rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024
Economia

Mercato del lavoro veneto: a novembre saldo negativo per la fine della stagione turistica e il rallentamento dell'industria

È quanto emerge dall'ultimo numero de La Bussola dell'Osservatorio Regionale Mercato del Lavoro

Nonostante la fisiologica flessione registrata nell’ultimo mese, rimane positivo il bilancio occupazionale del mercato del lavoro veneto nell’arco di questo 2023, che tra gennaio e novembre registra un aumento di 48.200 posizioni di lavoro dipendente, un risultato migliore sia rispetto allo scorso anno che al periodo pre-pandemico del 2019. Anche l’ammontare delle assunzioni, complessivamente 590.000 in questi 11 mesi, continua ad essere il più alto osservato nell’ultimo quinquennio. Cresce in particolare il reclutamento di lavoratori più maturi (+4% tra gli over 55).
È quanto emerge dall'ultimo numero de La Bussola dell'Osservatorio Regionale Mercato del Lavoro, relativamente al mese di novembre (scarica il report completo). 

Il saldo del solo mese di novembre è negativo, come sempre in questo periodo dell’anno, per -8.900 posizioni lavorative e risulta condizionato dal posticipo della chiusura della stagione turistica estiva, oltre che da un nuovo rallentamento della domanda di lavoro in alcuni comparti del settore industriale, ma è ancora migliore di quello registrato nel 2019 (-12.800), quando si intravedevano i primi segnali di rallentamento occupazionale che hanno caratterizzato l’intero periodo della pandemia.

Aumentano i posti di lavoro a tempo indeterminato (+3.700 nel mese di novembre), anche se la dinamica espansiva che ha caratterizzato l’ultimo anno si conferma in attenuazione (-3% a novembre), mentre il bilancio del lavoro a termine risente delle conclusioni contrattuali della stagione estiva e segna una diminuzione di 12.500 posizioni di lavoro. Continua a crescere il part time (+4% nel periodo gennaio-novembre e +7% nell’ultimo mese), soprattutto in relazione agli uomini e a settori quali agricoltura e alcuni ambiti del terziario. L’incidenza delle assunzioni a tempo parziale sul totale delle assunzioni si attesta a novembre al 35%, con punte del 53% per quanto riguarda le donne. Le dimissioni, nell’ultimo mese stabili sui livelli dell’anno precedente, risultano in lieve calo (-2%) nell’intero periodo gennaio-novembre.

Il bilancio del 2023 è positivo in tutte le province del Veneto con l’eccezione di Belluno (-1.800 posti di lavoro), condizionato, nei mesi autunnali, dall’impatto delle conclusioni contrattuali della stagione turistica estiva. Saldo positivo e in rafforzamento a Verona (+14.200 contro +12.500 del 2022), mentre si mantiene sui livelli dello scorso anno a Venezia (+10.100), Padova (+9.500), Vicenza (+6.500), Treviso (+6.900) e Rovigo (+2.800). La domanda di lavoro rimane sostenuta e in aumento a Venezia e Verona e sui livelli del 2022 o in lieve calo negli altri territori.

L’agricoltura si conferma uno dei settori maggiormente in salute di questo 2023, grazie ad aumento di 7.800 posti di lavoro (risultato migliore degli ultimi due anni e vicino ai valori massimi registrati nel 2020) e a una contrazione delle cessazioni (a fronte di una sostanziale stabilità delle assunzioni). Più in difficoltà il comparto industriale, che si mantiene in terreno positivo (+17.500 posizioni lavorative) ma in significativo ridimensionamento rispetto agli scorsi anni, soprattutto per effetto dell’andamento dell’industria metalmeccanica, della chimica-plastica e di alcuni comparti del made in Italy (concia, calzature e legno-mobilio), con un calo delle assunzioni del 4% sul 2022. In lieve controtendenza il mese di novembre, positivo grazie soprattutto all’andamento dell’edilizia. Nell’ambito dei servizi, turismo e commercio al dettaglio continuano a fare da traino alla crescita dell’intero settore, sia nell’arco dell’intero 2023 che nel solo mese di novembre, nonostante le ricadute determinate dal posticipo della chiusura della stagione estiva.

Gli ingressi in condizione di disoccupazione nel periodo gennaio-novembre 2023 sono stati complessivamente 132.000, in crescita rispetto al 2022 per l’aumento dei disoccupati veri e propri, ovvero la principale componente dei disponibili iscritti ai Centri per l’impiego della regione.

«Occhi puntati al manifatturiero, che deve restare il nostro settore strategico più rilevante, perché relativo alla produzione "ricca" e carica di valore. Auspico che la nuova legge sul Made in Italy, da poco approvata in Parlamento, ci aiuti a difendere questo comparto in cui una contrazione di occupati potrebbe destare preoccupazione. Si tratta di un ambito fondamentale, che va difeso, tutelato, valorizzato e promosso. Abbiamo una forte tendenza all’export, il Veneto si conferma regione leader, ma è evidente che alcune dinamiche di concorrenza sleale mettono in difficoltà i nostri comparti più preziosi. La difesa del perimetro occupazionale di questo settore passa anche attraverso la filiera professionalizzante nel mondo dell’istruzione e della formazione delle migliori forze lavoro, quelle che danno valore al comporto produttivo ottenendone tutela».
Questo il commento dell'assessore regionale all’Istruzione, formazione e lavoro, Elena Donazzan. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Mercato del lavoro veneto: a novembre saldo negativo per la fine della stagione turistica e il rallentamento dell'industria

VeronaSera è in caricamento