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«Impossibile prevedere impatto della Dengue. Dobbiamo essere pronti»

Il direttore del dipartimento di malattie infettive e tropicali dell'ospedale di Negrar Federico Gobbi sta collaborando al piano di prevenzione della Regione Veneto

La Regione Veneto sta lavorando per questo e per il prossimo anno a un piano di prevenzione per quelle malattie che ormai non si possono più definire tropicali perché regolarmente arrivano in Europa. Sono malattie come la febbre Chikungunya e la Dengue, su cui Federico Gobbi, direttore del dipartimento di malattie infettive e tropicali dell'ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, ha già messo in guardia.

«Fare previsioni sull'impatto della Dengue nella prossima stagione estiva è molto difficile - ha dichiarato Gobbi ad Adnkronos Salute - Il primo caso autoctono in Italia fu in Veneto nel 2020 con una micro-epidemia a Vicenza. Fu abbastanza agevole bloccarla perché era un cluster familiare. Mentre nel 2023 abbiamo avuto quattro focolai, uno in Lombardia e tre nel Lazio, in cui non si è riusciti a risalire a caso indice. È dunque chiaro che nel 2024 possa verificarsi una epidemia di Dengue ma direi Dengue e Chikungunya, perché quest'ultima malattia virale ha visto già diverse epidemie in passato, nel 2007 e 2017».

«È saltato in parte quello che un tempo era il confine di appartenenza di queste malattie, che erano tropicali, ma oggi arrivano in Europa. Dobbiamo essere pronti», ha aggiunto il medico che è anche professore associato all'università di Brescia. E per essere pronti, Gobbi sta collaborando al piano di prevenzione regionale, che potrebbe basarsi su due azioni: «Fare un focus sui viaggiatori, intercettando subito i casi in arrivo - ha spiegato Federico Gobbi - E poi formare ed informare tutti i medici, soprattutto quelli di base e dei pronto soccorso. In inverno, se un collega ha davanti una febbre alta e strana pensa all'influenza e al Covid; ma nella stagione calda quando è presente la zanzara tigre si può pensare alla Dengue».

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