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Con Vinitaly, Verona incoronata regina della filiera del vino italiano

Massiccia la presenza istituzionale a Veronafiere per la prima giornata del salone internazionale dei vini e dei distillati, evento che aspira ad aggregare tutti i soggetti coinvolti nella valorizzazione del vino italiano sui mercati esteri

Piattaforma di promozione internazionale per un settore che rappresenta la prima voce attiva della bilancia commerciale del Paese, con una filiera da 530mila imprese, 870mila addetti e 31,3 miliardi di euro di fatturato. Oggi, 2 aprile, Vinitaly è tornato a Veronafiere, ribadendo la propria funzione guida per il comparto vitivinicolo italiano.
Un salone a tutto business, dove sono protagoniste per quattro giornate oltre 4.000 aziende espositrici da più di 30 nazioni, 17 padiglioni occupati per 100mila metri quadrati netti. La fiera di Verona diventa così piazza di incontro del meglio dell’offerta enologica con la domanda di operatori professionali da tutto il mondo: più di 25mila soltanto quelli attesi dall’estero, da 130 nazioni.

Vinitaly si conferma uno strumento strategico a servizio del made in Italy, facendo di Verona la capitale del sistema-vino nazionale. Un ruolo ribadito dalle istituzioni presenti oggi in fiera: da Lorenzo Fontana, presidente della Camera dei Deputati, a Francesco Lollobrigida, ministro dell'agricoltura, Gennaro Sangiuliano, ministro della cultura, Antonio Tajani, ministro degli affari esteri, Matteo Salvini, vicepremier e ministro delle infrastrutture e dei trasporti, e Orazio Schillaci, ministro della salute.
«Verona è un'eccellenza e la regione Veneto corre più di altre ma dobbiamo cercare di allineare tutto il sistema-Italia perché non c'è niente di più forte del marchio Italia», ha detto il ministro Lollobrigida. E di eccellenza ha parlato anche il presidente della Camera Fontana, definendo Vinitaly «una manifestazione grandiosa con cui Verona dimostra tutte le sue potenzialità».

Un’investitura in piena regola da parte delle istituzioni che riconosce Vinitaly come aggregatore di tutti i soggetti coinvolti nella valorizzazione del vino italiano sui mercati esteri, emergenti e maturi. «Abbiamo registrato un forte e positivo segnale di unità di intenti tra Veronafiere, Vinitaly e tutto il sistema istituzionale impegnato nell’internazionalizzazione del made in Italy - ha detto oggi all’inaugurazione Federico Bricolo, presidente di Veronafiere - La presenza così numerosa e qualificata del Governo è un segnale di grande attenzione di cui siamo grati, anche a nome di tutte le nostre aziende espositrici. L'obiettivo ora è costruire insieme una piattaforma promozionale permanente e coordinata, in grado di attrarre da un lato gli investimenti sul prodotto italiano e dall’altro l’incoming sull’Italia, i suoi territori vocati e sulla rassegna che meglio la rappresenta: Vinitaly».
«I numeri della filiera mostrano come il vino nell’arco di un decennio sia diventato saldamente un capitale strategico del prodotto Italia - ha aggiunto Maurizio Danese, amministratore delegato di Veronafiere - Per questo ora dobbiamo puntare a intensificare e accelerare una progettualità per rendere Vinitaly un brand ancora più efficace sullo scacchiere della domanda internazionale del nostro vino, con l’obiettivo di incrementare le presenze di operatori professionali dall’estero e il presidio permanente sui mercati globali. La prossima frontiera di radicamento di Veronafiere, dopo Brasile e Cina, sono gli Stati Uniti in Occidente e il Giappone e la Corea del Sud in Oriente».

