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Verona, "diffamazione contro il colonnello della Finanza": finisce a processo il giornalista di Report

Il procuratore capo di Verona imputa Ranucci davanti al giudice di pace e risponderà dell'accusa fra un mese e mezzo. Lui: "Sono tranquillo". Il caso ruota attorno alle dichiarazioni su presunti favoritismi alla moglie del finanziere

Querelato da più parti, ascoltato in Procura, ora dovrà risponderne davanti al giudice. Una altro tassello del “caso Report” finisce nelle aule giudiziarie. Stavolta però è il giornalista Sigfrido Ranucci, coautore della trasmissione di Rai3 e principalmente della puntata su Verona andata in onda il 7 aprile scorso, ad essere chiamato in causa. “Diffamazione semplice” è l’accusa da cui si dovrà difendere nei confronti del colonnello Biagi. Su Ranucci, dopo il bailamme scoppiato prima e dopo il servizio giornalistico, si erano abbattute le ire (e le denunce) del sindaco Flavio Tosi, quelle dell’assessore allo Sport, Marco Giorlo e quella, appunto, del militare della Finanza, ora trasferito a Roma. Era stato quest’ultimo, dopo la querela, a far accendere i fari della Procura contro il giornalista. Nel frattempo anche Biagi dovrà preoccuparsi di alcune indagini: quelle relative al reato di abuso d’ufficio di cui è stato accusato assieme alla moglie, l’artista Barbara Pinna, per la mostra di quadri nel palazzo della Gran Guardia. Entrambi risultano iscritti nel registro degli indagati. Prima però in aula sfilerà Ranucci, imputato direttamente dal procuratore capo di Verona, Mario Giulio Schinaia, davanti al giudice di pace. Si dovrebbe arrivare all’udienza in un mese e mezzo.

Il giornalista di Report è stato denunciato da Biagi per le dichiarazioni, considerate lesive, su presunti favoritismi alla moglie Barbara in riferimento all’esposizione pittorica dell’estate scorsa. Il caso era emerso dopo che il sindaco Tosi aveva trasferito alla Procura i file delle registrazioni nascoste del colloquio avvenuto tra il leghista Sergio Borsato, amico del primo cittadino scaligero, e Ranucci. Come spiega il Corriere Veneto, il giornalista si confessa tranquillo:

«Notizia che mi sorprende, ufficialmente non mi era ancora stata comunicata - reagisce Ranucci -. In ogni caso, mi limito a commentare che affronterò tutti i gradi di giudizio con la serenità che mi viene dalla consapevolezza di aver sempre lavorato correttamente e nel rispetto della legge». E Schinaia? «Perché ho disposto la citazione diretta del giornalista in tempi così rapidi? Evidentemente per il fatto che, a mio avviso, le prove risultano chiare e inequivocabili. In ogni caso, l’ultima parola spetterà come sempre al giudice sulla base delle risultanze che emergeranno dal processo».

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