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Uil Veneto: «Le donne non prendono meno soldi per motivi contrattuali, ma perché costrette a scegliere il part time per la famiglia»

Convegno sulla donna ed il lavoro nel territorio veronese, il segretario generale di Uil Veneto: «La scelta del part time viene fatta sempre dalla donna che mette in disparte il proprio talento e il proprio studio per accudire la famiglia»

«Stiamo per entrare nel 2024 e, purtroppo, viviamo ancora in un Paese e in una regione in cui la donna viene discriminata e fa fatica ad emergere nel mondo del lavoro, sia per la qualifica da ricoprire che per la retribuzione economica». Sono le parole che ha espresso Roberto Toigo, segretario generale di Uil Veneto, durate il convegno organizzato insieme alla Regione Veneto nell’azienda agricola veronese di Villa Canestrari. Un incontro dedicato alle donne, al lavoro e al salario con lo scopo di «trovare una soluzione per permettere un’emancipazione femminile».

In merito, lo stesso segretario generale di Uil Veneto Roberto Toigo ha aggiunto: «Eppure, come Uil Veneto, vediamo che nei contratti nazionali non c’è assolutamente una disparità di stipendio tra donne e uomini. La verità è che la donna ancora, nella maggior parte dei casi, ricopre il ruolo di custode del focolare domestico e per questo tipo di cultura, ancora ben radicata nel nostro territorio e alimentata fin da bambini, la donna automaticamente fa uno e più passi indietro nel lavoro per accudire i figli e i genitori».

A confermare tale analisi, secondo il segretario generale di Uil Veneto, sarebbero proprio i numeri: «In Veneto, - ha evidenziato Roberto Toigo - nel settore privato (anno 2022), la retribuzione di una donna in media è di 18.481 euro, mentre quella di un uomo è di 27.750 euro. In pratica, per quanto riguarda il salario tra uomo e donna, c’è una disparità del 33,4 per cento. Perché? Facciamo attenzione perché questi numeri non devono farci pensare che la donna prende uno stipendio inferiore a quello di un uomo, - ha rimarcato Roberto Toigo - ma che la donna recepisce uno stipendio inferiore per via dell’inferiore orario di lavoro che svolge. In Veneto il 28,4 per cento dei dipendenti è in part time, cioè circa 478 mila dipendenti: il 72 per cento è donna, ovvero 344 mila dipendenti. E la scelta del part time - ha sottolineato ancora il segretario generale di Uil Veneto - viene fatta sempre dalla donna che mette in disparte il proprio talento e il proprio studio per accudire la famiglia».

Cosa bisognerebbe dunque fare per cercare di modificare questo stato di cose? Secondo Roberto Toigo la possibile risposta a tale problematica non può che essere corale e coinvolgere ampi settori della società, anzitutto le agenzie educative: «Per invertire la rotta e permettere alla donna di emergere e di diventare protagonista nel mondo del lavoro - ha spiegato il segretario generale di Uil Veneto - bisogna che tutti quanti facciamo qualcosa in più, dobbiamo tutti rimboccarci le maniche e lavorare insieme, dalle istituzioni alle scuole, alla cultura. Chiudo riallacciandomi alla tragedia di Giulia Cecchettin che ci ha mosso un po’ tutti, come un terremoto ci ha sconquassati all’interno, spingendoci a promuovere il cambiamento: sfruttiamo questo momento difficile e tragico perché il lavoro, la parità, la dignità significhi anche sicurezza per la donna, voglia di vivere, di fare e di crescere anche nel lavoro. Non dobbiamo solo raccontarlo che la donna è l’asse portante della società e della famiglia e non dobbiamo ricordarcelo solamente quando ci deve stirare le camicie o preparare la cena», ha concluso Roberto Toigo.

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