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Lunedì, 29 Aprile 2024
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«La nota della Regione non chiarisce: lo studio sui Pfas del 2018 fu bloccato per motivi politici?»

Prosegue il dibattito sull'inquinamento che coinvolge le province di Vicenza, Verona e Padova. Dopo le parole di Comba in sede processuale è arrivata la nota di Palazzo Balbi, ma Ostanel (Il Veneto che vogliamo) e Cappelletti (M5S) chiedono maggiore chiarezza

Dopo le dichiarazioni rese in aula di tribunale durante il processo Miteni da Pietro Comba, già responsabile del Dipartimento di Epidemiologia Ambientale dell’Istituto Superiore di Sanità, che parla di studio mai avviato nonostante gli accordi presi, la Regione Veneto ha replicato con una nota diffusa sostenendo che le iniziative intraprese sarebbero invece diverse. 

Considerazioni che però non avrebbero chiarito il punto principale della questione, come sostiene la consigliera regionale del Veneto che Vogliamo, Elena Ostanel, le cui parole sono state riportate dai colleghi di PadovaOggi: «Il comunicato della Regione del Veneto non risponde alla domanda che gli abitanti dei territori contaminati, e realtà come le "mamme no Pfas", si fanno da anni: è vero, come ha detto l’ex responsabile del Dipartimento di Epidemiologia ambientale dell’Istituto Superiore di Sanità durante il processo ai dirigenti della Miteni, sentito come testimone dall’accusa, che un vero ed approfondito studio epidemiologico sull’impatto della contaminazione da Pfas, che doveva partire nel 2018 in tandem tra Istituto Superiore di Sanità e Regione Veneto, fu bloccato per decisione politica?». Un'affermazione che ricalca quanto detto in aula dal professor Pietro Comba in aula di tribunale. «Perché questo è il cuore della questione: nella risposta fornita dalla Regione oggi si rimanda a tanti documenti parziali ma non c’è traccia di quello studio del 2018, che avrebbe dovuto valutare l’incidenza delle patologie Pfas associate e la correlazione con i livelli ematici di queste sostanze, nonché le principali cause di morte. Dati utili sia ad individuare strategie efficaci di prevenzione e cura ma anche gli unici dati che potrebbero permettere di valutare le reale responsabilità di coloro che hanno permesso questo inquinamento. Non basta elencare gli approfondimenti fatti successivamente per rispondere alla vera questione politica: chi e perché avrebbe deciso di non procedere con lo studio che doveva essere fatto nel 2018? E per quale motivo?».

Infine la consigliera fa un'ultima considerazione che riguarda sempre il caso finito in tribunale, quello dell'inquinamento da Pfas causato dalla Miteni di Trissino. «Attendiamo intanto ancora che venga avviata la bonifica del sito Miteni che, come ho più volte sostenuto, non può attendere i tempi dell’attuale proprietario del sito. C'è bisogno di un progetto pubblico e finanziato dalle istituzioni. Parliamo di 30 comuni inquinati, 350.000 persone coinvolte, 700 chilometri quadrati di territorio compromesso. Non possiamo più attendere».

Dopo quella di Ostanel, è arrivata anche la risposta del Movimento 5 Stelle, per voce del deputato veneto in Commissione Attività produttive, Enrico Cappelletti: «Completamente inutile la nota della Regione Veneto sullo studio epidemiologico sugli effetti della presenza di Pfas sulla salute. Perché colpevolmente non entra il punto centrale della questione: è vero o no che lo studio epistemologico fu bloccato per decisione politica? Ed in tal caso, dobbiamo ringraziare Zaia od il Ministro della Salute? Sulla questione Pfas la Regione Veneto si è distinta negli anni per inadeguatezza: i 1000 carotaggi promessi da Zaia non sono mai stati fatti, la bonifica del sito non è mai iniziata, quanto alla presenza di inquinanti sui prodotti alimentari, la Regione ha fatto di tutto per limitare la diffusione dei dati. Per fare chiarezza sulla vicenda, ho presentato un’interrogazione parlamentare al Ministro della Salute Orazio Schillaci per sapere quale autorità politica o "manina" ha bloccato lo studio e perché si sia deciso di annullarlo, andando contro il principio di tutela della salute dei cittadini. Sui Pfas non possiamo e non vogliamo indietreggiare di un millimetro. La tutela della salute dei cittadini deve essere sempre una priorità delle Istituzioni. Dal Ministero ci aspettiamo chiarezza». 

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