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Politica

«Nuovo esodo dei lavoratori veneti: incapacità di programmazione della giunta»

«In questo processo di impoverimento generale c’è una modalità di fare politica che sta giungendo a termine, quella della Lega e del suo “lasciar fare”», ha detto la consigliera regionale del Partito Democratico, Anna Maria Bigon

«Lo studio della Cgia di Mestre sul nuovo e imminente esodo di 250 mila lavoratori veneti verso la pensione, destinato ad aggravare il fabbisogno di manodopera del territorio veronese e veneto, rappresenta un’ulteriore conferma della incapacità di programmazione di questa giunta regionale, che dal lavoro alla sanità, dalla sicurezza alla giustizia fino alla scuola sta facendo scontare ad imprese e cittadini disservizi enormi che finiscono per rallentare crescita e sviluppo del territorio», è la consigliera regionale del Partito Democratico, Anna Maria Bigon, ad incalzare la maggioranza di Palazzo Balbi sul tema.

«Tante chiacchiere sulla centralità della famiglia al fine di invertire il trend demografico improntato ad un inesorabile invecchiamento della popolazione ma, al lato pratico, nessun servizio aggiuntivo per le giovani coppie che hanno disperato bisogno di più posti negli asili nido, di accedere a mutui e di una maggiore stabilità dei contratti di lavoro - prosegue Bigon. Manca manodopera ma il lavoro che si trova è spesso intermittente, precario e mal pagato. Allo stesso tempo, rimane ambigua la posizione del Veneto sull’accoglienza e i flussi migratori, necessari a ricoprire le posizioni lavorative mancanti con particolare riguardo all’agricoltura. Continua anche il fenomeno della fuga di cervelli con centinaia di laureati che ogni anno lasciano i nostri territori attirati da migliori opportunità soprattutto all’estero. Manca personale nei servizi pubblici essenziali, dai tribunali alla sanità, dove l’eccellenza del sistema socio-sanitario veneto è ormai un pallido ricordo».

«In questo processo di impoverimento generale c’è una modalità di fare politica che sta giungendo a termine – conclude il consigliere –, quella della Lega e del suo “lasciar fare” che, soffiando sulle paure senza mai affrontare i problemi per non disturbare nessuno, è riuscita a frenare il Veneto "locomotiva d’Italia"».

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