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Covid, Zaia: «Un terzo dei veneti ha ricevuto almeno un dose di vaccino»

Il presidente del Veneto è orgoglioso dei risultati raggiunti ed ha aggiunto con l'arrivo delle nuove forniture le somministrazioni giornaliere aumenteranno

Questa mattina, 27 aprile, il presidente della Regione Luca Zaia ha tenuto il consueto appuntamento con gli aggiornamenti sul Covid-19 in Veneto. Con lui, nella sede della protezione civile regionale, a Marghera, l'assessore alla sanità Manuela Lanzarin, la dottoressa Francesca Russo del servizio di igiene e prevenzione della Regione ed Antonia Ricci, direttrice dell'Istituto Zooprofilattico delle Venezie.

Zaia è partito come al solito dall'illustrazione dei dati del bollettino di questa mattina: «I positivi al coronavirus scoperti nelle ultime 24 sono stati 848 e sono il 2,42% dei 34.910 cittadini testati. I ricoverati per Covid in Veneto oggi sono 1.546, di cui 1.328 in area non critica e 218 in terapia intensiva. Mentre sono 263 i ricoverati non Covid in terapia intensiva».

Il presidente regionale ha aggiornato anche sulla campagna vaccinale anti-Covid: «Abbiamo passato il milione e mezzo di cittadini con almeno una dose di vaccini e quindi possiamo dire con orgoglio che un terzo dei veneti ha già avuto un'inoculazione. Nella ultime 24 ore, le somministrazioni sono state circa 22mila, ma gli obiettivi per i prossimi giorni sono elevati perché stanno arrivando le consegne di nuove dosi. Qualcuno ieri ha avuto qualche disagio, ma l'apertura delle prenotazioni ai 60enni è andata bene. Immaginiamo che ci saranno tante prenotazioni fino al 19 maggio, una data oltre la quale non abbiamo certezze sulla fornitura dei vaccini. Comunque, per il prossimo giovedì contiamo di somministrare 42mila dosi e se andiamo avanti a 40mila vaccinazioni al giorno dovremmo completare la vaccinazione dei 60enni in dieci giorni».

Dopo Zaia, è intervenuta Antonia Ricci per ragguagliare la popolazione sul lavoro svolto dall'Istituto Zooprofilattico delle Venezie, a cui è affidato il compito di monitorare le mutazioni del coronavirus presenti in Veneto. «In questi giorni abbiamo identificato la cosiddetta variante indiana in due cittadini che da poco erano rientrati in Italia dall'India, quindi non si tratta di un'infezione autoctona - ha riferito Ricci - L'Italia è tra i paesi che più di tutti sta sequenziando il virus. Questo permette al sistema di sorveglianza di funzionare e di identificare precocemente le varianti, come abbiamo fatto nel caso della variante indiana. Una variante che ci preoccupa perché ancora non ci sono certezze sulla sua pericolosità, ma c'è il sospetto che sia più resistente agli anticorpi».

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