Carenza di medici di base, Bigon: «Verona provincia più scoperta in regione»
Per la consigliera regionale il problema è nato dalle borse di formazione per medici di medicina generale istituite dal Veneto. E il problema si sente anche in città. Dalle Pezze: «Anziani telefonano preoccupati in seconda circoscrizione»
Prima Quinzano, poi Parona e Avesa. Il pensionamento dei medici di base e la loro mancata sostituzione rende più disagevole la vita nella seconda circoscrizione di Verona. Gli ultimi pensionamenti avevano riguardato i medici con ambulatorio a Quinzano e avevano costretto i cittadini a rivolgersi a medici di altri quartieri. A fine anno andrà in pensione la dottoressa di Parona e nei prossimi anni il problema si presenterà ad Avesa. «Molti anziani telefonano in circoscrizione manifestando grande preoccupazione, perché oltre alla perdita o la riduzione di un servizio, c’è anche il venir meno di importanti punti di riferimento di carattere sociale - ha commentato la presidente della seconda circoscrizione di Verona Elisa Dalle Pezze - I disagi per la popolazione, specie quella anziana, sono ben presenti anche in città. Non sono più problematiche confinate soltanto alle zone montane o decentrate».
E il tema della carenza dei medici di medicina generale nel Veronese è stato affrontato dal Partito Democratico venerdì scorso, 2 dicembre, in un incontro pubblico tenuto nella sala civica San Giacomo di Piazzale Scuro a Borgo Roma.
La consigliera regionale Anna Maria Bigon ha illustrato i risultati della ricerca condotta dal gruppo consiliare regionale del PD. Risultati che danno a Verona la maglia nera del Veneto per zone scoperte da medico di base (142 su 586 pari al 24,2%). Bigon ha spiegato che moltissimi medici sono sulla soglia del pensionamento: circa il 17,4% (100 su 575) andrà in pensione entro il 2023; e più della metà (il 61,2%) entro il 2035.
Per la consigliera regionale, la radice del problema risiede nel numero inadeguato di borse di formazione per medici di medicina generale, un ambito nel quale il Veneto è fanalino di coda in Italia (0,17 borse per 1.000 abitanti contro lo 0,25 per mille della Toscana e del Piemonte, lo 0,20 dell’Emilia Romagna e lo 0,30 dell’Umbria). «Basti pensare che con mezzo milione di abitanti in meno, tra il 2014 e il 2021. Piemonte ed Emilia Romagna hanno messo a bando rispettivamente 1.082 e 903 borse di formazione contro le 800 del Veneto», ha dichiarato Bigon.