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Lavoro e centri antiviolenza per il recupero dei carcerati di Montorio

Prima riunione del tavolo di lavoro tematico promosso dal Comune di Verona. Zivelonghi: «Confronto utile, ci aspettiamo dei passi avanti a breve»

Il lavoro come strumento indispensabile per formare i detenuti e per favorire il loro reinserimento nella comunità. L'istituzione di centri antiviolenza e di percorsi per i detenuti che si macchiano di reati sessuali. E l’aumento in carcere di detenuti giovanissimi, con problematiche specifiche da affrontare. Sono stati questi i primi temi affrontati ieri, 26 marzo, dal tavolo di lavoro promosso dal Comune di Verona per trovare soluzioni condivise alle problematiche che negli ultimi mesi hanno interessato la casa circondariale di Montorio.

Il Comune ha chiamato a raccolta le istituzioni e i soggetti che a vario titolo si occupano del carcere e dei suoi detenuti con la volontà di trovare soluzioni che garantiscano la dignità delle persone. L’impegno del tavolo è quello di lavorare affinché non si perdano occasioni di recupero sia dal punto di vista umano che sociale. Ciò in virtù anche della considerazione che per la maggior parte di coloro che entrano in carcere, la detenzione è un’esperienza transitoria, terminata la quale tornano ad essere cittadini a tutti gli effetti. Un reinserimento nel territorio che non può prescindere dal territorio stesso.

Tutti i partecipanti alla riunione si sono trovati d'accordo nel considerare il lavoro uno strumento per formare i detenuti all’interno del carcere ma anche per favorire il loro reinserimento. Attualmente, sono solo una ventina i detenuti di Montorio che hanno la possibilità di lavorare, su un totale di oltre 530. Funzionano due laboratori di sartoria, una falegnameria, il forno per la produzione di dolci e il laboratorio al femminile per la produzione di marmellate. Attività che coinvolgono però un numero esiguo di persone.
Oltre al reinserimento attraverso il lavoro, il tavolo ha affrontato il tema del recupero dei detenuti colpevoli di reati di violenza sessuale attraverso dei nuovi centri antiviolenza da attivare. Inoltre, è stata evidenziata una crescita di carcerati giovanissimi. Sono una cinquantina i 19enni e i 20enni a Montorio. E si tratta di detenuti con problematiche specifiche e per alcuni versi nuove, le quali vanno affrontate in modo adeguato.

All'incontro che si è tenuto nella Sala Arazzi di Palazzo Barbieri hanno partecipato l'assessora alle politiche sociali Luisa Ceni, l'assessora alla sicurezza Stefania Zivelonghi, il dirigente del terzo settore Paolo Martini in rappresentanza dell'assessore Italo Sandrini, la direttrice della casa circondariale di Montorio Francesca Gioieni, il garante dei diritti delle persone private della libertà personale don Carlo Vinco, il direttore dell'ufficio distrettuale di esecuzione penale esterna di Verona Enrico Santi, il presidente della Camera Penale Veronese Paolo Mastropasqua, i magistrati dell'ufficio di sorveglianza di Verona Michele Bianchi, Maddalena De Leo, Margherita Amitrano Zingale e due educatori del carcere.

«È stato un confronto molto utile, che ha confermato quanto sia importante un coordinamento delle realtà che a vario titolo si occupano del carcere e di come la casa circondariale sia percepita come una realtà distante dalla comunità, ciò penalizza soprattutto il reinserimento lavorativo dei detenuti per il quale sono previsti diversi meccanismi normati a livello nazionale - ha affermato l’assessora Zivelonghi - Si è scelto di partire con queste tre tematiche ma non sono certamente le uniche che verranno affrontate, penso ad esempio a quella sanitaria che è già all’ordine del giorno del prossimo tavolo. Ora si entra nella fase operativa di ciascuna problematica, ci aspettiamo dei passi avanti a breve».
«È stato un momento importante perché ci si è confrontati con le diverse sensibilità e i diversi approcci ad un tema che coinvolge e riguarda tutta la comunità - ha affermato l’assessora alle politiche sociali Luisa Ceni - Ora che le criticità e i problemi sono emersi in modo chiaro, siamo pronti ad affrontarli con determinazione, forti del supporto di tutti i soggetti coinvolti».
«In questo primo tavolo ci siamo soffermati sul tema del lavoro e sulla differenziazione delle presenze, ma già dal prossimo affronteremo anche il tema dell’assistenza sanitaria, legata ai recenti episodi di autolesionismo - ha detto il garante dei detenuti don Carlo Vinco - Siamo stati coinvolti per la prima volta in modo sistematico per dare voce ai più fragili e fornire risposte concrete alle tematiche del carcere».

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