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Cronaca San Michele / Via San Michele

Ancora un suicidio nel carcere di Montorio, pochi giorni dopo la visita del sottosegretario Ostellari

L'ennesimo dramma si è consumato nella casa circondariale veronese il 23 gennaio. Sindacati ed associazioni incalzano ora il Ministro Nordio per le sue parole sul tema rilasciate nelle scorse settimane

«Un detenuto di origini siciliane di circa 56 anni in mattinata (martedì, ndr) è stato rinvenuto impiccato nella sua cella del carcere di Verona, nella sezione riservata ai ristretti per reati a grande riprovazione sociale ove, stando alle notizie di stampa, sarebbe recluso anche Filippo Turetta, accusato del femminicidio della giovane Giulia Cecchettin. Si tratta del nono suicidio di un recluso nel corso dell’anno, cui bisogna aggiungere un appartenente al Corpo di polizia penitenziaria che l’altro ieri (lunedì, ndr) si è altresì tolto la vita. Un vero e proprio bollettino di sofferenza e morte in relazione al quale non si intravedono apprezzabili strategie in grado di invertire il funesto trend».
È Gennarino De Fazio, segretario generale della UILPA Polizia Penitenziaria, a denunciare l'ennesima tragedia registrata nella casa circondariale di Montorio in questi giorni. Non si conoscono le motivazioni che hanno spinto il detenuto al gesto estremo, il quale non risulta aver creato particolari problemi in precedenza. 
Il tema delle condizioni della popolazione carceraria è al centro della discussione politica da mesi, ma dal Governo non sono arrivate risposte concrete o soddisfacenti sull'argomento, nonostante la visita del sottosegretario Ostellari avvenuta nei primi giorni del 2024. 

«Lo stesso Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nella sua relazione sull’amministrazione della giustizia in Parlamento non ha saputo indicare una rotta, limitandosi a dire che bisogna prendere atto che i suicidi in carcere esistono. Noi, in verità, dal Ministro ci aspetteremmo, se non la soluzione, quantomeno indirizzi utili ad attenuare la carneficina in atto», incalza De Fazio che poi prosegue: «Lo ripetiamo, non c’è più tempo. Il Ministro Nordio e il Governo Meloni prendano atto della perdurante emergenza in essere e intervengano subito con un decreto carceri per potenziare concretamente gli organici di tutte le figure professionali, in primis della Polizia penitenziaria, mancanti di 18mila unità, e deflazionare la densità detentiva, prossima al 130%, anche mediante una gestione esclusivamente sanitaria dei detenuti malati di mente e percorsi alternativi per i tossicodipendenti, e il Parlamento approvi una legge delega per la riforma complessiva dell’apparato d’esecuzione penale, con la reingegnerizzazione del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità e la riorganizzazione del Corpo di polizia penitenziaria. Ogni ora che passa vanamente non fa altro che alimentare la tragica conta dei morti», ha concluso il segretario generale UILPA. 

Notizia, quella del nuovo dramma consumatosi tra le mura del carcere veronese, divulgata anche dall'associazione Sbarre di Zucchero, che a sua volta stigmatizza il lavoro dell'Esecutivo e la parole rilasciate dai suoi rappresentati: «Ed ora risuonano ancora più sgradevoli le parole del Ministro Nordio che, rispondendo all’interrogazione dell’onorevole Flavio Tosi, ha catalogato i suicidi dietro le sbarre come una malattia incurabile che dobbiamo accettare. Sbarre di Zucchero non ci sta e lo ribadisce a gran voce che non è più accettabile che le persone sotto la custodia e la responsabilità dello Stato si tolgano la vita con questa drammatica frequenza. E lo ribadiremo domenica 28 gennaio al presidio organizzato per il pomeriggio (dalle ore 14.30)davanti ai cancelli di un carcere, quello di Verona, che negli ultimi mesi è diventato la tomba di troppe persone».

I colleghi di PadovaOggi, sul tema, hanno riportato le parole del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, costituito in Collegio con il Presidente Mauro Palma e i Componenti Daniela De Robert ed Emilia Rossi: «La tendenza al sovraffollamento senza battute d’arresto è fenomeno in atto da un anno, con una progressione preoccupante rispetto agli anni precedenti: se alla fine del 2022 la popolazione detenuta era aumentata di circa 2000 unità rispetto a dicembre del 2021, l’aumento registrato al 30 dicembre 2023 è esattamente del doppio, con circa 4000 persone detenute in più. Negli ultimi tre mesi (dal 14 ottobre al 14 gennaio) l’aumento è stato di 1196 presenze, quindi, quasi 400 al mese». Il garante prosegue poi sul tema del sovraffollamento: «L’indice attuale dell’affollamento delle carceri italiane, alla data del 14 gennaio 2024, è del 127,54%: 60.328 persone detenute, 13.000 in più rispetto ai 47.300 posti disponibili, con punte di sovraffollamento del 232,10% nella Casa circondariale di San Vittore a Milano, del 204,95% nella Casa circondariale di Canton Mombello a Brescia, del 204,44% in quella di Lodi, 195,36 in quella di Foggia». Un tema che si trascina da decenni, quello dell'inadeguatezza delle strutture carcerarie. «Il Garante nazionale segnala, quindi, a tutte le Autorità responsabili, che lo stato di sovraffollamento degli Istituti penitenziari italiani non può attendere i tempi di progetti edilizi di diverso genere e non è colmato dalla realizzazione dei nuovi 8 padiglioni inseriti dal precedente Governo nel PNRR, poiché essi potranno ospitare non più di 640 persone: una goccia rispetto all’eccedenza attuale di 13.000 detenuti rispetto ai posti disponibili».

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