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Primo Maggio, sindacati in Piazza dei Signori: «Basta lavoro povero e precario»

Cgil, Cisl e Uil di Verona hanno chiesto di mettere il lavoro al centro dello sviluppo economico, per avere più sicurezza sul lavoro, più salario ed un maggior equilibrio tra tempi di vita e tempi di lavoro

Musica, letture e allegria per il Primo Maggio scaligero, festeggiato da Cgil, Cisl e Uil in Piazza dei Signori, a Verona.

Al microfono sono intervenuti pensionate, pensionati, lavoratori e lavoratrici che hanno messo a tema i valori fondanti della Costituzione, che quest’anno compie 75 anni e alla quale la festa era dedicata. E il primo diritto messo in luce è stato ovviamente quello al lavoro. Centrali però per i sindacati sono anche il diritto alla salute e la progressività del sistema fiscale.

Nei numerosi interventi, hanno trovato poi spazio anche le perplessità suscitate dal Decreto Lavoro del Governo, «annunciato e attuato in tempi e modalità a dir poco irrituali - hanno evidenziato i sindacalisti in piazza - che non fornisce risposte stabili sul taglio del cuneo contributivo e fiscale, essendo la misura adottata temporanea, e che allarga ancor di più le maglie dei contratti a termine, alimentando la precarietà già dilagante».

Francesca Tornieri, Giampaolo Veghini e Giuseppe Bozzini, rispettivamente segretari di Cgil, Cisl e Uil di Verona, hanno infine indicato con i loro interventi la necessità di mettere il lavoro al centro dello sviluppo economico, per avere più sicurezza sul lavoro, più salario ed un maggior equilibrio tra tempi di vita e tempi di lavoro. «Per una società più giusta e solidale - è stato il messaggio della piazza - Basta al lavoro povero e precario».

Primo Maggio 2023 - Cgil, Cisl e Uil in Piazza dei Signori a Verona

E sul Decreto Lavoro del Governo Meloni è intervenuto in modo critico anche il Partito Democratico veronese, con il segretario provinciale Franco Bonfante, la segretaria comunale di Verona Alessia Rotta e la responsabile per le politiche del lavoro del PD veronese Donata Gottardi. «Il dialogo è ascolto - hanno scritto - Non c’è un Governo che parla e i sindacati che non possono fare altro che assentire o criticare. Può sembrare una questione formale, quando invece è una operazione di bieca strumentalizzazione. Certo ci sono risorse economiche destinate al lavoro povero, ai disoccupati, agli inoccupati. A fianco ci sono le maglie di nuovo allargate del lavoro precario. Nulla di nuovo sotto il sole. Sono state ripescate le regole del precariato senza rendersi conto dei cambiamenti, con un lavoro sempre più divaricato, tra settori e territori: deboli e forti, tradizionali e innovativi. Nessuna spinta al futuro dei giovani e delle donne, se non prolungare i tempi dell’apprendistato e del contratto a termine. Percorsi purtroppo ben noti e che non parlano di lavoro stabile e di qualità, indispensabile all’epoca della digitalizzazione e delle nuove tecnologie».

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