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Cronaca Borgo Venezia / Via Cesare Betteloni

Dal procuratore federale arriva una nuova smentita sui cori razzisti verso Sulley Muntari

Secondo il sostituto procuratore, nessun episodio sanzionabile è avvenuto durante la partita Hellas Verona - Milan del 19 ottobre 2014, inoltre nessuno degli 007 della Corte Federale avrebbe redatto una relazione sulla vicenda

Arriva una nuova smentita sui cosiddetti cori razzisti che, secondo la Corte Federale, sarebbero stati rivolti a Sulley Muntari in occasione del match Hellas Verona - Milan del 19 ottobre 2014. L'accusa sosteneva che al 30' e 41' del primo tempo e al 16' e 23' della ripresa circa 3000 sostenitori scaligeri avrebbero "ululato" in direzione del centrocampista ghanese. 
Secondo le ultime svolte però, non solo manca la relazione degli 007 federali ma lo stesso giorno della partita, il sostituto procuratore federale con una nota inviata alla Figc ha confermato, dopo aver visto la partita su Sky, che nessun episodio di condotta violenta o "gravemente antisportiva o concernenti l'uso di espressione blasfema, nè comportamenti violenti dei sostenitori di particolare gravità" si era verificato. Più tardi poi, in occasione della trasmissione "90° minuto" è stato effettuato un secondo controllo che ha dato gli stessi risultati: nessun fatto sanzionabile secondo l'articolo 35 del Codice di giustizia sportiva è avvenuto.
Resta solo da comprendere quindi come mai la Corte Federale avesse inizialmente disposto una multa di 50mila euro alla società e la chiusura della Curva Sud (pene poi sospese in seguito al ricorso presentato), nonostante la nota inviata dal procuratore e la mancanza di una relazione scritta. Gli ululati del Bentegodi quindi sembrano non essere mai avvenuti e gli ispettori che dicono di averli uditi non avrebbero poi steso un rapporto, che avrebbe dovuto essere il sostegno dell'azione disciplinare. 

Lo stesso pm Beatrice Zanotti aveva aperto un fascicolo sulla vicenda e prima ancora di effettuare una valutazione nel merito, aveva rilevato che la Figc è un'associazione di natura privatistica e la medesima qualità rivestono i suoi collaboratori. Da qui, le relazioni "sono e rimangono scritture private neppure idonee a far prova dei fatti in essi dichiarati. Deve quindi escludersi", si legge nella richiesta di archiviazione, "ogni possibile rilevanza penale dell'eventuale falsa indicazione che per l'ordinamento penale integra solo un falso ideologico in scrittura privata commesso da privati". Tuttavia la vicenda potrebbe non essere arrivata al suo capitolo finale: in sede civile infatti potrebbe arrivare la richiesta di risarcimento per danno d'immagine.

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