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Bigon sulla graticola dopo il voto sul fine vita. «Non mi devo giustificare»

La consigliera veronese è stata l'unica del PD ad astenersi, facendo mancare il voto che sarebbe stato determinante per il passaggio del provvedimento. L'aria nel partito si è fatta pesante e non è esclusa una sua fuoriuscita

Si è detta «disponibile a tutto» la consigliera regionale del Partito Democratico Anna Maria Bigon, individuata come la responsabile all'interno del centrosinistra del mancato via libera alla legge di iniziativa popolare per regolamentare procedure e tempi sul fine vita in Veneto. Con una maggioranza divisa in consiglio regionale, l'opposizione ha avuto l'occasione di far passare una proposta di legge sottoscritta da oltre 9mila veneti e presentata dall'associazione Luca Coscioni. Servivano 26 voti favorevoli, ne sono arrivati 25. È mancato un voto e Bigon è stata l'unica consigliera del PD ad astenersi. Un voto di astensione criticato dai suoi colleghi di partito e dagli alleati. Un voto di astensione che ha distolto l'attenzione dalla spaccatura del centrodestra.

Ed è proprio verso il centrodestra che la consigliera veronese intende puntare i riflettori, evidenziando che Luca Zaia si era schierato per l'approvazione del progetto di legge, ma la fronda del presidente della Regione è rimasta minoritaria all'interno del centrodestra. Fratelli d'Italia e Forza Italia si sono schierati compatti per il no. Ed anche alcuni consiglieri leghisti non hanno seguito la linea del presidente. «Credo che sia stata una sconfitta di Zaia», ha dichiarato ad Ansa Anna Maria Bigon, consapevole però che il suo voto ha creato dei malumori all'interno del PD. La capogruppo dem in consiglio regionale Vanessa Camani ha detto che il comportamento di Bigon è stato «non rispettoso» ed ha acuito «le distanze all'interno del gruppo». Mentre la sezione provinciale del PD di Verona ha in programma la riunione del direttivo per discutere proprio con la consigliera, la quale ricopre anche il ruolo di vicesegretaria provinciale del PD scaligero. «Vedrò cosa diranno - ha dichiarato Bigon - Credo di aver sempre lavorato in maniera trasparente, e non penso di dovermi giustificare». La consigliera ha comunque aggiunto di essere «disponibile a tutto». E in quel tutto sarebbe compreso anche l'abbandono del partito, se l'aria si dovesse fare troppo pesante.

Del resto, Anna Maria Bigon, non ha infranto nessuna regola scritta del PD. E da ieri ripete che lo statuto del partito «prevede la libertà di coscienza», elogiando il pluralismo di un PD che «mantiene al suo interno diverse sensibilità». Inoltre, dal suo punto di vista, il suo voto non è una sorpresa. Il suo non è stato un reale volta faccia perché la sua posizione è sempre stata quella che ha ribadito in aula, ovvero che la competenza su un tema del genere dovrebbe essere del Parlamento e che è necessario potenziare le cure palliative. «Dobbiamo garantire l'accesso a queste cure - ha spiegato la consigliera regionale - In questo modo, i malati gravi saranno veramente liberi di decidere perché di fronte ad un dolore inaudito non c'è libera coscienza».

Spiegazioni che però non fermano le critiche degli alleati. E neanche quelle dei cittadini che attraverso i social hanno attaccato direttamente la consigliera sui suoi profili. Davide Bendinelli, sindaco di Garda e presidente di Italia Viva Veneto, ha definito il voto della Bigon quello più deleterio. «Ha deciso di astenersi rimanendo in aula, siglando così la sconfitta della proposta», è stato il commento di Bendinelli.
E sul profilo Facebook di Anna Maria Bigon, ad un post in cui veniva elogiato «il coraggio di prendere una decisione libera» della consigliera, alcuni utenti hanno commentato criticamente. «Quanta ipocrisia - si legge in un commento - Al fine vita per i pazienti terminali si accede lo stesso, vista la sentenza della Consulta. Non sarebbe stato meglio normare questa possibilità visto il vuoto legislativo denunciato proprio dalla Consulta?». E ancora, in un altro commento «È meglio che cambi partito - scrive un utente a Bigon - Boicottare l'autodeterminazione è un atto grave e di mentalità destroide. La libertà di cui tanto vi riempite la bocca in questa vicenda mi dispiace ma è altro. È quella degli ammalati senza speranza che devono avere risposte certe in tempi umani per la loro libertà di porre fine alle le loro sofferenze». E infine: «Ho sottoscritto con altre migliaia di persone la proposta di legge e mi sento tradita da una persona che mi era stata descritta a favore dei diritti delle persone», si legge in un ultimo commento.

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