Iene. Il gruppo investigativo infatti è finito alla ribalta delle cronache per i servizi sui casi della morte di Tiziana Cantone, l'omicidio Vannini e la vicenda relativa a Mario Biondo, sul quale pochi giorni fa è uscita anche una docuserie su Netflix.  
«Lo scorso aprile i legali e i periti nominati, hanno presentato una richiesta di riapertura indagini, dopo aver scoperto che le immagini salvate all’interno di una camera di sorveglianza, installata nell’appartamento dove fu trovato Lorenzo Casini, vennero artefatte il giorno dopo il sequestro», spiega la nota divulgata, la quale prosegue aggiungendo che la madre di Lorenzo «chiese di analizzare le prove recuperate quella sera, tra cui il guinzaglio del cane che secondo una prima ricostruzione della Procura, fu usato dalla vittima per impiccarsi. Ma dalle analisi, sono stati scoperti due DNA maschili, non appartenenti a Lorenzo, sul guinzaglio. Tracce genetiche che ora dovranno essere identificate».
Nuove indagini dunque prenderanno il via: «La Procura ha aperto per questo un nuovo fascicolo e affidato il caso a un nuovo Pubblico Ministero, che ha disposto finalmente la consegna delle nuove prove al fine di iniziare le azioni peritali. Si attendono ora i risultati da quelle azioni peritali che potranno finalmente confermare quanto già scoperto dai periti di parte, in modo da dare alla madre di Lorenzo, la giustizia che insegue da quattro anni».

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