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Immigrazione, sindaci leghisti delusi. PD: «Sgombrato il campo dalla propaganda»

Attivato Cas a San Vito di Legnago per ospitare 37 richiedenti asilo. Il sindaco Lorenzetti si toglie la fascia tricolore per protesta e chiede al Governo Meloni «azioni forti su immigrazione e sicurezza»

Non si fermano gli sbarchi dei migranti sulle coste italiane. E la loro accoglienza è un problema sempre più complicato per i sindaci, che cominciano anche nel Veronese a protestare.

Il primo cittadino di Prato, in Toscana, Matteo Biffoni è il delegato sull'immigrazione dell'Anci, l'associazione nazionale dei comuni italiani, e recentemente non ha usato mezze misure. «Siamo sull'orlo del tracollo - ha dichiarato Biffoni a Today - C'è un perverso meccanismo politico perché questo è il governo del "niente sbarchi", ma fuori dalla propaganda elettorale sono in difficoltà». Una difficoltà che viene principalmente scaricata sulle comunità locali, dove si cerca di organizzare un'accoglienza diffusa nonostante i mal di pancia dei sindaci (soprattutto leghisti o di centrodestra) e nonostante un numero di arrivi in aumento. I migranti arrivati quest'anno, infatti, sono già il doppio di quelli arrivati l'anno scorso e non se ne vedevano così tanti dal 2017.

E l'accoglienza è gestita dalle prefetture, che già adesso in Veneto hanno problemi a trovare strutture per sistemare i richiedenti asilo in gruppi piccoli e diffusi sul territorio. Mentre, a breve, dovranno trovare posto per altri 200 profughi.
Posti che in alcuni casi vengono trovati senza una reale interlocuzione con le amministrazioni comunali, come denunciato dal sindaco di Legnago Graziano Lorenzetti. La prefettura di Verona ha infatti attivato un centro di accoglienza straordinaria (Cas) nella frazione di San Vito, a Villa Verdiana, dove sono stati alloggiati 37 richiedenti asilo. «Non siamo stati informati per tempo - si è lamentato Lorenzetti - E il trasferimento non è stato supportato da un aumento dell’organico delle forze dell'ordine sul territorio, già costrette ad operare con limitazioni a causa della normativa vigente. Chiediamo azioni forti di modifica delle norme attuali in materia di immigrazione e tutela della sicurezza per permettere alle forze dell’ordine di contrastare in modo concreto le azioni malavitose. Sarà nostra cura controllare la situazione nel quotidiano con le forze e gli strumenti a disposizione».
A dar man forte a Lorenzetti è intervenuto anche Andrea Girardi, sindaco di Minerbe, territorio confinante con la frazione di San Vito di Legnago che quindi in parte deve sopportare le conseguenze di questa accoglienza. «In tempi come questi dove il costo del carburante sale alle stelle, il costo della spesa al supermercato salirà del 20% nei prossimi mesi, trovo assurdo che i cittadini debbano assistere a tutto questo - ha scritto Girardi su Facebook - Mi fa male, trovo sia una vessazione ingiusta da parte dello Stato che non risolve il problema ma lo fa gestire ad altri, una vessazione che non meritiamo».

E l'insoddisfazione di Girardi e Lorenzetti è simile a quella manifestata anche da altri sindaci del centrodestra nei confronti di un governo nazionale da cui si attendevano di più. Ma Lorenzetti è andato anche oltre, mettendo in atto una protesta simbolica. Il sindaco di Legnago ha infatti riposto nell'armadio la sua fascia tricolore, dichiarando di volerla indossare di nuovo solo quando dal governo della premier Giorgia Meloni arriveranno migliori strumenti per la difesa dei cittadini.

Un protesta, quella di Lorenzetti, criticata sia dal Partito Democratico che da Forza Nuova. «Gli oltre 100mila sbarchi dall’inizio dell’anno hanno sgombrato il campo dalla vuota propaganda della destra, rendendo evidente che i flussi migratori non hanno colore politico ma sono un fenomeno epocale da affrontare - hanno dichiarato Franco Bonfante e Alessia Rotta, segretario provinciale e segretaria cittadina del PD di Verona - Come hanno capito anche tanti esponenti del centrodestra, le alternative dell’accoglienza sono due: o i grandi hub che abbiamo già visto essere forieri di promiscuità, epidemie e tensioni sociali; oppure l’accoglienza diffusa, di cui però va ricostruita la rete esistente fino al 2019 che è stata smantellata dai Decreti Salvini. Con circa 9mila persone in parte "parcheggiate" in tende, palestre e strutture temporanee, come il Cas di San Vito di Legnago, il Veneto e Verona sono sul crinale di questa scelta. Invece di sbraitare o di riporre la fascia in un cassetto, come fanno certi sindaci leghisti che si comportano come fossero ancora all’opposizione, va chiesto con forza al Governo che i Comuni vengano supportati in modo serio e organico nella gestione dei migranti, per una accoglienza pacifica e rispettosa delle regole che passa necessariamente dall’organizzazione di servizi di integrazione quali l’insegnamento della lingua e la formazione professionale».
Mentre Giusva Mandato, responsabile di Forza Nuova nella Bassa Veronese, ha dichiarato: «La protesta di Lorenzetti, attuata riponendo la fascia tricolore in un armadio, è quella dello struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia. Attendere un intervento dello Stato che non solo non arriverà mai ma peggiorerà la condizione di degrado che già vivono Legnago e la Bassa Veronese, è una presa in giro da scarica barile».

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