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Intel a Vigasio, Zaia al Governo: «Diteci se la questione è chiusa»

Il presidente della Regione sventola un "piano B" di cui ancora si sa poco. E sui mancati investimenti della multinazionale americana in Italia le opposizioni parlano di sconfitta del Governo Meloni

In molti sperano che le sue parole siano legate ad una trattativa ancora in corso e che non celino la reale intenzione di chiudere le porte all'Italia. Sta di fatto che al Forum di Davos, l'amministratore delegato di Intel Patrick Gelsinger ha per il momento escluso l'apertura di uno stabilimento per la produzione di semiconduttori nel nostro Paese. Stabilimento che sarebbe potuto sorgere a Vigasio, in provincia di Verona.

E il primo a voler conoscere se la trattativa del Governo con Intel è aperta o chiusa è il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, il quale intanto sventola il cosiddetto "piano B". «Bisogna che ci arrivi una lettera del Governo che ci dica che la questione è chiusa - sono le parole di Zaia riportate da Agenzia Dire - Noi sappiamo cosa abbiamo firmato, ma il Governo ci deve scrivere che la vicenda Intel è tombale, dopodichè ci regoliamo di conseguenza, abbiamo sempre il piano B. Ad oggi abbiamo dei patti di riservatezza firmati in virtù dei quali non possiamo dire molte cose. E alla luce di quello che abbiamo firmato, bisogna che ci arrivi una lettera del Governo che ci dica che la vicenda è chiusa».

Cosa sia questo "piano B", per ora, solo Zaia lo sa. Dalla sua maggioranza, Forza Italia vorrebbe saperne di più e, per adesso, prende atto delle parole di Gelsinger e attraverso il consigliere veronese Alberto Bozza accusa la Regione di non aver fatto abbastanza per portare Intel a Vigasio.
Mentre le opposizioni parlano apertamente di sconfitta del Governo Meloni. «È l'ennesimo fallimento della politica industriale di questo Governo - ha commentato il senatore del PD Andrea Martella, rivolgendo un'interrogazione al ministro delle imprese e del Made in Italy Adolfo Urso - Quel che vogliamo sapere è se sia intenzione del Governo riavviare rapidamente un dialogo con il gruppo Intel, allo scopo di fornire tutte le rassicurazioni necessarie all'azienda statunitense per favorire la realizzazione in Italia di almeno uno stabilimento per il packaging e l'assemblaggio di semiconduttori. Vogliamo inoltre conoscere quali nuove iniziative il Governo intenda adottare per garantire al Paese adeguati livelli di ricerca e sviluppo in ambito tecnologico, della microelettronica e dell'intelligenza artificiale, nonché per accrescere le opportunità di creazione di nuovi posti di lavoro di qualità, di sviluppo territoriale, di trasferimento tecnologico e rafforzamento delle università e dei centri di ricerca italiani».
E il direttivo di Azione Verona chiosa: «La rinuncia da parte di Intel ad investire in Italia e nel nostro territorio rappresenta un nuovo fallimento e un chiaro esempio di miopia politica. Investimenti per 4,5 miliardi, 1.500 posti di lavoro diretti e circa 3.500 creati dall’indotto, visibilità ed attrattività internazionale sia con riferimento alle persone che ai capitali, possibilità di importanti sinergie con il mondo universitario e della formazione e molto altro ancora; questo è quello che sembra ormai perso. Ma consoliamoci, esiste un fantomatico piano B».

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