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Cronaca Sommacampagna

Confermato in appello l'ergastolo a Zenatti per l'omicidio della suocera di 72 anni

L'agricoltore era stato condannato in primo grado per il delitto del 9 dicembre 2021 avvenuto a Malavicina. Nel 2006 era stato condannato gli omicidi di due "lucciole", per poi venire assolto in Appello e successivamente in Cassazione

La Corte d'Assise d'appello di Brescia ha confermato l'ergastolo a carico di Enrico Zenatti, l'agricoltore originario della zona di Sommacampagna e da tempo residente nel Mantovano, a Malavicina di Roverbella, per l'omicidio della suocera Anna Turina di 72 anni. 
I giudici della Corte d'Assise di Mantova lo avevano condannato in primo grado lo scorso marzo per il delitto avvenuto a Malavicina il 9 dicembre 2021, come ricorda la testata Mantova Uno, accogliendo la richiesta che era stata avanzata dal pubblico ministero Giulio Tamburini nei confronti dell’uomo. 

Secondo l'accusa, quel giorno l'uomo avrebbe litigato con la 72enne e la situazione sarebbe presto precipitata: un'ora dopo, l'agricoltore avrebbe sferrato una coltellata all'anziana mentre insieme risalivano le scale, facendola cadere. Convinto della sua morte, avrebbe lasciato la casa dopo circa 20 minuti. Anna Turina però era ancora viva e riuscì a contattare la figlia, la quale si è precipitata lì, dopo però aver contattato il marito. Tornato sul posto in fretta, Zenatti avrebbe preso in mano la situazione, mandando il cognato e la moglie a chiamare i soccorsi e approfittando di quel lasso di tempo per sgozzare la suocera.
La meticolosa ricostruzione dei fatti operata dal pm è risultata fondamentale per la condanna, sottolineando come gli orari di ingresso e di uscita dall'abitazione, confermati dalle immagini dell'impianto di videosorveglianza, indicassero Zenatti come probabile omicida, così come i tabulati telefonici e il Gps della Fiat 500 da lui utilizzata. 
Le motivazioni della sentenza verranno depositate entro 90 giorni. 

Zenatti nel 2006 era stato condannato a 18 anni di carcere per gli omicidi di due "lucciole", venendo poi assolto dalla Corte d’appello di Venezia nel 2008, con una sentenza confermata nel 2009 dalla Cassazione.

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