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Ed anche nel prossimo consiglio comunale, Verona non voterà la revoca alle "mozioni omofobe"

Ancora una volta i capigruppo di maggioranza hanno votato lo slittamento del provvedimento in fondo all'ordine del giorno

Il consiglio comunale di Verona si riunirà domani, 10 marzo, e ancora una volta, probabilmente, non voterà la revoca alle cosiddette mozioni omofobe approvate nel 1995. Nell'ultima riunione dei capigruppo, in cui è stato deciso l'ordine dei provvedimenti al vaglio dei consiglieri, le forze di maggioranza hanno votato per spostare la proposta di revoca in fondo all'ordine del giorno. Difficilmente, dunque, ci sarà tempo per discuterla e votarla.
La richiesta di revoca è da quasi due anni nel calendario del consiglio comunale ed il suo slittamento continua, tanto che il consigliere proponente, Federico Benini, ha chiesto di mettere allo stesso punto della revoca anche la mozione per sottoporre ad alcol test i consiglieri comunali.

«Le mozioni del 1995, purtroppo ancora in vigore a livello di indirizzo politico, fanno divieto alla giunta comunale di deliberare "provvedimenti che parifichino i diritti delle coppie omosessuali a quelli delle famiglie naturali costituite da un uomo e una donna" - ha spiegato Benini - Ciò è apertamente in contrasto con le Legge Cirinnà, la quale stabilisce senza possibilità di equivoco che "all’interno di leggi, regolamenti e atti amministrativi" ed ovunque ricorrano le parole "coniuge" oppure "coniugi", oppure termini equivalenti, le disposizioni relative si applicano anche ai contraenti di unione civile, dunque anche alle unioni tra persone dello stesso sesso. Gli indirizzi contenuti nelle mozioni del 1995, non a caso chiamate omofobe, sono quindi d’intralcio alla effettiva applicazione dei diritti e doveri previsti dalla Cirinnà. Chiediamo dunque al consiglio comunale di prenderne atto e di provvedere di conseguenza rimuovendo, come prevede anche la Costituzione, gli ostacoli alla parità delle persone di fronte alla Legge. Togliamoci dai piedi anche ogni genere di alibi ideologico: la legge in vigore specifica che la "parificazione" tra coniugi e contraenti di unione civile serve "al solo fine di assicurare l’effettività della tutela dei diritti e il pieno adempimento degli obblighi derivanti dall’unione civile". Dunque non chiediamo ai consiglieri di esprimersi sulla parificazione tra unioni civili e matrimonio, ma soltanto di assicurare la rimozione di questo ostacolo alla corretta applicazione della legge».

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