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Domenica, 28 Aprile 2024
Politica

Morti in strada o in carcere, PD: «Dignità della persona viene prima dello status giuridico»

Il segretario Bonfante ed i consiglieri comunali Rotta, Agnoli e Beghini: «Amministrazione comunale ha fatto enormi passi in avanti, ma tutto rischia di essere insufficiente di fronte a una propaganda sempre pronta ad etichettare il diverso e l’indesiderato»

Domenica scorsa, 10 dicembre, un senza fissa dimora di 27 anni è morto di freddo in un locomotore abbandonato vicino a un deposito della stazione di Verona. E due giorni prima, a trovare la morte era stato un detenuto nel carcere di Montorio, in quello che è stato il terzo suicidio in un mese nella struttura scaligera.

Due decessi che «non devono lasciare indifferenti», ha commentato il Partito Democratico di Verona. Il segretario provinciale Franco Bonfante ed i consiglieri comunali Alessia Rotta, Carlo Beghini e Carla Agnoli hanno evidenziato la «tradizione secolare di accoglienza e solidarietà» di Verona. «È nello spirito della nostra città soccorrere i bisognosi», hanno aggiunto, sollecitando i consiglieri di opposizioni.

«Questa è una delle volte in cui sarebbe utile venire incalzati anche dall’intera opposizione, perché per contrastare il fenomeno delle morti in carcere e per strada c’è bisogno del contributo di tutti - hanno dichiarato Bonfante, Rotta, Agnoli e Beghini - Insieme dobbiamo poter dire che oggi a Verona, in Italia, una delle prime città di una delle maggiori economie mondiali, non è possibile continuare a morire di freddo per strada o suicidandosi in carcere. Il problema non è solo economico ma di civiltà. Insieme dobbiamo dire e comunicare con chiarezza che prima dello status giuridico di immigrato o di recluso, viene la dignità della persona che ha diritto ai servizi vitali: un tetto almeno per la notte, un pasto e cure sanitarie. L’amministrazione comunale scaligera ha fatto enormi passi in avanti in questo senso potenziando i dormitori pubblici, le mense per i senza fissa dimora e avviando progetti per il reinserimento sociale dei detenuti, ma tutto ciò rischia di essere insufficiente di fronte ai pesanti tagli all’assistenza sociale, all’accoglienza e alla sanità e in persistenza di una propaganda sempre pronta ad etichettare il diverso e l’indesiderato».

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