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Zaia: «Entro venerdì somministrati tutti i vaccini a nostra disposizione»

Il presidente del Veneto ha fornito aggiornamenti sull'emergenza coronavirus. Insieme a lui, la dottoressa Francesca Russo, la quale è responsabile della macchina vaccinale regionale

Gli ultimi aggiornamenti sull'emergenza coronavirus in Veneto sono stati forniti dal presidente regionale Luca Zaia. Insieme a lui, l'assessore regionale alla sanità Manuela Lanzarin e la responsabile della prevenzione sanitaria del Veneto Francesca Russo, la quale sta coordinando tutte le operazioni riguardanti la somministrazione del vaccino anti-Covid.

Oltre ai dati del bollettino regionale di questa mattina, 5 gennaio, Zaia ha infatti dichiarato che ad oggi sono stati vaccinati 23.644 veneti e quindi il 60% delle dosi a disposizione della Regione sono state già somministrate. «Vi dico già - ha aggiunto il presidente regionale - che noi venerdì mattina avremo esaurito tutte le dosi attualmente in magazzino. Quindi la macchina vaccinale risponde bene e si perfeziona ogni giorno di più».
La dottoressa Russo è poi entrata nei dettagli, ricordando che al momento il Veneto riceve poco più di 38mila dosi di vaccino anti-Covid a settimana. Dosi che vengono distribuite nelle varie province e che in questa prima fase vengono somministrate agli operatori sanitari, a chi lavora nelle casa di riposo e agli anziani che nelle rsa sono ospitati, con precedenza a quelli operatori più a stretto contatto con malati positivi o con soggetti fragili. «Dei 23.644 vaccinati, gli operatori sanitari sono 18.639 - ha detto Francesca Russo - Una parte sono medici di medicina generale (360), poi ci sono i medici delle usca e coloro che lavorano nei reparti più a rischio degli ospedali. Comunque tutti gli operatori del servizio sanitario regionale saranno vaccinati, anche il personale amministrativo ed il personale volontario del settore dell'emergenza».
La seconda fase della somministrazione dei vaccini, la quale riguarderà anche il resto della popolazione, è in via di preparazione, ma anche in questa fase ci saranno delle priorità. «Il vaccino sarà offerto prima agli ultraottantenni, i quali saranno invitati personalmente in modo tale da svolgere le vaccinazioni in modo cadenzato e ordinato - ha spiegato la dottoressa Russo - Poi sarà la volta della fascia di età 70-79, che noi riteniamo a rischio perché è quella che incide di più nei ricoveri in ospedale, ed infine la fascia tra i 60 e i 69 anni. Molto dipenderà dalle dosi di vaccino che arriveranno. Se saranno tante potremmo pensare anche ad una vaccinazione in contemporanea delle diverse fasce d'età. E terremo in considerazione anche gli under 60 con patologie tali da renderli soggetti a rischio in caso di contagio. E una volta messa in sicurezza la popolazione con più di 70 anni, pianificheremo la vaccinazione anche per i lavoratori dei servizi essenziali. Sempre però in base alla quantità di vaccino, più ne abbiamo e meno tempo ci vorrà per somministrarlo».
La dottoressa Russo ha poi concluso il suo intervento parlando delle mutazioni del coronavirus: «Oltre alla variante inglese, tra i vari campioni prelevati ai veneti positivi al virus, abbiamo riscontrato altre tre mutazioni finora non rilevate in Italia. Al momento sono due le varianti principali che preoccupano l'Oms, quella inglese e quella sudafricana, e quindi la raccomandazione a livello internazionale è quella di realizzare dei piani di sequenziamento, in modo tale da poter individuare delle varianti e capire se queste mutazioni aumentano o diminuiscono la contagiosità e la pericolosità del virus».

E sull'ordinanza da lui firmata ieri, Zaia ha dichiarato che l'obbligo di didattica digitale integrata per tutti gli studenti delle scuole superiori fino a fine gennaio «non è una scelta politica», ma una scelta prudenziale basata su indicazioni scientifiche. «È un sacrificio che chiediamo per il bene della collettività», ha poi aggiunto, ribadendo il sostegno alla scuola in presenza.
L'ordinanza contiene anche un allegato che modifica il protocollo da adottare nel caso in cui venisse riscontrato in classe un caso positivo. La dottoressa Russo ha spiegato che l'attuale situazione epidemiologica non consente il mantenimento dell'attività scolastica in presenza nelle classi dove viene individuato un contagiato. Quindi l'intera classe viene messa in quarantena nel caso in cui ci sia uno studente o un professore positivo al coronavirus.

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