rotate-mobile
Politica

Fine vita, l'associazione Coscioni fa chiarezza: «Riferimento ai minori è infondato»

Le avvocate Filomena Gallo e Francesca Re replicano ai dubbi sulla proposta di legge in discussione in consiglio regionale: «Falso parlare di interpretazione parziale della sentenza della Corte Costituzionale»

Alle 10.30 di questa mattina, 16 gennaio, comincia in consiglio regionale la discussione sulla proposta di legge di iniziativa popolare sul fine vita. Una proposta di legge sostenuta da più di 9mila firme e presentata dall'associazione Luca Coscioni. Associazione che in questi giorni ha voluto fare chiarezza su una legge che non introdurrebbe il suicidio medicalmente assistito, in quanto già introdotto per certe categorie di malati da una sentenza della Corte Costituzionale.

Ma per il sottosegretario alla giustizia Andrea Ostellari, la legge regionale promossa dall'associazione Luca Coscioni sarebbe basata su un'interpretazione parziale della sentenza della Suprema Corte. Secondo il parere di Ostellare, la sentenza non prevederebbe l'obbligo per lo Stato o per le regione ad aiutare qualcuno a morire, ma dichiarerebbe la non punibilità del medico che lo faccia in presenza di determinate condizioni. «In realtà le cose non stanno così - hanno replicato l'avvocata Filomena Gallo, segretaria nazionale dell'associazione Luca Coscioni, e l'avvocata Francesca Re - La sentenza della Corte Costituzionale non si limita a dichiarare la non punibilità dell’aiuto al suicidio in presenza di determinate condizioni di malattia, ma individua anche una procedura per la loro verifica: "sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, previo parere del Comitato etico territorialmente competente". Inoltre, se la Corte Costituzionale si fosse limitata a dichiarare la non punibilità, senza prevedere un diritto alla verifica delle condizioni e dunque all’accesso alla morte volontaria, non avrebbe individuato il soggetto titolare delle verifiche mediche e delle modalità di esecuzione. Non avrebbe neanche chiarito il diritto all’obiezione di coscienza, che ha senso di esistere solo se contestualmente esiste un dovere generale dello Stato a una determinata prestazione».

La legge regionale che l'associazione Coscioni sta promuovendo nelle Regioni italiane e che il Veneto discute oggi per la prima volta ha l'obiettivo di rimuovere gli ostacoli burocratici che impediscono a una persona malata di accedere a un diritto esistente, quello alla verifica delle proprie condizioni.

Infine, l'associazione Coscioni smentisce anche i timori espressi dal Moige sull'ipotetico coinvolgimento dei minori nelle procedure per il suicidio medicalmente assistito. «Nulla di più falso - hanno concluso Gallo e Re - È la stessa legge 219 richiamata dalla sentenza a chiarire che «ogni persona capace di agire» può rifiutare o interrompere trattamenti sanitari. E la capacità di agire, ai sensi dell’articolo 2 del codice civile, si acquista con la maggiore età».

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Fine vita, l'associazione Coscioni fa chiarezza: «Riferimento ai minori è infondato»

VeronaSera è in caricamento