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Libri proibiti al Tocatì, è polemica. San Zeno Onlus: "Siamo stati vittime di pregiudizi"

Tante polemiche dopo la decisione del Comune di cancellare l'evento "Biblioteca vivente" nell'ambito del Tocatì a causa dei contenuti "non adeguati". La fondazione promotrice dell'iniziativa si difende: "Volevamo affrontare il tema dei pregiudizi e ne siamo stati vittime"

Verona città omofoba? Il rischio che una nuova deprecabile "etichetta" venga affibbiata alla ridente urbs picta è effettivamente concreto, specie dopo l'improvvisa e, per certi versi improvvida, cancellazione di un evento nell'ambito del Tocatì, perché la tipologia dei contenuti proposti è stata giudicata dall'amministrazione comunale, su sollecitazione del Popolo della Famiglia, «non adeguata al messaggio culturale del festival». A far sobbalzare dalle rispettive sedie Filippo Grigolini e, a questo punto, anche lo stesso sindaco Federico Sboarina, sarebbero stati alcuni titoli di libri che avrebbero dovuto essere "interpretati" e "raccontati" nel corso dell'iniziativa "Biblioteca Vivente", (un format del Consiglio d’Europa, alla faccia dei proclami elettorali «Verona deve guardare alle città capitali d'Europa»), previsto all'interno del programma di sabato e domenica del Tocatì presso la Biblioteca civica: "Semplicemente gay", "Lesbica e va bene così", "Mio figlio gay"...

Il caso politico, ma anche etico e vale la pena sottolinearlo, può essere brevemente riassunto così: da una parte c'è chi all'interno di una delle più gioiose manifestazioni promosse a Verona che si propone di celebrare le differenze di cultura e tradizioni dei popoli attraverso il gioco, ha organizzato una serie di incontri che avevano a tema la "differenza delle differenze", quella sessuale, e il "gioco dei giochi", quello dell'amore; dall'altra parte si è invece posto il Popolo che della Famiglia ha una concezione granitica, la cui pretesa universalistica è tale da legittimare ogni illusoria negazione del più semplice dato reale: le persone omosessuali sono sempre esistite, continuano ad esistere e desidereranno vivere le loro vite, amandosi e rivendicando il loro diritto alla felicità, anche in futuro. 

Ad ogni modo, niente di nuovo sotto il sole scaligero, se è vero come è vero che già nel programma elettorale di "Battiti per Verona" era contenuto l'intento di rimuovere dagli scaffali delle biblioteche comunali i libri che trattavano la cosiddetta "ideologia del gender", ideologia che è bene ricordare di per sé non esiste se non perché frutto dell'invenzione dei suoi stessi detrattori, così come da tempo ha ben spiegato la filosofa "cattolica praticante" Michela Marzano.

Dai libri di carta a quelli della "Biblioteca vivente" dell'iniziativa promossa dalla Fondazione San Zeno e ora cancellata, il passo è davvero breve e la nota striminzita con la quale il Comune di Verona ha annunciato la decisione di censurarla certo stupisce solo gli ingenui, e cionondimeno lascia interdetti. Non sono ovviamente mancate le reazioni polemiche, tante e vigorose, a cominciare da quella della stessa Fondazione San Zeno promotrice da molti anni del progetto culturale:

«Domani e dopodomani non aspettateci per la Biblioteca Vivente. Non ci saremo. Il perché lo trovate sui giornali, sui messaggi e sulle chat che si rincorrono in queste ore. Volevamo affrontare il tema dei pregiudizi e ne siamo stati vittime. Con lo spirito dell’incontro, della comunità e dell’appartenenza. Le stesse tre parole chiave del Tocatì - Festival Internazionale dei Giochi in Strada di quest’anno.

Ci sentiamo responsabili e liberi. Responsabili di proporre da dieci edizioni la Biblioteca Vivente, un format del Consiglio d’Europa diffuso in tutto il mondo. Liberi di affrontare con le nostre iniziative temi, problemi. Indipendenti e lontani dagli schieramenti. Guardiamo avanti. Sempre con lo stesso desiderio, quello di immaginare il cambiamento in tutti i paesi in cui sosteniamo progetti. Oggi ancor più consapevoli che questo sia necessario anche nella nostra città».

Elisa la Paglia, consigliere comunale del Partito Democratico in merito alla vicenda ha commentato così sul porprio profilo Facebook: «Medioevo-Verona 1-0. "I libri viventi", un'iniziativa bellissima che da anni viene sostenuta da Fondazione San Zeno (pericolosissimi benefattori di tanti progetti sociali).
Conoscere le storie attraverso persone in carne ed ossa, far vivere una biblioteca, questo il gioco vietato a Verona».

Sulla stessa lunghezza d'onda anche le parole di Tommaso Ferrari, capogruppo in Comune di Verona Civica: «Essere pro famiglia vuol dire forse disprezzare le differenze? Significa sentirsi minacciati dal riconoscimento di altri modelli di vita e di amore? La famiglia è il primo nucleo della società dove germoglia l'educazione, il luogo dove si impara a rispettare le differenze e non a negarle. La vera educazione non mutila la realtà ma, con uno sguardo ampio e critico, la accoglie in tutte le sue variegate pieghe. Perchè solo nel rispetto la nostra società può mantenersi».

Sul tema è infine intervenuto anche Arcigay Verona che in una nota prende poszione circa l'accaduto:

«La pericolosa minaccia alla “famiglia naturale” si materializza in 25 persone che con coraggio raccontano il loro vissuto affinché, come avviene appunto nella lettura di un libro, l’ascoltatore possa vivere e conoscere realtà diverse dalla propria. 25 persone che con coraggio raccontano un'esperienza di discriminazione per la loro differenza culturale, per la loro disabilità fisica, per il loro passato, per il loro diverso orientamento sessuale.

Ma il Comune decide di bloccare l’iniziativa già rodata negli anni, che ha sempre avuto un ampio successo di pubblico per l’alto contenuto di valori umani di cui si fa promotrice, perché tra i vissuti c’è anche “Mio figlio è gay”: evidentemente il messaggio culturale del festival, su mandato di Sboarina e dei pasdaran cattolici della città, è che non esistono figli gay a Verona, e se esistono non bisogna vederli e ascoltarli. Bel messaggio culturale per la famiglia».

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