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Verona insicura o Verona sicuritaria? Attacco incrociato al controllo di vicinato

Tommasi firma il protocollo in prefettura e viene attaccato da destra e da sinistra. Per Tosi e Bertaia, lo strumento non è sufficiente. Mentre alcune associazioni temono una «deriva che cade nella paranoia istituzionale»

Una parte lo giudica un accordo da riformare per dare un segno di discontinuità con il passato. Dall'altra parte, invece, lo si vede come uno strumento insufficiente per aumentare la sicurezza in città. A pochi giorni di distanza dalla firma sul protocollo che regola il controllo di vicinato a Verona, ecco le prime critiche rivolte al sindaco Damiano Tommasi, il quale ha sottoscritto l'intesa insieme al prefetto Donato Cafagna.

Per il deputato veronese Flavio Tosi e per la consigliera comunale Anna Bertaia, questo protocollo non è abbastanza. «C'è un problema generalizzato di insicurezza, i fatti di cronaca sono frequenti e ripetuti tra aggressioni, violenze, molestie, vandalismi e furti - ha evidenziato Tosi e Bertaia - Non basta il controllo di vicinato. Non siamo contrari a priori, ma per come è stato istituito sembra più un modo di scaricare sui cittadini la gestione della sicurezza. Andrebbe quantomeno accompagnato da una vera politica per la sicurezza e dall’intensificamento di altre misure: telecamere, pattuglie, potenziamento della polizia locale, utilizzo anche dell’esercito ove servisse, vigilanza privata, riqualificazione e rivitalizzazione delle aree più buie e degradate».
E un esempio descritto dalla consigliera tosiana e dal parlamentare di Forza Italia è l'insicurezza vissuta sugli autobus dai passeggeri e dagli autisti, vittime di molestie e intimidazioni. Recentemente, c'è stato un controllo a tappeto da parte della polizia locale, ma per Tosi e Bertaia sono necessarie delle azioni strutturali di prevenzione e repressione. «L'amministrazione comunale di Verona deve lavorare congiuntamente alla Provincia e ai sindaci dei Comuni delle tratte a rischio», ha dichiarato la consigliera comunale. Mentre Tosi ha riflettuto in prospettiva nazionale. «Vanno inasprite le pene e abbassata l’età della punibilità - ha proposto - È chiaro che queste bande giovanili agiscono sentendosi impunite».

Dall'altra parte, invece, ci sono associazioni che criticano l'impostazione culturale del protocollo d'intesa sul controllo del vicinato. Un'impostazione ritenuta troppo sicuritaria e quindi in linea con le politiche portate avanti dalla passate amministrazioni comunali. Amministrazioni che avevano un diverso colore politico rispetto a quella di Tommasi. Circolo Pink, Infospazio 161, Laboratorio Autogestito Paratodos, Verona Città Aperta e Rifondazione Comunista Verona si sono detti basiti per l'intesa firmata in prefettura. «Il controllo del vicinato viene visto come uno strumento di prevenzione dell'illegalità e del degrado, ma cosa significa per Tommasi illegalità e degrado? - si sono chieste le cinque organizzazioni - Questi due termini possono essere pericolosi se mal interpretati e applicati da cittadini troppo zelanti e attenti alla sicurezza del proprio recinto. Forse va proprio ripensato il concetto di convivenza urbana, perché le nostre città e le aree urbane non possono diventare spazi dove solo chi vive una condizione di agiatezza e regolarità ha diritto di stare. Siamo consapevoli che la nostra è ormai una civiltà multiculturale, che le migrazioni dovrebbero essere una ricchezza, che anche la malattia mentale non va repressa ma capita. Questa deriva securitaria che cade nella paranoia istituzionale decisamente non ci piace e non ci rappresenta. Ci chiediamo chi andrà a colpire: sicuramente soggetti deboli o eccentrici, ma anche tutte quelle situazioni sociali che disturbano. Chiediamo quindi a Tommasi e a chi ha approvato il protocollo di ripensare a una nuova struttura sociale di convivenza che tenga conto non solo di chi ha ma anche di chi non ha e di chi è costretto a nascondersi per non farsi trovare».

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