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Escalation di violenza in Mar Rosso danneggia esportatori agricoli veronesi

Le rotte verso Oriente che passano dal Canale di Suez non sono più sicure e questo obbliga a trovarne di nuove. «Per ogni chilo di merce il costo del trasporto è aumentato di circa 7 centesimi»

Ha delle ripercussioni dirette anche sui produttori agricoli veronesi la spirale di violenza innescata nello Yemen. Gli attacchi dei ribelli Houthi contro le navi commerciali nel Mar Rosso e la risposta di Stati Uniti e Regno Unito preoccupano gli esportatori di ortofrutta scaligeri, a causa del necessario cambiamento delle rotte, dell’aumento dei costi e del ritardo nelle spedizioni.

Il conflitto in Medio Oriente tra Hamas e Israele ha prodotto un effetto domino in tutta la zona, coinvolgendo anche il Mar Rosso. Le rotte marittime tra Oriente e Occidente attraverso il Canale di Suez non sono più sicure a causa dei ripetuti attacchi dei ribelli. Le navi hanno dovuto trovare nuove rotte e questo ha portato ad aumenti vertiginosi del costo dei trasporti marittimi a fronte del prolungamento di circa due settimane dei tempi di percorrenza. «Stiamo riscontrando un aumento concreto di circa 7 centesimi per ogni chilogrammo di merce trasportata - è il commento di Stefano Faedo, presidente dell’associazione Ortofrutta Veneta e di Uecoop Veneto - I costi dei trasporti con container avevano appena iniziato a stabilizzarsi dopo gli aumenti dovuti alle ormai note problematiche legate all’innalzamento dei prezzi delle materie prime. Ora dobbiamo fare i conti con quest’altra emergenza che ci preoccupa ulteriormente».

Le destinazioni interessate sono quelle asiatiche, verso le quali l’Italia ha esportato oltre 217 milioni di chili di frutta, di cui oltre 182 milioni di chili mele, con principali destinazioni l’Arabia Saudita (oltre 66 milioni di chili di mele), l’India (oltre 51 milioni di chili di mele) e gli Emirati Arabi (oltre 15 milioni di chili di mele), secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat nel 2022. «Per portare le nostre mele in India - ha spiegato Faedo - attraverso lo stretto di Suez il tempo impiegato era di circa ventotto giorni, ora, dovendo circumnavigare il continente africano arriviamo a più di quaranta giorni e l’allungamento dei tempi potrebbe creare problemi di conservazione del prodotto fresco. Se non riusciamo a garantire la consegna e soprattutto la qualità delle nostre produzioni, rischiamo seriamente di perdere fette importanti di mercato che sarebbero poi difficili da recuperare».

«Ci auguriamo che in questo contesto storico francamente preoccupante - ha concluso Alex Vantini, presidente di Coldiretti Verona - l’Unione Europea trovi soluzioni efficaci ed immediate perché le dinamiche aggressive e bellicose che sembrano purtroppo prevalere non indeboliscano in alcun modo un comparto come quello della nostra ortofrutta che non ha certo bisogno di altri attacchi».

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