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Verona Pride. PD: «Bella prova di democrazia. Lega: «Le priorità sono altre»

Il sindaco Tommasi partecipa alla manifestazione, confermando la linea di apertura alle registrazioni dei figli delle famiglie arcobaleno. Zavarise: «Amministrazione piegata ai capricci della comunità lgbt»

Ieri, 8 luglio, è stato il giorno del Verona Pride, la festosa manifestazione della comunità lgbtqia+ per una «società unita, che celebra la diversità, che si libera dei pregiudizi e difende i diritti finora conquistati», hanno dichiarato gli organizzatori.

Ma oltre a quelli conquistati, al centro del dibattito sollevato anche dalla manifestazione di ieri ci sono anche i diritti da conquistare, come quelli delle famiglie omogenitoriali, le quali stanno crescendo dei figli che anagraficamente non sono loro figli. E questo perché, al momento, la legislazione italiana non consente la registrazione dei figli a coppie dello stesso sesso.

Il tema è stato rilanciato dal sindaco Damiano Tommasi che ieri ha partecipato al Verona Pride ed ha ribadito la linea della sua amministrazione: valutare ogni richiesta di registrazione da parte delle famiglie omogenitoriali ed accoglierle nel caso in cui un vuoto normativo lo permettesse. Una decisione che lo stesso Tommasi si è preso, chiedendo di ricevere nel suo ufficio tutte le richieste che dovessero arrivare al Comune di Verona.

Ma quello della registrazione dei figli delle cosiddette "famiglie arcobaleno" è stato solo uno degli argomenti approfonditi durante il Verona Pride di ieri. Manifestazione a cui anche il Partito Democratico locale ha partecipato. «Il colorato e allegro corteo del Verona Pride è stata una bella prova di democrazia che ha incontrato una città accogliente, dal primo fino all’ultimo cittadino - ha commentato il PD di Verona - Un fiume di gente, tra cui tantissimi giovani, sempre sorridenti, a smentire la rappresentazione da scontro di civiltà che una certa parte della politica ama dipingere quando si parla di diritti della comunità lgbt. Una grande festa dimostra che, anche grazie al lavoro di riforme svolto dal PD negli ultimi anni, i temi posti dai manifestanti sono già stati ampiamente introiettati dalla società civile, e se le soluzioni sul piano politico tardano ad arrivare, è soltanto per un atteggiamento ideologico destinato comunque a venire superato».

Mentre per la Lega di Verona, le questioni poste dai manifestanti del Verona Pride dovrebbero essere messe in secondo piano rispetto ad altri argomenti come la sicurezza, il decoro urbano o la viabilità. Il consigliere comunale leghista Nicolò Zavarise ha dichiarato: «È palese che l’unico interlocutore della giunta di Damiano Tommasi sia la comunità lgbt, ai cui capricci si sta piegando chiaramente l’amministrazione. E spiace che dopo anni di successi con eventi di qualità dedicati a famiglie e bambini, l'amministrazione abbia fatto del Murafestival la casa del gay-pride. Un evento nato per famiglie e bambini viene plagiato da una manifestazione che ormai ha carattere esclusivamente folcloristico, caricaturale e provocatorio».
E il coordinatore cittadino della Lega a Verona, Filippo Rando, ha aggiunto: «Capricci ideologici che hanno preso il sopravvento rispetto al contrasto al degrado e alla situazione di incuria che attanaglia la città. Tommasi faccia il sindaco di tutti e si ricordi quali sono i propri compiti nella gestione della città, dal centro storico fino alle circoscrizioni che tanto animava in campagna elettorale e che oggi invece sono abbandonate a loro stesse».
Infine, il segretario provinciale della Lega Paolo Borchia ha concluso affermando: «Il Pride ha dimostrato di non essere contesto di discussione in tema di diritti civili: agli occhi degli italiani le immagini che si palesano in queste manifestazioni sono troppo particolari per dare credito a certe argomentazioni, che se inserite in ambienti carnevaleschi perdono ogni senso. Partendo da questo presupposto, si vede chiaramente che le tematiche che sta portando avanti questa giunta sono legate esclusivamente ad una moda politica, che possono piacere a determinate nicchie, ma che non corrispondono alle volontà, alle preoccupazioni e alle priorità della maggior parte dei veronesi».

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