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Covid e vaccini, il calo della protezione nel tempo e il rischio inglese. Crisanti: «Serve la terza dose a tutti»

«Il picco della campagna vaccinale è stato tra aprile e luglio, dunque da novembre a febbraio potremmo avere problemi. Per questo serve la terza dose», spiega il professor Andrea Crisanti

L'esempio della Gra Bretagna che, ormai da alcuni giorni conta nuovi casi di persone positive al coronavirus oltre i 40 mila e vede i pronti soccorso del Paese in affanno, pone degli interrogativi se non qualche preoccupazione anche in Italia. Il tema dell'immunità e della sua possibile flessione nell'efficacia a distanza di tempo, è al centro delle dichiarazioni che il professore ordinario di Microbiologia all'Università di Padova Andrea Crisanti ha recentemente rilasciato: «Studi solidi dimostrano che dopo sei mesi la protezione contro l'infezione cala dal 95 al 40% e contro la malattia grave dal 90 al 65%. - spiega il prof. Crisanti all'AdnKronos - Il richiamo è il completamento della protezione. Non sappiamo quanto duri, ma in altre vaccinazioni vale per anni. Certo pone ulteriori problemi sociali interni ed etici rispetto al terzo mondo, anche se dubito che questi vaccini siano utilizzabili nei Paesi svantaggiati. Il picco della campagna vaccinale è stato tra aprile e luglio, dunque da novembre a febbraio potremmo avere problemi. Per questo serve la terza dose».

Insomma, da parte del professore di Microbiologia all'Università di Padova arriva un pieno avvallo all'ipotesi di somministrare una terza dose di vaccino anti Covid in Italia a tutti quanti coloro abbiano sin qui già eseguito le prime due somministrazioni (o nel caso del monodose Janssen o di pregressa infezione, della singola dose). Oltre a questo, per il professor Andrea Crisanti sarebbe importante che in Italia si raggiungesse una quota più alta di popolazione vaccinata che, ad oggi, è pari all'85,58% della popolazione residente dai 12 anni di età in su: «Arrivare al 90% dei vaccinati garantirebbe un equilibrio che con la terza dose potrebbe diventare buono, - afferma il prof. Andrea Crisanti - altrimenti c'è il rischio inglese. L'effetto green pass dimostra che è ancora possibile convincere a vaccinarsi, cioè salvare vite, per cui attenzione a non regalare gli impauriti ai no-vax». In tal senso per il prof. Crisanti «bisogna coinvolgere le persone paurose, ansiose e fragili» e «non regalare ai contestatori, che sono pochi, le persone psicologicamente fragili, che vanno recuperate senza obblighi e imposizioni, mentre i tamponi devono restare a pagamento, ma lascerei le aziende libere di offrirli ai dipendenti per non esasperare il conflitto».

Infine, sempre a proposito dei vaccini anti Covid, il prof. Andrea Crisanti ha commentato il nono rapporto Aifa di farmacosorveglianza recentemente pubblicato, in base al quale soltato lo 0,02% delle oltre 84 milioni di dosi somministrate in Italia ha poi evidenziato delle segnalazioni di sospette reazione avverse gravi e che spesso si sono poi risolte: «Numeri bassissimi che testimoniano la sicurezza dei vaccini, - ha detto Crisanti - che non possono essere considerati sperimentali dopo miliardi di dosi, mentre le cure sono palliative ed empiriche, tanto che si muore ancora di Covid. I vaccini evitano malattia grave, ospedalizzazione e morte».

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