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Accoglienza diffusa per i migranti? Zaia, Conte e Possamai hanno ragione

Mentre in alcuni ambienti del centrodestra riprende corpo l'idea dei centri di contenimento, che in passato furono al centro di polemiche al vetriolo come nell'affaire Cona, il governatore e i due sindaci tentano una strada controcorrente: che potrebbe contenere alcune soluzioni interessanti ad un problema di immane portata

In relazione alla querelle sui migranti l'approccio scelto dal governatore veneto inizialmente con l'appoggio del sindaco di Treviso Mario Conte (i due militano nel Carroccio) è il più serio. Certo, una prospettiva del genere (Conte infatti conosce bene le grane legate alla gestione dell'hub che venne identificato nella Caserma Serena alle porte del capoluogo), quella della accoglienza diffusa, comporta un impegno preciso da parte delle amministrazioni locali, delle prefetture e delle altre autorità. Che debbono individuare in anticipo alcuni pressanti problemi cui in casi del genere si deve fare fronte: monitoraggio delle presenze, qualità del supporto da parte delle municipalità, freno agli appetiti del solito codazzo di cooperative che vedono nel migrante solo un business dal lucro tanto cinico e facile giusto per dirne alcune. La strada tracciata però sarebbe quella giusta: sempre ricordando però che le ragioni intrinseche all'immigrazione vanno ricercate, tra le altre, nell'attuale modello di sviluppo, un vero e proprio «vizio oscuro» direbbe il giornalista e scrittore Massimo Fini, abbracciato dall'Occidente: un argomento infinito di per sé.

Lascio poi perdere ogni aspetto polemico: quanti rappresentanti del centrodestra in passato si erano gonfiati il petto dicendo quando saremo noi al governo chiuderemo il rubinetto dell'immigrazione? Oggigiorno il centrodestra, mentre il centrosinistra fa più o meno le stesse cose chiamandole però in modo diverso, governa a Roma e in quasi tutte le regioni italiane: eppure poco è cambiato rispetto ai governi precedenti. Ma su questo tema sarebbe troppo facile imbastire una diatriba da bar.

Mentre tutto sommato uno spazio per un dialogo tra tutte le forze politiche sembra ancora essere possibile nonostante i toni accesi degli ultimi giorni, soprattutto in un centrodestra che sembra fare le barricate rispetto all'input distillato dal presidente della giunta regionale Zaia.

Di recente sul tema si è espresso anche il sindaco di Vicenza, il democratico, Giacomo Possamai, che ha snocciolato una serie di dubbi sull'operato del governo, aprendo così le porte alla soluzione proposta da Zaia per una accoglienza diffusa: che però trova l'opposizione dei partiti di centrodestra a livello locale e non solo. Così si pone una domanda. Se Possamai, Conte e Zaia provassero a spiegare meglio sotto il profilo operativo ciò che hanno in mente, entrando nel merito dei dossier che hanno a che fare con gli aspetti economici, organizzativi e attinenti alla catena delle responsabilità, ci sarebbe la possibilità di trovare la quadra?

Abbiamo fame e sete di idee di qualità. Nel maggio del 2016 Report, popolare trasmissione di approfondimento giornalistico di Rai tre, realizzò una memorabile puntata in cui si misero nero su bianco una sequela di proposte puntuali cominciare ad affrontare in modo serio la questione immigrazione. Quasi fosse un miracolo destra, centro, sinistra e società civile accolsero tutti con entusiasmo quel pacchetto che sorprese positivamente pure i vertici della Commissione europea. I quali parlarono di fondi da mettere in campo per iniziative così ben strutturate.

Sono passati sette anni e tutto è rimasto lettera morta. Da Bruxelles a Strasburgo, passando per Roma, Venezia, Vicenza e Laghi la ruota ha continuato a girare a vuoto, alimentando i soliti gallinai da salotto televisivo. Quel vociare apoplettico forse nasconde una volontà astratta e arcana, che mira di suo a non risolvere i problemi visto che la tensione continua è, per alcuni, una ghiotta opportunità?

E pensare che il Veneto in Italia aveva fatto scuola. Chi si ricorda di Alberto Panfilio? L'ex sindaco di Cona, un piccolo centro sperso nel nulla della campagna veneziana, fu costretto ad affrontare la grana della realizzazione nel suo comune del più grande hub per migranti del Veneto. All'epoca, soprattutto fra 2016 e 2017 ne capitarono di tutti i colori, tra morti, incidenti, accuse di malversazioni nella gestione dei fondi e chi più ne ha più ne metta.

Panfilio uno chef di idee politiche centriste, arcigno e senza peli sulla lingua, dovette tenere a bada anche la cittadinanza, che imbufalita per la scelta del governo di realizzare lì la struttura aveva preso di mira pure lui. Il sindaco però con le sue proposte, e sorretto da una personalità molto spiccata, portò i cittadini dalla sua: gestendo poi la situazione in maniera lucida fino alla chiusura del campo nel 2018.

La chiusura di Cona decretò il fallimento di quel modello di «accoglienza» che ora alcuni ambienti della maggioranza di centrodestra che regge le sorti del Paese vorrebbero riproporre non consci, o forse assai consci, delle rogne che quell'approccio si porta con sé.

Di contro l'esperienza di Panfilio (che essendo una persona appassionata, seria e che studia i dossier è uscito dai radar del ceto dirigente veneto ovviamente) nonché le sue proposte concrete per gestire alcuni aspetti della questione immigrazione gli valsero riconoscimenti in mezz'Italia. Se Zaia, Conte e Possamai, senza doppi fini culinari, invitassero lo chef a palazzo Ferro Fini, ai Trecento e a palazzo Trissino, magari, un giorno... Chissà.

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