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Cronaca Centro storico / Piazza Bra

La guerra è in Europa, Draghi: «Conflitto in Ucraina riguarda le nostre democrazie». Le reazioni politiche a Verona

«Fermiamo subito l’orrore, Verona e la sua classe politica, i suoi amministratori e parlamentari si schierino in maniera netta contro la guerra, a fianco del popolo ucraino», lo chiede il gruppo Verona Domani cui fanno eco Traguardi ed il Pd: «Il sindaco condanni "senza e senza ma" l’aggressiva politica russa che sta generando morti e profughi»

«L’Ucraina è un Paese europeo, una nazione amica. È una democrazia colpita nella propria legittima sovranità. Voglio esprimere la solidarietà piena e incondizionata del popolo e del governo italiano al popolo ucraino e al presidente Zelensky. Quanto succede in Ucraina riguarda tutti noi, il nostro vivere da liberi, le nostre democrazie». È questo uno dei passaggi decisivi dell'intervento odierno, giovedì 24 febbraio, del presidente del Consiglio Mario Draghi.

Il premier afferma essenzialemente due cose: la prima è che l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia mette a repentaglio qualcosa che si è da troppo tempo abituati a dare per scontata, ovvero quell'organizzazione politica che passa sotto il nome di "democrazia". La seconda, connessa alla prima, è che gli avvenimenti di questa mattina in Ucraina, all'alba, non possono essere sentiti distanti, lontani dall'Italia o da una qualsiasi altra nazione europea. Il conflitto in atto è in Europa, tanto basta. Non vi è bisogno di ricordare le dichiarazioni d'intenti del presidente ucraino Zelensky che fino a ieri caldeggiava un ingresso nella Nato e in Ue. L'Ucraina è in Europa e molti dei suoi cittadini, specialmente i più giovani che della "Guera Fredda" conoscono soltanto ciò che hanno studiato a scuola, si sono ormai abituati a guardare più ad occidente che non ad oriente.

Il legame storico e culturale tra popolo ucraino e Russia è per certi aspetti innegabile, in molti sperimentano un vero e proprio bilinguismo a cominciare dallo stesso Zelensky ed è stato forse inevitabile, dunque, che in alcune aree di confine si siano venute a creare nel tempo situazioni assai complicate come quelle nelle regioni di Donetsk e Lugansk, abitate in prevalenza da cittadini di lingua russa. E, tuttavia, la sovranità dell'Ucraina per come si è venuta storicamente affermandosi, l'autodeterminazione democratica di un popolo, non può essere minata semplicemente richiamandosi a popolazioni vichinghe che, stanziatesi lungo le sponde del fiume Dnepr, furono all'origine del cosiddetto "Stato della Rus' di Kiev" nel IX secolo. Sostenere che russi e ucraini «sono un solo popolo» è un'affermazione che meriterebbe quantomeno di essere condivisa dalle parti in causa, in alternativa ogni pretesa storico-politica scade a mero esercizio di violenza e sopraffazione dell'una sull'altra (si consideri che ad oggi circa il 90% dei cittadini ucraini vuole l'indipendenza dalla Russia e tra i nati dopo il 1990 circa il 75% è favorevole all'ingresso nell'Ue). Il rovescio insipido di tale sentenza è infatti che l'Ucraina «non ha il diritto di essere una nazione sovrana», e poco conta che in questo caso le parole non sarebbero del presidente Putin, bensì del suo ministro degli Esteri Lavrov.

Di qui si devono comprendere sino in fondo le affermazioni, stringate ma decisive come spesso gli accade di fare, del presidente Mario Draghi: «L’Italia, l’Unione Europea e tutti gli alleati chiedono al presidente Putin di mettere fine immediatamente allo spargimento di sangue e di ritirare le proprie forze militari al di fuori dei confini internazionalmente riconosciuti dell’Ucraina in modo incondizionato». Fuori dai confini «internazionalmente riconosciuti» e «in modo incondizionato». Un conto è scrivere un preteso libro di storia dal titolo "Sull’unità storica dei russi e degli ucraini", un altro è inaugurare una guerra in Europa e bombardare gli aeroporti di Kiev. 