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Al taglio del nastro del 55esimo Vinitaly sono intervenuti anche Luca Zaia, presidente delle Regione del Veneto, Damiano Tommasi, sindaco di Verona, Flavio Pasini, presidente della Provincia di Verona, Pasquale Salzano, presidente di Simest, e Matteo Zoppas, presidente di Icr Agenzia.
«Se Vinitaly è qui è perché c'è una città in grado di accogliere espositori da tutto il mondo e rendere possibile una manifestazione di questo livello - ha detto il sindaco Damiano Tommasi - La presenza di tante autorità dà la dimensione della responsabilità che abbiamo come città. Il ruolo dell'amministrazione è mettere a disposizione tutti i servizi necessari per rendere vivibili al meglio questi giorni di fiera e far sì che operatori e visitatori abbiano desiderio di tornarci. Credo che il valore aggiunto della manifestazione sia proprio il luogo in cui si svolge, è nostro compito portare avanti la connessione tra la fiera, Vinitaly e la città, implementando sempre di più questa fusione, a vantaggio di un’attività produttiva che è orgoglio per tutti. Ai lavoratori e alle lavoratrici che stanno dietro a questa imponente macchina organizzativa va il mio ringraziamento, come ai lavoratori che raccolgono l’uva dalle piante e di cui spesso ci si dimentica. È di loro che oggi c’è particolarmente bisogno per ampliare quel processo che arriva alle nostre tavole e nei nostri stand, restituendo dignità a lavori che fanno parte della nostra tradizione e della nostra identità. Quest’anno in fiera c’è anche l’arte, pensiamo ai nostri prodotti come opere da tramandare e preservare».
E il lavoro in agricoltura è stato sottolineato anche dal ministro Lollobrigida che ha detto: «Nelle campagne c'è bisogno di manodopera e i giovani italiani devono sapere che non è svilente andare a lavorare in agricoltura. Anzi, quello che non è un modello di civiltà è non andare a lavorare, stare sul divano e gravare sulle spalle altrui col reddito di cittadinanza». Mentre il presidente del Veneto Zaia ha riferito: «Nel Veneto l’8% delle 83mila aziende agricole esistenti sono condotte da giovani. È un dato Istat che ci dice come nella nostra regione siano già al lavoro diversi giovani che vedono nell’agricoltura una prospettiva occupazionale per le nuove le generazioni. Ma le prospettive non sono solo per chi vuole cimentarsi con l’impresa, lo sono anche per coloro che guardano al lavoro dipendente. L'agricoltura oggi è un settore che non ha nulla da invidiare ad altri altamente specializzati e tecnologicizzati. Comporta certamente fatica e ancora sacrifici, ma ha come protagonisti veri professionisti che ogni giorno si misurano con tecnologia e informatica. Pensiamo solo a come sono organizzate oggi le coltivazioni, gli allevamenti, le produzioni agroalimentari, le stesse previsioni degli eventi atmosferici. È un mondo che i nostri nonni non riconoscerebbero. Sono certo che i giovani sono consapevoli di questo. Per definizione sono i portatori di idee nuove e sanno guardare al mondo dell’agricoltura non solo per lo specifico impiego ma anche per le occasioni che riserva come indotto. Oggi, infatti, lavorare in agricoltura significa anche occuparsi di agriturismo, fattorie didattiche, guide esperienziali, ricerche enogastronomiche. Il lavoro in campagna è un vaso di pandora in positivo, una volta scoperto è un’esplosione di occasioni».

vinitaly 2023 tommasi zaia inaugurazione

Intanto, l’edizione numero 55 di Vinitaly registra già un primato: quello dei 1.000 top buyer da 68 nazioni arrivati oggi a Verona: un contingente di super-acquirenti selezionati, invitati e ospitati in collaborazione con Ice Agenzia, cresciuto del 43% rispetto all’anno precedente. Ed è record anche per i 10mila appuntamenti già fissati prima dell’inizio della rassegna.

Vinitaly si tiene in contemporanea alla 27esima edizione di Sol&Agrifood, rassegna dell’agroalimentare di qualità, e alla 24esima edizione di Enolitech, salone internazionale delle tecnologie per la produzione di vino, olio e birra.

Al termine dell’inaugurazione, Veronafiere e Vinitaly hanno voluto rendere omaggio ad Angelo Betti, agronomo, giornalista, storico segretario generale della fiera tra gli anni '70 e '80 e creatore di molte rassegne fieristiche divenute affermati brand internazionali, tra le quali Vinitaly. Dal 2016, il Premio Cangrande Benemeriti della Vitivinicoltura è intitolato a Betti e sua nipote, Maria Neve Betti, ha ricevuto questa mattina una medaglia a ricordo dei 50 anni del premio.
A seguire anche la cerimonia del Premio Vinitaly International. Nella categoria "estero" è stato premiato Joseph Schuller, master of wine e managing director della Austrian Wine Academy, «per i meriti come fondatore del più importante centro wset in Europa che, da 35 anni, forma 15mila studenti all’anno e il cui campus ha avviato al percorso master of wine oltre 100 studenti». Per l’Italia, invece, il premio è andato a Riccardo Cotarella, enologo e professore di enologia all'università della Tuscia di Viterbo, «per il costante impegno nel supportare le aziende del settore con la propria esperienza enologica, nella valorizzazione del vino italiano, e per il contributo nel far conoscere e promuovere i territori meno noti del Paese». Per la nuova categoria "innovation", infine, il riconoscimento è stato assegnato Marco Simonit, maestro potatore, «per la sua ricerca nel campo della viticoltura, che lo porta a offrire consulenze nei più importanti vigneti di tutto il mondo e per aver introdotto e diffuso una tecnica di potatura ramificata, meno invasiva e più rispettosa della natura delle piante».

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