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Cronaca Sona / Via Antonio Pelacane

Verona, dalla pistola dell'amico era partito un colpo che lo aveva ammazzato: resta il mistero

Giallo sulla morte di Stefano Belloni, 49enne residente a Sona, che si era recato a far visita a Gianluca Mazzi,a Lugagnano. Quest'ultimo era stato indagato per istigazione al suicidio e ora è stato scagionato

Ferito alla testa da un proiettile calibro 22, era morto dopo tre giorni di Terapia intensiva all’ospedale. Per la custodia di quell’arma era finito nei guai il legittimo proprietario, accusato inizialmente anche per istigazione al suicidio. La vicenda si è risolta nei giorni scorsi con un “nulla di fatto”. Il pm ha depositato l’istanza di archiviazione del procedimento a carico di Gianluca Mazzi. I contorni del violento episodio non sono ancora chiari: quella mattina di marzo, Stefano Belloni, 49enne residente a Sona, si era recato a far visita all’amico Gianluca, in via Pelacane a Lugagnano. Avevano conversato anche sulla passione del padrone di casa per le armi. Cinque pistole, tutte dichiarate e ad "uso sportivo". Poi ne avrebbe estratta una, revolver calibro 22. Scarica, ne era sicuro. Non ha fatto in tempo ad allontanarsi un minuto che ha sentito lo sparo da un'altra stanza. L'amico giaceva a terra una pozza di sangue attorno alla testa. I soccorsi sono stati chiamati immediatamente. Sul posto erano intervenuti i carabinieri e gli avvocati del 49enne.

Belloni gestiva un locale, il “Bellon’s”. Un caso, un incidente, un gioco finito male? Propendono sempre più per l'ipotesi di un tentativo di suicidio le indagini dei carabinieri. Mazzi era stato poi indagato ma da quanto è emerso non ha nessuna responsabilità sulla tragica fine di Belloni. Durante le indagini sono emersi altri particolari: l’uomo soffriva di una patologia al braccio e non riusciva a piegarlo completamente. Questo spiegherebbe perché il colpo era stato sparato a brevissima distanza. Inoltre a maneggiare la pistola era stato solo la vittima, come risulta dalle impronte rinvenute sul tamburo della pistola. E in più i proiettili erano stati inseriti da lui stesso, sfruttando l’assenza breve dell’amico. Escluso l’omicidio, non si tralascia nemmeno la possibilità che si sia trattata di un tragico incidente (che però non spiega perché fosse stata caricata l’arma). Toccherà, segnala L’Arena, al giudice per le indagini preliminari decidere sull’archiviazione della posizione di Mazzi.

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