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Dopo l'astensione sul fine vita Bigon perde vicesegreteria del PD veronese

La revoca dell'incarico è la prima conseguenza del voto che ha bloccato la regolamentazione del suicidio medicalmente assistito. Le altre saranno prese in una riunione della direzione del partito

Anna Maria Bigon non è più la vicesegretaria del Partito Democratico provinciale di Verona. È questa la prima conseguenza del voto di astensione espresso dalla consigliera regionale sulla proposta di legge che avrebbe normato procedure e tempi del suicidio medicalmente assistito. Proposta che è stata respinta dal consiglio regionale del Veneto proprio per un voto.

Le altre conseguenze per la consigliera Bigon saranno prese dalla direzione provinciale del PD veronese che lunedì 5 febbraio esaminerà la vicenda della proposta di legge regionale sul fine vita. Intanto, il segretario provinciale del PD Franco Bonfante ha revocato la delega di vicesegretaria provinciale di Anna Maria Bigon «per il venir meno del rapporto di fiducia politica», ha spiegato Bonfante, il quale ha «tenuto conto del generale sentimento degli iscritti e degli elettori del PD veronese, in grandissima maggioranza sconcertati e delusi dalla scelta di Bigon e favorevoli a regolamentare il fine vita».

La decisione della direzione provinciale del PD sul "caso Bigon" sarà presa al termine della riunione del 5 febbraio. Riunione che sarà aperta da una relazione introduttiva della responsabile provinciale sui diritti civili Vera Scola. Bonfante presenterà poi documento da proporre al voto della direzione e a seguire vi sarà il dibattito, al quale sono stati invitati anche il segretario regionale Andrea Martella e la capogruppo del Partito Democratico in consiglio regionale Vanessa Camani. Se parteciperanno, Martella e Camani potranno intervenire dopo la consigliera regionale Anna Maria Bigon. Il segretario fisserà anche i tempi per le relazioni, le repliche e gli interventi degli aventi diritto. E il tutto si concluderà in giornata con il voto della direzione del partito.

Per ora, Bonfante ha premesso di condividere totalmente gli interventi della segretaria nazionale Elly Schlein. «Che la destra abbia sconfessato Zaia non stupisce ma è una ferita che ci sia stato un voto del PD - ha dichiarato Schlein - Se il gruppo del PD vota a favore e ti chiede di uscire dall’aula, è giusto uscire dall’aula, perché l’esito di quella scelta cade su tutti». E il segretario provinciale del PD ha anche condiviso la posizione del segretario regionale Martella, il quale ha chiesto al presidente della Regione Luca Zaia di «approvare immediatamente una delibera di giunta per ovviare ad incertezze e possibili disomogeneità all’interno della Regione, che recepisca la sentenza della Corte Costituzionale». Sentenza che in determinati contesti consente il suicidio medicalmente assistito.

«Non credo nelle sanzioni disciplinari su temi etici ed è corretto che sia lasciata libertà di voto per motivi di coscienza, ma chi la pratica deve essere consapevole delle conseguenze politiche - ha spiegato Bonfante - a maggior ragione se vi erano alternative, come l’uscita dall’aula con una contemporanea dichiarazione esplicativa. Del resto, consiglieri e consigliere di centrosinistra, componenti di importanti comunità religiose cattoliche, hanno votato a favore della proposta di legge, spiegandone le ragioni con interventi di grande spessore e profondità in riviste cattoliche. Rilevo altresì che nella mia esperienza decennale di consigliere regionale e di vicepresidente del consiglio regionale del Veneto mi sono trovato in alcuni casi in dissenso rispetto al mio gruppo, ma ho sempre votato quello che il gruppo a maggioranza decideva, pur su temi che potevano essere considerati sensibili, perché è così che ci si comporta quando rappresenti un’intera comunità: il senso di responsabilità nei confronti degli altri e della comunità che si rappresenta non è meno importante del rispondere alla propria coscienza».

Il segretario provinciale del PD ha concluso precisando di assumersi «personalmente l'intera responsabilità della scelta riguardante Bigon; non voglio coinvolgere nessun altro dell'esecutivo, della direzione o del partito al quale eventualmente risponderò della decisione nelle sedi ed organi competenti».

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