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Cronaca

Maxi operazione sotto copertura contro il narcotraffico: oltre 3 quintali di cocaina sequestrati a Verona

Coordinata dalla D.D.A. di Trieste, l'operazione "Geppo 2021" si è conclusa con oltre quattro tonnellate di stupefacente intercettati. Tra questi, anche i 355 chili scovati a Verona Sud da polstrada e guardia di finanza a novembre

Era l'8 novembre 2021, quando l'attenzione di una pattuglia della polizia stradale di Verona è stata attirata da un autocarro che viaggiava in direzione di Milano, che appariva in condizioni non ottimali, con anche un fanale bruciato. 
Fatto uscire al casello di Verona Sud, gli agenti appurarono che alla guida si trovava un 40enne bresciano che traportava materiale idraulico (WC, lavandini e altro), per il quale però non aveva la bolla di accompagnamento. I poliziotti chiesero così l'intervento della guardia di finanza, ma gli accertamenti portarono a scoprire che l'uomo stava trasportando ben 355 chili cocaina

Il più grosso sequestro di droga avvenuto nel Veronese negli ultimi anni, che nelle scorse ore è emerso rientrare nell'ambito dell'operazione "Geppo 2021". Coordinata dalla D.D.A. di Trieste, ha visto la guardia di finanza eseguire misure cautelari nei confronti di 38 persone e sequestrare complessivamente oltre quattro tonnellate di cocaina. 
Come spiegano i colleghi di TriestePrima, si tratta di una delle più grandi operazioni sotto copertura mai portate a termine in Europa, che ha visto protagonista il Nucleo Polizia Economico Finanziaria delle fiamme gialle, con il supporto operativo del Gico e del Goa, la quale avrebbe permesso di prosciugare uno dei principali canali di smercio della coca colombiana in Italia.

L'operazione

L'indagine è nata oltre un anno fa, da una segnalazione realtiva all'interesse del Clan del Golfo di individuare un hub sicuro per la cocaina in Italia, e ha visto impegnati decine di membri delle forze dell’ordine capaci di agire per diverso tempo sotto copertura. Un ruolo centrale è stato giocato dalla strettissima collaborazione tra investigatori italiani e quelli oltreoceano: forze di polizia colombiane, ma anche il reparto Antidroga spagnolo, per non dimenticare il Dipartimento di Sicurezza degli Stati Uniti d’America (la DEA). 
All’ingrosso la cocaina aveva un valore di 96 milioni di euro mentre la sua rivendita in Europa avrebbe fruttato 240 milioni di euro anche se, come spiegato dal colonnello delle Fiamme gialle Leonardo Erre, «saremmo potuti arrivare fino al mezzo miliardo, a seconda della gestione delle diverse organizzazioni».

Il business della cocaina

Pochissime le intercettazioni presenti nell'ampio fascicolo di indagine, conseguenza del lavoro undercover svolto dagli inquirenti. «Dalla Colombia cercavano un hub sicuro per la cocaina e siamo riusciti a far credere che Trieste fosse quello giusto - così il procuratore capo Antonio De Nicolo -. Una volta interamente pagata, per chi l’avrebbe dovuta comprare in Europa la droga sarebbe stata imbarcata sulle navi e portata qui. In Italia, ci siamo posti come terziari, senza però sapere chi fossero gli acquirenti».
È proprio grazie a questo passaggio che si scopre quanto grande è il business della coca a livello europeo e quali le sue ramificazioni. Gli investigatori fingono così di aprire magazzini, creano società fittizie, producono documenti falsi e inventano notizie di sequestri: a quel punto l’operazione diventa un enorme bluff che punta a far cadere la maschera a chi gestisce le piazze europee.

Verona, e non solo

«Mi vedi oggi ma non mi vedrai mai più», sono le parole che gli agenti sotto copertura si sono sentiti ripetere innumerevoli volte da coloro che compravano grossi quantitativi di cocaina (tra loro anche tre broker). Olanda, Croazia, Slovenia, ma anche Bulgaria, il coinvolgimento dell’Albania e la Colombia stessa. In Italia un grosso ruolo lo recita il Veneto, tra le province di Treviso e Verona: a Mogliano Veneto sono almeno 4 le persone (di nazionalità albanese) che vengono raggiunte dalle misure cautelari (anche se attualmente si troverebbero in patria), nel Veronese invece ci sono almeno due consegne controllate (Verona sud e Peschiera del Garda).
A rendere credibile il teatrino imbastito dagli inquirenti ci ha pensato involontariamente anche il presidente del Veneto Luca Zaia, complimentandosi pubblicamente con la polstrada scaligera per il grande sequestro messo a segno a Verona Sud. Plauso arrivato anche dal sindaco Federico Sboarina. Anche a Portogruaro (Venezia) è stato effettuato un sequestro di circa 60 chili, ma movimenti si registrano anche a Preganziol, a Saronno, come pure a Nepi (Viterbo). In realtà era tutta droga già controllata dai finanzieri triestini e messa sul mercato per scovare i narcos operanti nel Belpaese.

Bugie a fin di bene

Tra le persone coinvolte nell’operazione ci sono cittadini di nazionalità italiana residenti in Italia ma anche in Colombia (un calabrese, secondo gli investigatori, rappresenterebbe un "pezzo grosso"), un paio di bulgari, tre croati, ma anche persone di nazionalità slovena, tuttavia ancora in libertà. Una delle criticità più importanti, nell'operazione, resta però quella di comprendere il sistema di pagamento usato tra trafficanti. «Usano applicazioni a distruzione automatica – così il colonnello Erre -, impossibili da intercettare, neanche con i trojan, o anche telefoni speciali super criptati». «Abbiamo negato, sapendo di mentire, creando anche fake news» ha affermato De Nicolo. Bugie a fin di bene dunque, per infliggere un duro colpo al narcotraffico. 

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