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Disoccupazione nel Veronese al 3,2%. Raccolta firme Cisl per maggiore partecipazione

Il sindacato ha lanciato una proposta di legge nazionale per potenziare i meccanismi di partecipazione dei dipendenti all'interno delle imprese

Cresce l'occupazione in provincia di Verona, ma la Cisl scaligera vuole far crescere anche la partecipazione dei lavoratori alla vita aziendale. Per questo il sindacato ha avviato ieri, 12 luglio, una raccolta firme a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare dal titolo "La Partecipazione al Lavoro".

Secondo i dati forniti da Cisl Verona, l'attuale tasso di disoccupazione in tutta la provincia è del 3,2% ed i lavoratori dipendenti sono circa 416mila. Più della metà (51,9%) di questi lavoratori è impiegato nel settore dei servizi. Il 6% lavora nell'agricoltura, il 23% nell'industria, il 7,4% nelle costruzioni e l'11,6% nel commercio. Numeri, dunque, positivi e sicuramente la disoccupazione in questo periodo rimane bassa per l'alta presenza di lavoratori stagionali. Dipendenti che però hanno poca voce in capitolo quando si devono prendere decisioni di indirizzo della azienda. E per potenziare i meccanismi di partecipazione dei lavoratori all'interno delle imprese veronesi, Cisl ha lanciato una proposta di legge che, per poter essere discussa in Parlamento, dovrà superare le 50mila firme a livello nazionale.

La proposta è stata lanciata ieri durante un evento a cui hanno partecipato il segretario della Cisl scaligera Giampaolo Veghini, l'assessore del Comune di Verona Michele Bertucco, la ricercatrice Adapt Ilaria Armaroli e il manager di Volkswagen Group Massimo Tremante. I lavori sono stati poi conclusi da Ignazio Ganga, segretario nazionale della Cisl.

La legge ambisce ad innovare le relazioni sociali e industriali, sostenendo soluzioni contrattuali che consentano ai lavoratori dipendenti di accedere a quattro modalità di partecipazione. La prima è gestionale e permetterebbe ai lavoratori di entrare nei consigli di sorveglianza e di amministrazione compartecipando alle scelte strategiche delle proprie aziende. La seconda è finanziaria per fornire a chi lavora nuove forme di azionariato diffuso e nuove modalità di distribuzione degli utili. La terza è organizzativa e consiste in incentivi e meccanismi premianti per le aziende che consentiranno a chi lavora di contribuire alle politiche per l’innovazione e l’efficientamento dei processi produttivi. Infine, una modalità di partecipazione consultiva che imporrebbe la consultazione dei sindacati in via preventiva e obbligatoria su molte scelte strategiche in più rispetto a quelle previste dalla legislazione attuale.

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