Se la posizione del governo italiano espressa dal premier Draghi appare chiara ed esplicita, qual è la situazione in Veneto e a Verona? Posizioni russofile non sono mai mancate tra gli esponenti della politica locale, così come nazionale, ed in tal senso una richiesta di chiarimento oggi, alla luce dei recenti sviluppi sul fronte ucraino, proviene a Verona dal movimento civico Traguardi: «Sono ancora tanti, e qualcuno lo abbiamo anche a Verona, i rappresentanti politici che per interesse personale e miopia si sono trasformati in alfieri di Putin, - si legge in una nota di Traguardi - spingendo per mettere in dubbio la nostra collocazione europea a suon di propaganda e informazioni fuorvianti. È giunto il momento di affermare compatti che la nostra città e il nostro Paese non possono né vogliono farsi dettare la linea da un autocrate nemico della democrazia e dei diritti». 

Ad esprimersi in modo consonante è anche il deputato veronese del Partito democratico Diego Zardini: «Oggi, con l’aggressione russa all'Ucraina da parte della Russia, l'Italia risponda compattamente, condannando questa azione di guerra. Tutta l’Unione europea deve essere decisa e determinata in una risposta forte per far fermare le armi, chiedendo fermamente di riaprire i canali diplomatici, unica via per risolvere questa situazione. È in bilico non solo la libertà del popolo ucraino, ma anche un'idea del diritto internazionale. L'Ucraina è una nazione libera e sovrana, non un protettorato della Russia. - conclude l'on. Diego Zardini - Ogni attentato alla sua sovranità deve essere condannato con forza. Fermate le bombe si riattivi subito la diplomazia per risolvere i gravi problemi che l’autoritarismo di Putin ha provocato».

Sempre dal fronte dem sono poi i consiglieri comunali Federico Benini, Elisa La Paglia e Stefano Vallani a chiedere che «il Comune di Verona faccia sentire forte e chiara la contrarietà della città di Verona rispetto alla folle guerra avviata questa notte alle porte dell’Europa». Gli stessi consiglieri quindi aggiungono: «Andando oltre le ideologie e ai tifosi di Putin, il sindaco, a nome dell’intero Consiglio comunale, condanni "senza e senza ma" l’aggressiva politica russa che sta generando morti e profughi in Ucraina, si appelli al governo e alle organizzazioni internazionali per riportare le contese all’interno del confronto diplomatico, stimoli il mondo economico e culturale Verona a contribuire ad una prospettiva di pace non basata esclusivamente sulla deposizione delle armi ma sull’avvio di una dialogo democratico rispettoso delle persone e dei popoli». Il Segretario provinciale Pd Maurizio Facincani e il segretario cittadino Luigi Ugoli, inoltre, fanno sapere che il Pd veronese presenterà mozioni di solidarietà alle popolazioni ucraine aggredite e contro l’attacco russo, per il cessate il fuoco, la deposizione delle armi, in ogni istituzione in cui è presente.

A chiedere che le istituzioni locali veronesi si schierino in modo chiaro è anche il gruppo di Verona Domani: «Un giorno drammatico e triste. Fermiamo subito l’orrore, Verona e la sua classe politica, i suoi amministratori e parlamentari si schierino in maniera netta contro la guerra, a fianco del popolo ucraino. Esprimiamo la più ferma condanna contro ogni forma di terrore e contro questa inspiegabile ed inaccetabile spirale di violenza e di morte messa in atto da di Putin. Sollecitiamo quindi tutti i componenti dell’apparato amministrativo e politico veronese a prendere posizione per sostenere l’azione diplomatica europea e condannare ogni uso della violenza».

È quanto si legge in una nota di Verona Domani nella quale i suoi componenti condannano con forza l’attacco di queste ore da parte della Russia al popolo ucraino. Il movimento civico guidato da Matteo Gasparato esprime così «la più netta censura contro ogni violenza e violazione del diritto internazionale, auspicando la fine immediata delle attività militari da parte di Putin». E ancora: «A nome della città di Verona, esprimiamo vicinanza a tutto il popolo ucraino. È il momento dell'unità e della coesione, in nome dei valori europei di pace e di libertà. Verona è città di pace, città inclusiva, che tante volte, grazie alla generosità e alla solidarietà dei veronesi, ha saputo dimostrare la sua cultura cattolica e cristiana. Verona, i suoi cittadini, i suoi rappresentanti istituzionali, si stringano accanto al popolo ucraino, condividendo con le famiglie e le persone di quel Paese che vivono nella nostra città un percorso di accoglienza per chi nelle prossime ore comincerà a fuggire da questo drammatico conflitto». 

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