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Parco della Lessinia senza guardiaparco. «Vogliono svuotarlo dall'interno»

Il Piano Triennale del Personale del Parco criticato da consiglieri regionali di minoranza e associazioni ambientaliste. «Parco operativo ma senza disporre di quanto necessario a svolgere molte fondamentali funzioni»

Come contro la proposta di modifica dei confini presentata nel 2019, le opposizioni in consiglio regionale sono pronte alla battaglia per il Parco della Lessinia. L'accusa è quella di voler «svuotare dall'interno» il parco «privandolo delle competenze e delle professionalità necessarie alla sua gestione e al buon funzionamento». Il tutto attraverso il nuovo Piano Triennale del Personale del Parco, documento finito nel mirino delle associazioni ambientaliste e dei consiglieri regionali consiglieri regionali Anna Maria Bigon, Andrea Zanoni, Cristina Guarda, Arturo Lorenzoni ed Elena Ostanel.

In una conferenza organizzata nel municipio di Verona, consiglieri ed ambientalisti hanno messo in luce i punti più critici del nuovo piano del parco regionale, tra cui quello più evidente è la sospensione fino al 2025 della figura del guardiaparco. «Un parco senza guardiaparco è una assurdità pari a un pronto soccorso senza medico - hanno dichiarato i consiglieri regionali - Non tutte le mansioni proprie del guardiaparco possono venire sostituite da altre figure professionali. La vastità del territorio da proteggere e controllare, anche rispetto al pericolo di bracconaggio, è tale da suggerire la necessità di disporre di almeno quattro altri addetti. Invece si va nella direzione contraria ad ogni buon senso, eliminando anche l'unica risorsa in organico».
Ma la sospensione del guardiaparco non sarebbe l'unica. «Ad essa si accompagna anche il depotenziamento di tutti gli altri servizi - hanno spiegato i consiglieri regionali di minoranza - Le categorie professionali previste dal nuovo piano ostacolano infatti il passaggio di quasi tutti i lavoratori esperti appartenenti alla Comunità Montana della Lessinia, ente oggi in via di liquidazione, che in base agli accordi tra i due enti già operavano in favore del parco. Come risultato, il parco diventa formalmente operativo a più di 30 anni di distanza dalla sua istituzione senza disporre del personale necessario a svolgere molte fondamentali funzioni e dovendo rinunciare al bagaglio di professionalità creato in tutti questi anni. La verità è che l’ente viene messo nella impossibilità di adempiere alla propria mission istituzionale».

Per il momento le opposizioni hanno chiesto alla Regione Veneto di audire in commissione l'assessore regionale competente, il presidente del Parco della Lessinia e il suo direttore facente funzioni. Audizione che al momento non è stata ancora programmata. «Abbiamo inoltre chiesto ed ottenuto l’accesso agli atti da parte della Comunità Montana della Lessinia e dei direttori della direzione enti locali e del turismo della Regione per visionare la documentazione alla base delle decisioni prese dal consiglio direttivo del parco - hanno concluso i consiglieri - La Regione deve trasparenza e collaborazione ai cittadini veronesi, e siamo convinti che non appena questo accadrà, per un puro calcolo di convenienza politica, il presidente Luca Zaia sarà costretto a sconfessare ancora una volta l’operato dei suoi uomini, come fece due anni e mezzo fa sulla riduzione dei confini del parco, ipotesi accantonata a seguito di una grande manifestazione popolare. Dopo di che, bisognerà lavorare molto per far capire che il Parco è uno strumento per valorizzare il territorio, promuovere iniziative turistiche, non per vietare cose che si possono fare altrove».

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