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Cronaca Legnago

Braccianti agricoli sfruttati a 5 euro l'ora: 46enne arrestato per caporalato

L'indagine partita da Vicenza ha portato all'arresto di un uomo di origine marocchina residente nella Bassa veronese, il quale è accusato di aver sfruttato una quindicina di connazionali, tutti irregolari sul territorio nazionale

Reclutava cittadini extracomunitari suoi connazionali, generalmente privi di permesso di soggiorno, impiegandoli in condizioni di sfruttamento presso aziende agricole e allevamenti avicoli situati nelle province di Vicenza, Verona e Trento. È quanto sarebbe emerso al termine di una lunga indagine dell'Ispettorato del Lavoro di Vicenza e dei carabinieri di Rosà a carico di un 46enne di nazionalità marocchina residente nella Bassa veronese, finito in manette nella mattinata di mercoledì. 

L'operazione denominata "Chicken Collection", riportano i colleghi di VicenzaToday, avrebbe portato gli uomini dell'Arma ad ipotizzare in capo all'indagato responsabilità penali per sfruttamento del lavoro commesso nei confronti di 15 nordafricani, tutti irregolari sul territorio nazionale, oltre ai reati previsti per aver occupato alle proprie dipendenze lavoratori privi del permesso di soggiorno e per aver esibito alle aziende committenti un documento falso di regolarità contributiva. Un provvedimento, quello emesso dal gip del tribunale di Verona su richiesta della procura scaligera, che nasce dall'attività investigativa avviata nell'ottobre 2021, in seguito alle denunce sporte dai lavoratori sfruttati. 

I militari hanno svolto servizi di osservazione, controllo e pedinamento, oltre ad ispezionare le ditte utilizzatrici e raccogliere le testimonianze dei presunti soggetti sfruttati, che avrebbero permesso di far venire alla luce tali condotte illecite. L'uomo, approfittando dello stato di bisogno e della situazione di vulnerabilità dei lavoratori, avrebbe fornito una retribuzione palesemente inferiore a quella contemplata nei contratti collettini regionali e nazionali, limitandosi a corrispondere un compenso orario di non più di 5 euro all'ora, impiegandoli in turni di anche 15 ore lavorative giornaliere, senza riposi settimanali, nelle lavorazioni agricoli come potature delle viti e negli allevamenti agricoli.

Costrette a lavorare sotto la pioggia e nel fango, le persone sfruttate non avrebbero avuto a disposizione servizi igienici e luoghi dove potersi cambiare o consumare il pasto, oltre a dover operare sotto una costante vigilanza oppressiva, sia durante le ore di lavoro sia in quelle di riposo. Numerose sarebbero dunque le violazioni accertate dai carabinieri vicentini, come la mancata fornitura di dispositivi di sicurezza, l'assenza di visite mediche, la mancata compilazione del documento di valutazione dei rischi e la mancata frequentazione dei corsi relativi alla formazione. 
Spesso la costrizione a tali condizioni lavorative sarebbe da imputare alla precaria condizione di regolarità sul territorio nazionale dei lavoratori che, nel timore non venisse fornita la benché minima occupazione, senza altre possibilità dunque di percepire quella minima somma di denaro per il sostentamento loro e delle loro famiglie, si vedevano costretti ad accettare la situazione di estremo sfruttamento.

Il modus operandi con il quale avrebbe agito l'indagato, consentiva alla sua azienda di proporsi sul mercato agricolo a prezzi decisamente vantaggiosi per le ditte committenti, che beneficiavano del reclutamento e dell'impiego dì manodopera irregolare, soprattutto in quelle attività particolarmente usuranti e faticose, quali il carico e scarico del pollame e le lavorazioni agricole.

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