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Stop al "Brusa la Vecia" in piazza Bra, Bisinella attacca: «Tradizione millenaria che non può venire meno»

Fa discutere l’annullamento del tradizionale rogo della "vecia" deciso dall’amministrazione comunale di Verona per far fronte all’aumento delle Pm10

«La scelta dell’amministrazione Tommasi di annullare per motivi di inquinamento il tradizionale rogo della vecia è di stampo meramente ideologico». A dirlo è Patrizia Bisinella, capogruppo di Fare con Tosi in Consiglio comunale a Verona che contesta così la scelta della Giunta: «La manifestazione, - prosegue la consigliera comunale Bisinella - dopo due anni di stop imposto dall’emergenza Covid, verrà realizzata in tutto il Veneto e in buona parte del centro Italia, anche in zone con tassi molto più rischiosi di Pm10 nell’aria. Davvero vogliamo credere che un falò possa incidere sull’inquinamento di un’area vasta e complessa come quella della nostra provincia? E se così fosse, come è possibile che in quasi tutti i paesi del nostro territorio la manifestazione venga mantenuta, mentre solo nel capoluogo sia stata annullata?», chiede retoricamente Bisinella.

Nella nota diffusa lunedì dal Comune di Verona veniva spiegato che «nonostante sia difficile quantificare le Pm10 emesse da un falò, che dipendono da diverse variabili tra cui le condizioni atmosferiche e il tipo di combustibile usato, è evidente l’incidenza che un falò delle dimensioni come quello di "Brusa la Vecia" può avere per la qualità dell’aria, con valori di inquinanti che potrebbero non solo alzarsi di molto, ma anche perdurare per diversi giorni». A parziale supporto di queste preoccupazioni manifestate dalla Giunta guidata dal sindaco Damiano Tommasi, è comunque possibile evidenziare come in Veneto non solo a Verona si sia deciso di imboccare tale strada, bensì, salvo smentite dell'ultima ora, anche in almeno un'altra città capoluogo di provincia come Treviso, amministrata peraltro dall'esponente della Lega Mario Conte.

Secondo quanto riportato dall'Ansa, inoltre, anche sul fiume Sile, al confine tra Roncade (Treviso) e Quarto d'Altino (Venezia), dove da decenni il "panevin" veniva costruito su una grande zattera galleggiante ed attizzato da subacquei armati di fiaccole, quest'anno si farà in modo alternativo. Sempre per ragioni di ispirazione ambientalista, infatti, al posto del fuoco che brucia la tradizionale pira, quest'anno il "panevin" sarà sostituito da «sofisticati intrecci colorati di luci laser». 

Secondo la capogruppo di Fare con Tosi, Patrizia Bisinella, le motivazioni della Giunta Tommasi sarebbero invece differenti: «L’impressione - afferma la consigliera comunale a Palazzo Barbieri Patrizia Bisinella - è che dietro al tema della sostenibilità ambientale si nasconda una scelta di matrice ideologica molto più pericolosa: la volontà di annullare le nostre tradizioni millenarie a vantaggio di una società globale che dimentichi le radici, senza rispetto e in nome di una miscellanea di culture che, senza una guida salda, rischia di essere solo pericolosa».

Sulla stessa lunghezza d'onda anche il consigliere comunale a Verona della Lega Nicolò Zavarise ha dichiarato: «La motivazione adottata di tutela dell'inquinamento è quantomeno futile, e lo stesso Comune infatti si trova ad ammettere che è difficile quantificare le Pm10 emesse da un falò...ed è difficile credere che un singolo falò possa alterare la qualità dell'aria. Sembra invece persistere la volontà di continuare ad annullare manifestazioni che fanno parte della tradizione veronese e che sono state promosse dalle precedenti amministrazioni comunali», conclude Zavarise.

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