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Fine vita, per un voto la proposta di legge non passa in consiglio regionale

Dopo una lunga discussione, sono arrivati 25 voti favorevoli alla proposta presentata dall'associazione Luca Coscioni. Ne servivano 26. Il progetto di legge è stato rinviato in commissione

Per un voto favorevole non c'è stato il via libera del consiglio regionale del Veneto al progetto di legge intitolato «Procedure e tempi per l'assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito». Era necessario il voto favorevole di 26 consiglieri. I voti favorevoli sono stati 25, i contrari 23, gli astenuti 3 e un consigliere assente.
La votazione avrebbe dovuto prendere in considerazione i cinque articoli della legge, ma l'esito è stato lo stesso per i primi due articoli. Il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti ha quindi spiegato che senza l'approvazione dell'articolo 2 della proposta di legge, l'intera proposta non avrebbe avuto senso. Per questo Ciambetti ha messo in votazione il rinvio del progetto di legge in commissione. Rinvio che è stato approvato con 38 voti favorevoli. E la proposta normativa, se non verrà affrontata in questi mesi, rimarrà comunque incardinata all’ordine del giorno della prossima legislatura.

Si è dunque conclusa così la lunga giornata del consiglio regionale del Veneto iniziata intorno alle 10.30 di questa mattina, 16 gennaio. Una giornata scandita da interventi in aula, sit-in all'esterno di Palazzo Ferro Fini e da comunicati diffusi prima del voto. Una giornata importante perché quello veneto è stato il primo consiglio regionale a discutere su una proposta di legge di iniziativa popolare che l'associazione Luca Coscioni intende avanzare in tutte le Regioni. Per questa proposta, l'associazione ha raccolto in Veneto più di 9mila firme ed ha così impegnato i consiglieri a riflettere e a votare su «procedure e tempi per l'assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito».

«Procedure e tempi», su queste due parole si è concentrato il presidente della Regione Luca Zaia, presente oggi in aula e favorevole all'approvazione, nonostante lui stesso abbia rimarcato nel suo intervento di non essere il promotore di questo progetto di legge. «È un progetto di legge che introduce dei tempi e il ruolo della sanità - ha spiegato Zaia - Oggi non autorizziamo un bel niente. Al di là di quello che si è detto a livello nazionale, discutiamo un progetto che introduce dei tempi e il ruolo della sanità. Non so quanto costituzionalmente sia sostenibile ma il vero tema non è autorizzare nulla. Questo testo introduce dei tempi e il ruolo della sanità nel suicidio medicalmente assistito».
Zaia, come già fatto nei giorni scosi, anche oggi ha voluto togliere il contenuto politico di questo provvedimento, spiegando che il voto non sarebbe stato a favore o contro il fine vita, perché su questo si era già espressa la Corte Costituzionale. Il voto sarebbe stato sui casi contemplati dalla sentenza della Suprema Corte, normandone tempi e procedure. Il presidente della Regione non ha comunque ignorato il contenuto etico della discussione, evidenziando che il suo partito, la Lega, aveva dato libertà di voto ai suoi consiglieri.

Più compatta invece è stata la posizione dei consiglieri di Fratelli d'Italia, arroccati sul no alla proposta. Consiglieri che sono potuti intervenire mentre l'assessora Elena Donazzan non ha potuto esprimere il suo giudizio. Giudizio che è stato comunicato attraverso la stampa dalla stessa Donazzan, la quale interpreta la legge sul fine vite come una «pericolosa forzatura giuridica e culturale per il Veneto, terra che da sempre aiuta i più fragili».

Mentre a spiegare la posizione di Forza Italia al di fuori del consiglio regionale ci ha pensato il coordinatore regionale Flavio Tosi, il quale ha dichiarato che il via libera al progetto di legge sarebbe stato un errore perché la materia non deve essere trattata a livello regionale ma a livello nazionale.

Pareri favorevoli sono stati invece espressi dalle opposizioni. La consigliera Elena Ostanel ha parlato di una proposta che aumenta i diritti. Mentre il portavoce delle minoranze Arturo Lorenzoni ha anche citato Carlo Maria Martini, che nel 2006 scrisse: «Le nuove tecnologie che permettono interventi sempre più efficaci sul corpo richiedono un supplemento di saggezza per non prolungare i trattamenti quando ormai non giovano più alla persona». Citazione che ha accompagnato la dichiarazione di voto favorevole da parte di Lorenzoni, che però non è bastato.

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