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Nuovo Codice della Strada, 5 Comuni scrivono al Governo: «Ripensateci, il testo va rivisto»

Le Amministrazioni Bergamo, Brescia, Verona, Vicenza e Padova, hanno diffuso una nota congiunta per chiedere un dietrofront sul disegno di legge che lascia molti dubbi e che è nel mirino anche di numerose associazioni di vittime della strada

Sono giorni caldi in Parlamento, chiamato ad esprimersi sul nuovo Codice della Strada proposto dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini. 
Una riforma che lascia molti dubbi, a partire da quelli sollevati dalle associazioni delle vittime della strada come Aps, secondo la quale «la riforma viene proposta "per salvare vite in strada", ma nella sostanza prefigura il persistere della strage. Infatti, limita pesantemente l'autonomia di azione delle amministrazioni comunali, attacca e depotenzia Ztl, aree pedonali, sosta regolamentata, controlli elettronici e mobilità ciclistica. Misure che ci allontanano dagli obiettivi del Piano Sicurezza Stradale 2030». «Codice della strage» e «norme "vetrina"», sono i termini usati dall'associazione, che contesta anche l'assenza norme per contenere la velocità eccessiva su strade urbane ed extraurbane e le difficoltà introdotte per il posizionamento degli autovelox da parte dei Comuni. Nel nuovo Codice sono presenti strette su alcol e droga (in quest'ultimo caso prevede l'abolizione del requisito dello "stato di alterazione", con il pericolo della sospensione o revoca della patente anche per chi è lucido), mentre non lasciano soddisfatti le misure per chi viene sorpreso alla guida mentre usa il cellulare.

Oltre alle associazioni, gli inviti a fare un dietrofront sul disegno di legge arrivano anche da cinque Amministrazioni comunali del Nord Italia. È stato infatti diffuso un comunicato congiunto che porta le firme di: Stefano Zanoni, assessore all’Ambiente e alla Mobilità del Comune di Bergamo; Federico Manzoni e Camilla Bianchi, vicesindaco e assessore alla Mobilità ed assessora all’Ambiente del Comune di Brescia; Tommaso Ferrari, assessore all’Ambiente e alla Mobilità del Comune di Verona; Sara Baldinato e Cristiano Spiller, assessora all’Ambiente e assessore alla Mobilità del Comune di Vicenza; Andrea Ragona, assessore all’Ambiente e alla Mobilità del Comune di Padova
Queste le loro parole.

«In questi giorni è in discussione in Parlamento la riforma del Codice della Strada voluta dal Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini. Come assessori e assessore chiediamo al Governo di ripensarci. La sicurezza stradale di pedoni e ciclisti non ha colore politico. Il testo va rivisto prima che sia troppo tardi.
In questi anni tante città in Italia, seguendo i modelli europei più virtuosi, hanno introdotto nelle aree urbane, su richiesta dei propri concittadini, elementi di moderazione del traffico, interventi per una sana convivenza tra bici e auto e approntato soluzioni per il gravoso problema della sicurezza stradale. Il disegno di legge in esame, purtroppo, va esattamente nel senso opposto, indebolendo la convivenza tra i diversi utenti della strada e non intervenendo sulla prevenzione delle principali cause di incidenti, su tutte la velocità eccessiva delle auto.
Ma, soprattutto, limita pesantemente l’autonomia di azione delle Amministrazioni comunali, prevedendo l’intervento del Ministero per ogni decisione che riguarda la progettazione e realizzazione di piste ciclabili, di zone a traffico limitato e di aree a basse emissioni, aree pedonali e aree di sosta nelle città, comportando di fatto lo stop all’introduzione, da parte degli enti locali, di strumenti utili a potenziare la sicurezza stradale.
In tutta Italia si è attivata una forte mobilitazione contro questa riforma da parte di tante associazioni da tempo impegnate a favore di sicurezza stradale e mobilità sostenibile.
Come assessore e assessori impegnati in prima linea su queste tematiche, chiamati a rispondere alle richieste sempre più pressanti da parte della cittadinanza per città a misura di persona, esprimiamo forte preoccupazione per questa riforma del Codice della strada che riduce il ruolo dei Comuni nel realizzare nuove strutture per la mobilità dolce, guarda in maniera semplicistica al tema della sicurezza stradale e compie numerosi passi indietro rispetto agli obiettivi di sostenibilità ambientale da raggiungere anche attraverso la mobilità ciclabile e la moderazione del traffico.
Auspichiamo una presa di coscienza da parte del Parlamento e del Governo e un conseguente dietrofront sul disegno di legge».

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