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Cronaca Monteforte d'Alpone / Via Santa Croce

Alluvione, stima dei danni? Mancano ancora i soldi del 2010

A San Bonifacio il ponte Motta è da rifare, Soave mette in luce una scarsa manutenzione di canali e scoli e Monteforte pensa a 700mila euro di indennizzo. Gli agricoltori intanto sono in ginocchio

Per ora la stima è ancora provvisoria ma l'esondazione dell'Aldegà ha provocato una serie di danni che a Monteforte si stimano in 700mila euro. Ad annunciarlo è stato il sindaco, Carlo Tessari, interpellato dai quotidiani locali. I dati su cui si basa il primo cittadino parlano di 70 famiglie colpite gravemente, e quasi tutte in via Santa Croce, uno dei punti che sono rimasti critici fin dall'alluvione del 2010. Solo per gli allagamenti nei garage e nelle cantine si parla di 600mila euro. Ma qui si fa presto a contare: basti pensare ad una dozzina di macchine finite sommerse e a qualche macchinario anche per alzare la somma. Oltre ai privati, poi, ci sarebbero da contare i danni che dovrà mettere a registro il Comune: strade, carburante per motopompe e gruppi elettrogeni. Tutto ciò che, insomma, serviva all'emergenza: per Tessari la cifra di 60mila euro non è difficile da pensare. Sicuramente Monteforte ha fatto fronte a spese di 30-40mila euro. Ora si attende il decreto Zaia per lo Stato di crisi. E già sorgono gli avvertimenti: "Tenete tutte le ricevute, fatture e scontrini dei futuri interventi di ricostruzione che farete. Tenete tutto. Compresi i beni che bisognerà buttare". Saranno essenziali quelli, infatti, per accedere ai contributi. Qualora i soldi arrivino, certo.

SOAVE - A Soave è ancora presto per sbilanciarsi sui numeri dei danni. Per ora tiene banco il Piano degli interventi. Gli occhi sono puntati su via Tramigna, via San Lorenzo, via San Matteo, via Mere e via Ruffo. Nel quartiere Tramigna non smetteva filtrare l'acqua attraverso le barriere erette sull'argine parzialmente ricostruito. Una delle tante falle e caso emblematico di come è ridotta tutta la zona colpita. Sacchi di sabbia e teloni sono stati messi a tamponare. I canali che esistevano una volta così come gli scoli, sono ostruiti dalla vegetazione, ad indicare che lì, in quei punti, manutenzione non è mai stata fatta. Si parla del Tramigna. Il primo fiume che dava segnali allarmanti, una settimana fa. E così l'acqua esce, o per meglio dire "entra", da tutte le parti. La zona degli impianti sportivi è diventata una palude. Alcuni consiglieri comunali, in sopralluogo sulle zone maggiormente colpito non hanno potuto far altro che rilevare la scarsa manutenzione sugli scoli. Così hanno interpellato il Consorzio di bonifica. Qui a Soave non c'è ancora, si diceva, una stima danni. Gli unici soldi di cui si parla sono quelli che ancora si attendono dall'alluvione del 2010 e quelli chiesti all'ex commissario per l'emergenza, Luca Zaia, per sistemare muretti di contenimento relativi al Tramigna.

SAN BONIFACIO - San Bonifacio sembra il più critico tra i comuni dell'Est colpiti dalla scorsa alluvione. L'Alpone che ha tracimato dal ponte della Motta ha riportato alla luce il dramma di due anni e mezzo fa. E il colpevole sembra essere proprio il ponte stesso. Ieri in Prefettura se n'è discusso a lungo e si è avanzata l'ipotesi di "alzarlo e riposizionarlo". Il progetto preliminare per la modifica del ponte era arrivato l'anno scorso sui tavoli della Provincia ed era stato approvato 24 ore dopo. Prevedeva l'eliminazione delle colonne e l'allargamento degli alvei di circa otto metri. Più ovviamente alla pulizia e alla manutenzione degli argini. Ora però si rendono necessarie altre modifiche. Sicuramente la prima e più importante è quella di doverlo alzare sopra gli argini. Le soluzioni emerse dal vertice in Prefettura sono state tutte teoriche: si parla comunque di abbassare i livelli d'acqua nei progni e di lavorare sulla manutenzione di argini. Troppe coltivazioni sarebbero inoltre a ridosso dei fiumi.

I DANNI IN AGRICOLTURA - Il nodo allagamenti, dovrà passare necessariamente anche dai fondi agricoli. Qui la stima dei danni è sempre "generosa" ma nondimeno grave. Le intense e perduranti piogge che hanno interessato il territorio i giorni hanno avuto pesanti conseguenze nella gestione dell'attività agricola, soprattutto sulla Bassa Veronese. Le forti limitazioni riguardanti soprattutto la semina nei tempi prestabiliti determineranno una riduzione nei quantitativi dei raccolti ed un sicuro danno qualitativo, con forti ripercussioni economiche che ricadranno direttamente sul settore specifico e su tutto l'indotto. Per fare un punto delle questione il presidente della Provincia di Verona, Giovanni Miozzi, ha deciso di incontrare i rappresentanti dei Comuni interessati. Salizzole, Albaredo d'Adige, Angiari, Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant'Anna, Bovolone, Buttapietra, Casaleone, Castagnaro, Cerea, Concamarise, Erbè, Gazzo Veronese, Isola della Scala, Isola Rizza, Legnago, Minerbe, Nogara, Oppeano, Palù, Ronco all'Adige, Roverchiara, Sanguinetto, S. Pietro di Morubio, Sorgà, Terrazzo, Vigasio e Villabartolomea.  “La situazione dell'agricoltura veronese è molto pesante - ha spiegato Miozzi - con perdite che arrivano fino al 20% di mancato raccolto. Il contraccolpo del maltempo sul settore agricolo è stato ingente e adesso c'è un importante settore della nostra economia in ginocchio. Aspettiamo la quantificazione dei danni e poi cercheremo di capire quali leve possiamo azionare per aiutare i nostri imprenditori. Purtroppo sulle loro attività si sono abbattute varie cause". Parlando in presenza delle categorie (Coldiretti, Confagricoltori, Cia, Avepa e Consorzio Valli Grandi Veronesi), Miozzi ha voluto ribadire che "a causare il mancato deflusso delle acque piovane ci sono almeno due motivi: la forte urbanizzazione che ha occupato porzioni sempre maggiori di territorio intaccando la rete di fossati secondari che servivano a evitare il ristagno di acqua; la mancata manutenzione dei corsi d'acqua da parte dei Consorzi di bonifica. Io non voglio fare polemica con nessuno perché spesso è una questione di risorse insufficienti. Fra le azioni da mettere in campo c'è proprio l'affiancamento dei Consorzi nel reperimento di maggiori fondi”.

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