rotate-mobile
Economia Erbè

Agricoltori preoccupati, la siccità rimane un problema: stravolta la mappa delle colture veronesi

È quanto è emerso nel convegno “Agricoltura e siccità: è tempo di agire”, promosso da Cia Agricoltori Verona nell’ambito della festa del melone a Erbè. «Basta girare nelle campagne e vedere come stanno cambiando le scelte colturali degli agricoltori»

Nonostante le piogge delle ultime settimane, il problema della siccità continua a rimanere in cima alla lista delle preoccupazioni degli agricoltori. Tanto che quest’anno la programmazione colturale nel Veronese appare totalmente stravolta: diminuiscono mais e riso, storiche produzioni della pianura, mentre si investe in grano, colza, soia e rapa, più resistenti a caldo e alla carenza d’acqua. È quanto è emerso nel convegno “Agricoltura e siccità: è tempo di agire”, promosso da Cia Agricoltori Verona nell’ambito della festa del melone a Erbè.

«Qualcuno penserà che questo convegno sulla siccità sia fuori luogo, dato che in questo mese ha piovuto tanto - ha detto Marta Turolla, direttore di Cia – Agricoltori Italiani Verona -. Ma non è così, perché la siccità ha assunto un carattere strutturale con cui l’agricoltura deve costantemente fare i conti. Basta girare nelle campagne e vedere come stanno cambiando le scelte colturali degli agricoltori. Sono aumentate le superfici a grano, colza e soia, così come si è investito nella coltivazione invernale della rapa per procurare biomasse agli impianti di biogas e agli allevamenti. C’è stata una drastica diminuzione delle superfici coltivate a mais, dove si stanno posando manichette lungo le file per contenere i volumi d’acqua. Abbiamo visto terreni destinati a riso rimasti incolti. Tutti accorgimenti messi in atto nell’incertezza che l’acqua ci sia».

Un concetto ribadito da Gianmichele Passarini, presidente di Cia Veneto: «Si tratta di capire se si vuole proseguire con la normale programmazione, assumendo il rischio che la carenza idrica comprometta il raccolto, o se cominciare ad agire – ha rimarcato -. È indispensabile che vi sia una dotazione importante di risorse finanziarie per creare un sistema infrastrutturale di lungo periodo che metta al sicuro quantità e qualità delle produzioni. Solo così si potranno effettuare investimenti mirati e adottare sistemi irrigui a basso consumo. Si potranno anche realizzare invasi aziendali, con opere di edilizia libera che potranno consentire l’accumulo d’acqua. Parallelamente a questi interventi andranno comunque avviate le Tea, tecniche di evoluzione assistita, per ottenere colture maggiormente resistenti alla siccità e al caldo».

Dopo i saluti del sindaco di Erbè, Nicola Martini, a parlare di come sta cambiando il clima nella pianura veronese è stato Fabio Zecchini, dell’unità operativa meteorologia e climatologia di Arpa Veneto, spiegando che gli effetti del cambiamento climatico in atto sono già riscontrabili: «I segni più tangibili sono l’aumento delle temperature e le alterazioni del regime pluviometrico, che le proiezioni climatiche vedono aggravarsi negli scenari futuri in assenza di forti misure di mitigazioni delle emissioni di gas serra».

Lorenzo Furlan, direttore dell’Unità operativa colture intensive e allevamenti di Veneto Agricoltura, ha illustrato le strategie per aumentare l’acqua disponibile e per razionalizzare al massimo l’uso. «Da dieci anni stiamo cercando soluzioni e mettendo in atto progetti all’avanguardia, che tendono ad accumulare l’acqua quando è disponibile e a gestirla bene successivamente. Un impianto innovativo è stato realizzato nell’azienda pilota dimostrativa Valle Vecchia a Caorle: l’acqua viene selezionata per quantità e qualità e accumulata in un bacino, grazie a delle chiaviche automatiche intelligenti che si aprono e si chiudono a seconda dei livelli dell’acqua e della qualità dell’acqua stessa».

Andrea De Antoni, ingegnere del Consorzio di bonifica veronese, ha spiegato la linea di intervento finanziata dal Pnrr e dal Psr per convertire l’irrigazione da scorrimento a pressione. Una vera e propria rivoluzione in un’ampia fascia del territorio che va dalla parte Nord della pianura alla Valpolicella: «Oggi nella maggior parte delle aziende ci sono impianti di irrigazione a scorrimento che consumano molta acqua. Il Consorzio di Bonifica Veronese già dai primi anni Duemila ha imboccato la strada della conversione irrigua, che consente un risparmio idrico del 50-60% e consiste nella sostituzione delle vecchie canalette e tubazioni a gravità con reti di condotte in pressione alimentate da centrali di pompaggio. Una parte dell’acqua risparmiata grazie alle conversioni irrigue sarà prelevata dal fiume Adige al fine di garantire la sopravvivenza dei corsi d’acqua di risorgiva come Tartaro, Tione, Menago e Bussè e gli utilizzi irrigui cosiddetti “di soccorso” nella parte Sud della provincia di Verona, in cui si pratica un’agricoltura ancora tradizionale e con minori margini economici».

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Agricoltori preoccupati, la siccità rimane un problema: stravolta la mappa delle colture veronesi

VeronaSera è in caricamento