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Cronaca San Michele / Via San Michele

Carcere di Montorio, Scalfarotto: «Muffa, mura scrostate e senza acqua calda»

Dopo il presidio organizzato da Verona Radicale, il senatore di Italia Viva ha visitato la struttura: «È sovraffollato. Mancano professionalità di supporto. E non sono presenti esperienze lavorative»

Sono stati 22 i partiti e le associazioni che hanno partecipato al presidio indetto da Verona Radicale per giovedì scorso, 8 febbraio, davanti al carcere veronese di Montorio. Una manifestazione che ha voluto evidenziare la drammatica situazione carceraria di Verona e del resto d'Italia. Negli ultimi tre mesi ci sono stati 5 suicidi solo nella casa circondariale scaligera e da inizio anno sono stati 16 i suicidi in carcere in tutta Italia. Un problema di cui si sta occupando anche il senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto che ieri ha visitato la struttura penitenziaria di Verona, trovando diverse criticità.

E la sezione veronese di Italia Viva era tra le associazioni che hanno aderito al presidio di Verona Radicale. Davanti al carcere scaligero, è stato chiesto un intervento per risolvere il problema principale della struttura di Montorio e delle altre strutture italiane: il sovraffollamento. «Non si può amministrare la giustizia con carceri perennemente eccedenti rispetto ai posti letto disponibili, con strutture fatiscenti e sempre a corto di personale, e dove i percorsi di reinserimento sono la rara eccezione e non la regola», ha ribadito Verona Radicale. «Ogni suicidio in carcere è un fallimento delle istituzioni, cioè di noi tutti - ha aggiunto Mao Valpiana, del Movimento Nonviolento di Verona - Se il carcere diventa un luogo di sofferenza per i detenuti e per il personale addetto, significa che abbiamo fallito come società. Di fronte alla morte volontaria per disperazione di un detenuto, tutti dobbiamo sentirci chiamati in causa».

Il sovraffollamento è anche la prima criticità messa in luce da Scalfarotto dopo la sua visita alla casa circondariale di Via San Michele. «Le statistiche direbbero che in teoria a ciascun detenuto sono riservati i metri quadri previsti dai regolamenti - ha dichiarato il senatore di Italia Viva - La verità è che nelle celle, in cui vivono tre persone, non entrano nient’altro che i due letti, di cui uno a castello, e non resta che un piccolo corridoio a separare i letti dalla porta del bagno. Chi dorme al piano superiore del letto non ha alcun punto di appoggio a terra. È una densità abitativa oggettivamente insostenibile». Un sovraffollamento che poi ha come conseguenza la ridotta disponibilità di servizi per i detenuti. «Se le docce sono state costruite per 350 persone, saranno sempre troppo poche per 550 - ha aggiunto Scalfarotto - I bagni non hanno acqua calda né docce. E l'assenza di acqua calda è una cosa terribile. Nei bagni di alcune sezioni c'è un lavapiedi, che i detenuti chiamano bidet, ma non in tutte, per esempio non c'è nella sezione femminile. Le docce si trovano in locali separati, con i soliti problemi di privacy, igiene e sicurezza, e sono locali che versano in condizioni non accettabili: muffa, sifoni non funzionanti, mura scrostate». E se i detenuti sono tanti, il personale è invece poco. «Mancano le professionalità di supporto - ha denunciato il senatore Scalfarotto - Educatori, solo 2 per 550 persone. Una mediatrice culturale più due a progetto. Psicologi e psichiatra non stabilmente presenti nella struttura. I detenuti denunciano una difficoltà sostanziale ad accedere alle visite mediche. Direzione e polizia penitenziaria fanno quello che possono, anche con un lodevolissimo spirito di iniziativa. Ma esperienze lavorative vere e proprie, con la partecipazione di imprese locali, invece non sono presenti. I troppi casi di suicidio hanno chiaramente inciso sul morale dei detenuti che infatti sono attualmente in sciopero del carrello, rifiutano cioè il cibo fornito dall’amministrazione. È uno sciopero che non è stato indetto dai detenuti ma da un'associazione esterna presente in città. Molto di loro mi hanno detto di aver sentito dell’iniziativa in televisione e di aver conseguentemente aderito all’iniziativa in segno di solidarietà ai compagni che si sono tolti la vita in queste settimane».

Intanto, in Senato, Alleanza Verdi Sinistra ha interrogato il ministro della giustizia Carlo Nordio per chiedere cosa intende fare per migliorare le condizioni dei detenuti. «Bisognerebbe quanto prima togliere dalle carceri quelle persone affette da sintomi psichiatrici a volte anche gravi - è il suggerimento di Luca Perini, segretario di Sinistra Italiana Verona - Le persone che soffrono di tossicodipendenza dovrebbero essere seguiti in altre strutture, per non parlare di tutti coloro che sono in carcere per scontare i cosiddetti reati minori e che potrebbero usufruire delle misure alternative anche di rinserimento nel contesto sociale tramite il lavoro e il volontariato. Serve poi un aumento del personale socio-sanitario».

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